Solidarietà senza ostaggi: ricordarsi di dimenticare

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FRECCIATE

Anche a Torino grande successo di partecipanti, al netto delle devastazioni dei “soliti facinorosi”, per le manifestazioni in occasione dello sciopero generale. Uno sciopero per la Palestina. Non per il lavoro, non per i salari che non crescono, non per le bollette che strozzano le famiglie, non per i treni che non passano e gli ospedali che cadono a pezzi.

Con motivazioni altissime, intendiamoci: la pace, i diritti umani, la solidarietà internazionale. Tutto giusto, tutto bellissimo. Peccato che, sotto la patina idealista, sembri esserci più una passerella politica. Con la partecipazione di migliaia e miglia di giovani in buona fede.

Serve davvero bloccare un Paese intero non per affrontare i problemi italiani, e forse nemmeno  tanto per la causa palestinese, quanto piuttosto per onorare  la Flotilla? Serve mettere in piedi una missione umanitaria che porta viveri… e poi i viveri non vengono consegnati?

E ancora: è etico sventolare solo una bandiera, senza mai parlare degli ostaggi israeliani ancora in mano ad Hamas, senza mai ricordare la strage del 7 ottobre, senza mai nominare gli orrori compiuti dal movimento che governa Gaza col terrore?

La solidarietà, quella vera, non è a senso unico. Non dovrebbe essere un alibi per fare propaganda o per dare lustro a un’agenda politica. Altrimenti lo sciopero generale rischia di diventare meno un atto di coscienza e più un atto di ipocrisia.

Iago Antonelli

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