SOMMARIO: XX settembre ed IMI – Un’Italia sempre più illiberale – Lettere

XX settembre ed IMI
Per avere un ‘idea dello stato confusionale in cui è precipitata l’Italia è sufficiente leggere sul “ Corriere della sera“, liquidata in poche righe ,la notizia della istituzione della giornata dell’internato militare fissata il 20 settembre. È stato un voto unanime del Parlamento ad istituire l’ennesima giornata. Appare un errore marchiano aver dimenticato l’altro XX settembre, quello del 1870, che ricorda la Breccia di Porta Pia e Roma capitale, per far coincidere due temi storici nello stesso giorno che non hanno nulla di simile. Anzi l’ultimo cancellerà quello dell’800 così indigesto ai clericali di ogni tempo. Ho scritto molto ed ho battagliato per anni perché gli Imi, gli internati militari italiani, avessero il dovuto riconoscimento per decine d’anni loro negato soprattutto dai comunisti che vedevano nei soldati del Regio Esercito fedeli al giuramento dei “badogliani“, termine coniato da Hitler e dalla Rsi. Ma dedicare loro una giornata resta anche un grave errore se si pensa che in questo modo si mette in disparte dalla giornata della memoria e dallo stesso 25 aprile il ricordo di chi si oppose ai tedeschi e fu loro prigioniero. Solo gente superficiale e digiuna di storia può farsi promotrice una giornata che cancella una data molto importante del Risorgimento e toglie spazio agli IMI nelle suddette date del 27 gennaio e del 25 aprile. Gli Imi furono dimenticati per decine d’anni dalle feste della Liberazione perché gli Imi portavano le stellette.

Posso testimoniare che certi miei discorsi il 25 aprile diedero fastidio all’ Anpi perché parlai di IMI. Non si riesce a risalire ai deputati proponenti, se non l’ex grillina Castelli ,perché apparve subito un unanimismo sospetto su un terreno pur ancora altamente divisivo. Chi non ha colto l’errore di data che oscura il XX settembre risorgimentale è indiscutibilmente un ignorante. Lo Stato laico fondato sul separatismo cavouriano tra Stato e Chiesa nacque dalla breccia dei bersaglieri a Porta Pia che segnò la fine del potere temporale della Chiesa e fu l’atto sul quale poggiò la Legge delle Guarentigie che attuò il “Libera Chiesa in libero Stato“, a sua volta fondato sulle leggi Siccardi che abolirono i privilegi ecclesiastici nel regno di Sardegna nel 1850. Che oggi l’intero parlamento dimentichi la storia d’Italia riempie di amarezza e anche di indignazione. L’internato militare Giovannino Guareschi che amava il Risorgimento e si identificava nel vecchio tricolore con lo scudo sabaudo, sarebbe il primo ad indignarsi di una classe politica che legifera senza conoscere la storia.
Un’Italia sempre più illiberale
Un paese che sta vivendo certi fatti senza reagire, è un paese che non merita rispetto e che spiega perché Giuseppe Prezzolini si definisse anti- italiano e parlasse di “porca Italia”. Un paese in cui i professori universitari vengono aggrediti o addirittura rimossi per le loro idee politiche è un paese sudamericano.

Un paese in cui si vuole imporre a colpi di probiviri codici linguistici politicamente corretti , è un paese che allontana le donne e gli uomini liberi dalla militanza obbediente a gente ossessiva e ossessionata che è profondamente antidemocratica. Uno dei tanti motivi che ha portato a disertare il voto. Un paese in cui, a furor di popolo, si richiede la rimozione di un giudice per una sentenza che viene considerata sbagliata ed è stata subito appellata ,e ‘ una repubblica delle banane in cui il diritto e le sue regole più elementari sono alla mercé delle nuove tricoteuses del terzo millennio, del tutto simili a quelle che si godevano tra gli schiamazzi il macabro spettacolo della ghigliottina. Questo è diventato un paese illiberale in cui bisogna misurare le parole per poi scegliere il silenzio, imposto dalla prudenza che è cosa più grave del conformismo. Le frasi urlate in certi cortei fanno rabbrividire e sono tutto fuorché pacifiste. Questo andazzo è qualcosa di molto simile al fascismo con la sola differenza che il manganello non è più quello di legno , ma quello mediatico. Se pensiamo che a Cristina Seymandi c’è chi imputa, con linguaggio irridente, come una colpa il fatto di aver subito una violenta aggressione registrata in diretta, si ha un esempio del clima irrespirabile. A tutto questo si deve aggiungere un clima che induce le persone sensate a pensare al pericolo ineludibile di una guerra imminente. Siamo nelle mani di politicanti incapaci ed improvvisati che ci stanno portando alla catastrofe. Non escluderei nessuno perché i grandi e i piccoli della terra stanno facendo a gara nel dare il peggio di sé.
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Lettori e lettrici
Il circolo dei lettori e delle lettrici (nuova dizione in linea con la nuova parità di genere) riprende alla grande con interviste ed articoli prettamente politici anche sull’insediamento del ministero della cultura al suo interno. Mi sembra un segnale non da poco del nuovo Min.Cul.Pop. che sta insediandosi anche nella cultura torinese. Il cugino del brigatista rosso Culicchia che adesso celebra il giovane missino ammazzato è la sintesi del nuovo corso. Il Circolo dei lettori fondato da Antonella Parigi e da Gianni Oliva è diventato il crocevia di evidenti risvolti politici. La cultura come pluralismo è ormai cosa lontana. La destra si rivela faziosa come la sinistra. Vilma Giubetti

Culicchia si è appena insediato. Prima di giudicarlo, lasciamolo lavorare. Poi daremo un giudizio. Che qua e là ci sia aria da Min.Cul.Pop. mi pare un ‘osservazione non infondata: è un pericolo grave a cui sarà doveroso opporsi.
I due Franceschi
Ho letto che sia Barbero sia Cazzullo si sono cimentati con due libri su San Francesco. Cosa ne pensa? Bianca Mastrangeli

Io mi occupo di storia contemporanea e risorgimentale , non ho fatto all’Università neppure un esame di storia medievale. Quindi non ho la competenza per giudicare. A grandi linee le posso dire che questa volta Barbero ha scritto un libro stando nell’ambito temporale di sua competenza . Cazzullo è un giornalista di successo che scrive anche di storia. Forse ambisce ad essere un nuovo Montanelli. Tutti e due gli autori sono bravi divulgatori e quindi non sono sicuramente libri noiosi. Su San Francesco lessi in passato libri autorevoli e non credo ci siano motivi per una revisione storiografica. Il nome Francesco è tornato di moda per il pontificato di Papa Bergoglio. Ed è sull’onda di Bergoglio che i due libri avranno successo. Franco Cardini si è cimentato su San Francesco con ottimi risultati. Il pericolo è di cadere consciamente o inconsciamente nelle agiografie, una tentazione sempre in agguato per chi scriva di Santi.