In ricordo di Cleonice Tomassetti

Dal Piemonte

Venerdì 6 dicembre, alle 17, la Casa della Resistenza di Verbania Fondotoce   ospiterà l’iniziativa congiunta con il Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte dal titolo “Resistenza dal Reatino al Verbano. In ricordo di Cleonice”.

Dopo i saluti istituzionali del Consiglio regionale, della Città di Verbania e dell’Associazione “Casa della Resistenza”, interverrà Maria Silvia Caffari su “Il lungo giorno di Nice”. Seguirà “Come un fiore reciso. Cleonice Tomassetti,partigiana nell’anima”, un filmato realizzato dalle classi terze dell’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII” di Petrella Salto, in provincia di Rieti. Successivamente Gianmaria Ottolini presenterà il libro “I giovani e la memoria. Gli episodi della Resistenza a Rieti raccontati dagli studenti”, lo storico Enzo La forgia parlerà della “Resistenza al femminile” e concluderà l’iniziativa la testimonianza della partigiana Antonietta Chiovini, classe 1926, che partecipò alla Resistenza con il nome di battaglia “Diciassette”. Cleonice Tomassetti, detta Nice, venne fucilata dai nazisti il 20 giugno del ’44 a Fondotoce (Vb) . Aveva 33 anni e morì, unica donna, insieme ad altri 41 antifascisti. Penultima di sei fratelli, era nata il 4 novembre 1911 a Petrella Salto, nella frazione di Capradosso, un villaggio sulle montagne tra il Lazio e l’Abruzzo. Donna di straordinarie scelte, dal suo piccolo paese andò a Roma e in seguito a Milano e sulle sponde piemontesi del lago Maggiore, nell’ultima scelta che la condurrà alla morte: unirsi ai combattenti per la libertà. La fotografia del corteo dei martiri di Fondotoce la ritrae in prima fila. Sono 42 uomini e una donna che vanno a morire. I nazifascisti li fanno sfilare sul lungolago di Intra e poi, paese per paese, fino al luogo della fucilazione. Due prigionieri, davanti, reggono un cartello: “Sono questi i liberatori d’Italia oppure sono i banditi?”. Cleonice è in mezzo, sotto la scritta. Uno solo dei 43 si salverà, ferito. Carlo Suzzi, sopravvisse per miracolo,tornò a unirsi ai partigiani della divisione “Valdossola” e scelse il nome di battaglia “Quarantatré”; e poté testimoniare come questa donna straordinaria si comportò: “Bisognava vedere il coraggio di questa ragazza, che durante il percorso ripeteva a tutti: “Mostriamo a questi signori come noi sappiamo morire”. E lei per prima è caduta da eroe”. Carlo Suzzi, l’allora diciottenne sopravvissuto alla fucilazione, è scomparso all’età di 91 anni, nel luglio 2017.

Marco Travaglini

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