Passeggiando nel cuore di Torino, all’angolo tra Via Vittorio Alfieri e Via Arsenale, si incontra uno degli edifici più raffinati della città, costruito dal Banco di Napoli con permesso del 30 giugno 1921. Le linee sobrie e armoniose, le balconate eleganti e le facciate scandite da finestre incorniciate con cura riflettono lo stile dell’epoca. Eppure, dietro a quell’eleganza si cela oggi un progetto inedito, affidato al gruppo Vertico, nato a Torino dieci anni fa dall’esperienza di Andrea Delmastro ed Edoardo Follo.
Delmastro racconta: “La nostra mission è quella di promuovere la riqualificazione del patrimonio edilizio attraverso la realizzazione di dimore di pregio, in grado di innalzare il decoro architettonico e contribuire all’evoluzione estetica e culturale della città. Tra i tanti cantieri a Torino, Palazzo Alfieri è al momento la nostra punta di diamante e prevede un intervento unico: la riconversione dell’ex caveau del Banco di Napoli in un bunker antiatomico.” Il caveau, sopravvissuto al bombardamento del 1927, per anni custodì gioielli, opere d’arte e beni preziosi, a pochi passi da Via Alfieri 19, sede storicamente associata alla massoneria, riconoscibile ancora oggi dal portone ligneo inciso con simboli iconici.
Il progetto di riqualificazione manterrà intatte le pareti in calcestruzzo armato spesse un metro e mezzo, integrandole con tecnologie di protezione avanzata secondo gli standard svizzeri, i più efficaci al mondo. La Svizzera garantisce infatti la massima sicurezza, fino al livello 7 della scala INES, il grado più alto in caso di emergenze nucleari o radiologiche. Un bunker, per sua natura, serve a proteggere dalle radiazioni: per questo viene collocato sotto terra, sfruttando la capacità del terreno di schermare i raggi gamma, pericolosi per la salute umana.
Il rifugio sarà dotato di porte blindate anti-radiazione, schermature in cemento armato, impianto di ventilazione con filtri a carboni attivi NBC capaci di eliminare il 99,9% di particelle radioattive, virus e batteri, oltre a valvole di sovrappressione per impedire infiltrazioni di aria contaminata. Sono previsti spazi per beni di prima necessità, autonomia idrica ed elettrica e acqua potabile, garantendo la sopravvivenza fino a trenta giorni per dodici persone. Gli ambienti saranno completamente personalizzabili e potranno includere cucine, zone giorno, camere matrimoniali e sistemi multimediali, oltre a optional che evocano scenari fantascientifici: anticamere di decontaminazione, serre idroponiche, rilevatori di radiazioni, tute protettive complete di maschere antigas, un ascensore segreto che collega direttamente l’attico al bunker senza che gli altri condomini possano saperlo, fino a una cantina per vini capace di contenere trenta bottiglie.
La notizia ha già suscitato interesse internazionale: dal Principato di Monaco agli Emirati Arabi, investitori guardano a Torino attratti dall’esclusività dell’intervento e dalla solidità del mercato immobiliare cittadino. Palazzo Alfieri diventerà uno dei pochissimi bunker in Italia, Paese che, a differenza di altri, non ha mai sviluppato una cultura diffusa dei rifugi. In Finlandia è obbligatorio realizzarli in edifici superiori ai 1.200 metri quadri, in Svezia se ne contano oltre 64.000, in Germania si pensa a riattivarli dopo la Guerra Fredda, in Svizzera vige il principio di “un posto per ogni abitante”, mentre in Italia gli esempi si contano sulle dita di una mano: a Roma il bunker di Villa Torlonia, oggi visitabile come attrazione turistica; a Milano il Rifugio 87, con capacità di 450 persone, e il Bunker Breda usato per eventi culturali; a Brione, nel bresciano, il primo villaggio bunker in costruzione come micro-città sotterranea; a Torino la storica rete di passaggi sotterranei di Piazza Risorgimento, legata ai fasti della monarchia sabauda.
Follo sottolinea: “Il bunker di Palazzo Alfieri è un po’ la versione 3.0. della Torino sotterranea del passato. Oltre al bunker Palazzo Alfieri custodirà un’altra chicca, che fa parte del nostro percorso di trasformazione degli edifici in luoghi che favoriscono relazioni, qualità della vita e futuro condiviso. Esattamente sopra il bunker abbiamo realizzato un chiostro contemporaneo – cortile interno a pianta quadrata che funge da vero fulcro distributivo dell’intero complesso residenziale – che lega memoria storica a vocazione abitativa. In sostanza abbiamo trasformato lo spazio destinato in passato agli sportelli bancari in uno spazio architettonico di grande valore, mantenendo il disegno originario in marmi policromi della pavimentazione, che è stata smontata, restaurata e riposizionata ricreando il tappeto geometrico che intreccia cromie e direzioni in legame visivo perfetto con le facciate. Le architetture che si affacciano sulla corte dialogano attraverso simmetrie rigorose che definiscono ordine e proporzione, mentre le grandi aperture vetrate, scandite da imbotti profondi, creano un ritmo controllato alternando trasparenze e superfici piene. La bellezza più pura è data dai giochi della luce che, filtrando su queste geometrie, genera profondità e riflessi cangianti nel corso della giornata.”
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