Armi, rapine e legittima difesa
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Pur essendo in costante diminuzione, secondo i dati ISTAT e alla faccia di chi dice che l’immigrazione porti un aumento della delinquenza, ogni anno in Italia si consumano circa 30.000 rapine delle quali, sempre circa, 5000 riguardano il commercio (benzinai, tabaccai, farmacie in testa). Alcune decine di queste rapine finiscono in tragedia.
La maggior parte delle rapine ha come obbiettivo quello di arraffare contante. Dunque se diminuissero i pagamenti in contanti sarebbe disincentivato il lavoro di rapinatore: se tutti pagassero il pieno con il bancomat nessun benzinaio verrebbe più ucciso per rapina. Questa prospettiva viene criticata da destra come illiberale: “Bancomat chiede a cosa ti servono i soldi, fatti gli affari tuoi!” urla la sempre raffinata Meloni e a lei si uniscono gli altri coriferi della destra italiana. Messa così puoi anche pensare che sia una impostazione non condivisibile ma, in qualche modo, motivata, la difesa della privacy ha una sua importanza. Ma siamo sicuri che sia quello il vero motivo? Se non ci fossero più rapine (o quasi più) si venderebbero ancora armi per “legittima difesa” ?
Non vi ricorda qualcosa l’idea che l’industria maggiormente interessata alla legittima difesa sia quella che vende armi? La privacy più importante delle vite umane? Forse non solo negli USA di Trump la lobby delle armi lavora metodicamente per rendersi indispensabile e ha i suoi politici di riferimento.
Claudio Mellana
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