“1979. L’inverno più buio”: Torino tra piombo, sogni e disillusioni

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TORINO TRA LE RIGHE

C’è una domanda che apre le porte alla storia: Qual è il peso specifico del piombo?
La risposta, forse, la conosce Paolo, giovane studente del Politecnico, idealista con l’anima appesantita da una stagione che ha il colore freddo della rassegnazione e l’odore acre della paura. È il 1979 e Torino è stretta nella morsa del terrorismo: un inverno cupo, carico di tensione, in cui i sogni di cambiamento si mescolano al sangue e alle contraddizioni.
Con il romanzo “1979. L’inverno più buio”, edito da Gilgamesh Edizioni, Luigi Schifitto ci conduce in un viaggio tra passato e presente, tra idealismo e giustizia, raccontando una vicenda potente che prende forma da un fatto storico realmente accaduto nella nostra città. Un attentato, una tragedia. E un diario: quello di Paolo, che quarant’anni dopo riemerge misteriosamente tra le mani del commissario Stefano Cavalli.
Il romanzo si sviluppa su due piani temporali intrecciati con grande perizia narrativa: da un lato, il Paolo ventenne, sospeso tra l’impegno politico e la disillusione; dall’altro, il Cavalli maturo, alle prese con le ombre di un passato che ancora brucia. La storia si costruisce attorno a un interrogativo che non riguarda solo la verità processuale, ma anche la responsabilità morale, collettiva e individuale.
La penna di Schifitto è lucida e coinvolgente, mai compiaciuta, capace di restituire il clima di quegli anni senza retorica. A rendere più vivido il quadro ci pensano anche i riferimenti musicali, da De André ai Ramones, che accompagnano la narrazione come una colonna sonora emotiva.
Il risultato è un romanzo malinconico, avvincente, tragico ma necessario, che riesce in un’operazione tanto ambiziosa quanto riuscita: fondere verità storica e finzione narrativa in un intreccio serrato e fluido.
Il personaggio di Paolo, con la sua lotta interiore, le sue fragilità e i suoi tormenti, è il cuore pulsante del libro. Ma è nel contrasto con il presente, e con il percorso del commissario Cavalli, che emerge tutta la potenza del romanzo. Il lettore viene trascinato in un’indagine che è prima di tutto umana, oltre che giudiziaria.
E poi c’è il finale. Un finale che non si dimentica, che sorprende e lascia un velo di malinconia addosso. Un epilogo coerente, emozionante, che dà senso all’intero viaggio.
Luigi Schifitto, siracusano di nascita e torinese d’adozione, insegna matematica e fisica in un liceo della città. Da anni scrive di Torino e per Torino. Tra i suoi lavori precedenti, ricordiamo L’uomo con lo zainettoDelitti di stagione e Una persona scorretta, tutti con protagonista il commissario Cavalli. Con questo nuovo romanzo, lo scrittore conferma la sua capacità di raccontare la città nei suoi chiaroscuri più profondi, mantenendo vivo il dialogo tra memoria e contemporaneità.
“1979. L’inverno più buio” non è solo un noir. È un promemoria. Un invito a non dimenticare. Un libro che ci obbliga a guardare indietro, per capire dove siamo oggi.
E forse anche per chiederci, ancora una volta, quanto pesa davvero il piombo.
Marzia Estini
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