Riuscì a fuggire in modo rocambolesco salvando la pelle in extremis. Un amico musulmano lo portò via in gran fretta con la sua motocicletta. Si allontanarono velocemente nel deserto siriano, appena in tempo, evitando di essere raggiunti e uccisi dai terroristi jihadisti. Così si salvò padre Jacques Mourad, monaco e sacerdote cattolico siriano, da due anni arcivescovo di Homs e Hama, che ha parlato della nuova Siria finita nelle mani di un gruppo di ex terroristi fanatici sostenuti da Turchia, Arabia Saudita e Qatar e ha raccontato le fasi drammatiche del suo rapimento in un incontro promosso dal Centro studi Federico Peirone alla Piazza dei Mestieri a Torino. Nato ad Aleppo, monsignor Mourad fu un grande amico di Paolo Dall’Oglio, il gesuita rapito in Siria nel 2013 e di cui non si hanno più notizie. Insieme fecero risorgere l’antico monastero di Deir Mar Musa, a nord di Damasco, fondando una comunità monastica cattolica dedita alla preghiera e al dialogo con i musulmani. Anche Mourad ha vissuto il dramma del rapimento restando quasi cinque mesi nelle mani dei terroristi dell’Isis ma è stato molto più fortunato del gesuita romano. Prelevato con la forza nel maggio 2015 nel monastero siriano di Mar Elian, padre Mourad ha sempre rifiutato di convertirsi all’islam nonostante le torture e le continue minacce di morte. Poi la fuga spericolata e la salvezza. “C’è più paura che speranza nella nuova Siria”.

Parla con calma Mourad ma nelle sue parole si avvertono tensione e profonda preoccupazione per il difficile momento che attraversa il suo Paese. “È iniziato un nuovo tempo per la Siria ma è di nuovo un tempo difficile, come durante la dittatura di Bashar al Assad”. La Siria va verso un regime islamista e fanatico, Mourad non lo dice apertamente ma lo fa capire. “Le cose non vanno bene nella Siria del dopo Assad, il popolo siriano è affamato, stiamo vivendo un nuovo tempo di paura e di vendetta. Ci sono torture inflitte a quelli che appoggiavano il regime di Assad, crollato un anno fa, l’8 dicembre 2024, e giovani cristiani vengono minacciati per terrorizzarli e costringerli a rinnegare la fede e diventare musulmani”. Mourad parla anche delle difficoltà in cui si trovano le minoranze, i drusi e gli alawiti, la comunità alla quale appartiene il clan degli Assad, oggi al centro di spietate vendette. “Ma è tutta la popolazione che vive in una situazione di grande incertezza, aggiunge il vescovo, tra fame, furti, gruppi armati che spadroneggiano e vendette. A Homs ogni giorno qualcuno viene ucciso da sicari del regime. La vita non è certo facile, non so se il presidente Al Sharaa vuole un dialogo vero con le altre confessioni ma una cosa non mi sta bene. Ciò che vedo e sento sulle nuove sofferenze dei siriani non corrispondono affatto alla descrizione della nuova Siria diffusa dai mass media occidentali, quella che racconta di un cambio di regime riuscito e in via di assestamento con leader legittimati da Europa e Stati Uniti. Ciò che dicono non è vero perché nel racconto mediatico prevalente in Occidente non compaiono mai violenze e paura mentre qui ci sono persone che spariscono tutti i giorni e le prigioni si riempiono”.
Filippo Re
nella foto, l’arcivescovo di Homs Jacques Mourad alla conferenza del Centro Peirone alla Piazza dei Mestieri a Torino
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