I temi di oggi riflessi nei grandi autori dell’antichità

Al via il 4 ottobre, al teatro Erba, il Festival di Cultura Classica

Otto spettacoli, alcune novità e altre riproposte già ampiamente sperimentate con il successo del sold out, ad aprire la stagione dell’Erba di corso Moncalieri. Prende il via sabato 4 ottobre il Festival di Cultura Classica, stagione numero 27, efficace intelligente e seguitissimo patrimonio tragico e comico nonché processuale che ha le sue basi e i suoi esempi nell’antichità, autori del passato, greci o latini, e ripropositori del presente, da Euripide a Cicerone a Plauto ieri, da Marinelli a Mussapi a Colm Tòibìn oggi, serate e nomi che avranno, per le repliche del mattino e non soltanto, gli approfondimenti e la guida dei dibattiti del prof. Paolo Accossato. Appuntamenti dove il passato è lo specchio inevitabile della nostra epoca, dove ancora una volta vengono narrate guerre e migrazioni, affetti distrutti e prepotenze crudeli, ambizioni e corruzione.

S’inaugura con il Teatro libero di Palermo, con Antonella Delli Gatti, Roberta Belforte e Irene Timpanaro ad interpretare “Non una di meno”, urlo attualissimo che ricalca “Le troiane” euripidee, testo scritto da Manlio Marinelli – autore tra l’altro di “Aristotele teorico dello spettacolo” e di “La seconda maestra”, dal 2001 insegnante di materie letterarie nella scuola secondaria, drammaturgo e regista, da oltre vent’anni ideatore di laboratori teatrali -, dove attraverso le acque del Mediterraneo donne di un tempo, Ecuba Andromaca Cassandra, hanno vissuto la stessa tragedia di tante donne di oggi, perseguitate e ferite nel corpo e nell’intimo, alternando fragilità e forza, obbedendo e soggiacendo a una guerra imposta dagli uomini. La regia, la scena e i costumi sono di Lia Chiappara, si replica domenica 5 alle ore 16. Miriam Mesturino proporrà con la regia di Girolamo Angione e la partecipazione di Matteo Anselmi e Roberta Belforte (14 ottobre, ore 21, alla presenza dell’autore Roberto Mussapi, uno dei maggiori poeti italiani contemporanei) “i Nomi e le Voci: Enea, Didone e il Tuffatore di Paestum”, una perfetta unione tra Parola e Voce, tra Musica e Gesto. Il 16 ottobre (ore 21) si darà ancora una volta vita a “Ciò che uno ama. Poeti lirici dell’antica Grecia in scena”, spettacolo-conferenza guidato da Luciano Caratto e Elisabetta Gullì con la partecipazione dei G.E.T. Germana Erba’s Talents.

Il Festival vive da sempre anche del proprio versante comico, apprezzato e seguito, Plauto a farla da padrone, Elia Tedesco nelle vesti di regista – con la collaborazione di Girolamo Angione – e di interprete. Da “Trinummus” deriva “La commedia delle tre dracme” (venerdì 17 ottobre), adattata all’oggi dal lavoro appassionato di Gian Mesturino e ancora Angione, storia di un giovane scialacquatore salvato da un vecchio amico del padre e da uno di quei servi che tanta parte hanno nelle pagine dell’autore di Sarsina, immancabilmente dotati d’una insuperata vena ironica e di una straripante comicità. Come non mancherà di divertire il “Miles gloriosus” da noi tutti conosciuto come “Il soldato fanfarone” – stesso team per la realizzazione -, venticinque anni di repliche alle spalle e successo più che assodato, un soldato tracotante e superbamente beffato e un servo che la furbizia ce l’ha in ogni parte del corpo, titolo tra i più famosi anche per la ricca galleria di personaggi che è capace di sfoderare.

Ancora i “Grandi processi dell’Antichità”, materia che si vede rispecchiare nelle grandi orazioni di accusa e di difesa di Cicerone, ancora “Le Troiane”, il testo antico di Euripide che non s’arricchisce di incastri moderni ma che dalle sue stesse parole lascia comprendere e far proprio, al pubblico del terzo millennio, il messaggio che ha dentro di sé. La regia è di Stefano Fiorillo, interprete con Patrizia Pozzi. Ancora, nell’interpretazione di Francesca Bianco ed Eleonora Tosto, “Ismene/Antigone”, ovvero un ulteriore rimando alla tragedia che inizia là dove finisce “Edipo re” di Sofocle, la storia dell’erede dell’amore incestuoso tra il sovrano di Tebe e la madre Giocasta, murata viva in una grotta per aver disobbedito al tiranno, un antico titolo che nelle nuove pagine di Colm Tòibìn – autore di origini irlandesi, commediografo e giornalista e critico – prende il titolo di “Pale Sister”, la regia è di Carlo Emilio Lerici, la produzione del Teatro Belli di Roma. Un testo scritto nel 2019, una tragedia vista con gli occhi della sorella Ismene in chiave schiettamente contemporanea (le lotte di una nazione contro il dominio britannico hanno insegnato) e femminista, un personaggio e una personalità non certo “pallidi” ma al contrario il prevalere di pacatezza e di buon senso, messi a confronto dallo scrittore con l’intransigenza di Antigone. Tra l’altro, sottolineano le note della compagnia: “Tòibìn prende gli elementi alla base della tragedia greca – sostanzialmente pietas e terrore – e, a questi, aggiunge istanze attuali come il genere, il potere e il suo abuso e la contrapposizione tra il silenzio e la parola. La risposta, ponderata e delicatamente distillata, di Tòibìn a Sofocle scava fino in fondo alle radici del coraggio. Come certe persone riescono a trovare dentro di sé la forza di seguire la propria coscienza trovandosi di fronte ostacoli insormontabili? Una questione molto attuale, soprattutto se vista attraverso gli occhi di una giovane donna impotente.”

Nelle immagini, due momenti di “Non una di meno”; Elia Tedesco, interprete di “La commedia delle tre dracme”.

Elio Rabbione

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François Hébel è Direttore Artistico di CAMERA

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