Operazione di pulizia dai rifiuti sul fiume Po. Recuperati anche pesci siluro, specie invasiva

Nei giorni scorsi, i tecnici della Città metropolitana di Torino, affiancati dalle guardie ittiche volontarie dell’Unione Consigli di Valle dei pescatori, hanno partecipato, a supporto del Comune di Torino, a una significativa operazione di rimozione dei rifiuti lungo il Po.


Durante l’intervento, oltre a materiali vari, sono stati recuperati numerosi esemplari di pesce siluro, specie aliena ormai diffusa in tutta l’asta del fiume.

Il recupero dei pesci siluro da fiume Po – spiega il tecnico di Città metropolitana di Torino Paolo Lo Conte – rientra tra le azioni del progetto europeo Life Minnow di cui siamo partner, un progetto che si prefigge di tutelare alcune specie di piccoli pesci d’acqua dolce, la cui esistenza è in grande pericolo per una lunga serie di minacce, che vanno dal cambiamento climatico, alla competizione con specie esotiche, alle alterazioni degli habitat, alle trasformazioni morfologiche dei corsi d’acqua”.

L’iniziativa riguarda il tratto nord-occidentale del bacino del Po e si inserisce nel progetto europeo Life Minnow, coordinato dall’Università di Torino e realizzato con il contributo della Città Metropolitana di Torino, del Politecnico, di tre province piemontesi (Alessandria, Cuneo e Vercelli), dell’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese, dell’Istituto Delta Ecologia Applicata e della Regione Piemonte.

I pesci siluro che recuperiamo dal fiume Po – continua Lo Conte – vengono destinati ad aziende che producono mangime per animali, realizzando così un’azione di economia circolare”.
Uno degli obiettivi del progetto è limitare la presenza di specie non autoctone, istituendo al contempo un sistema di smaltimento sostenibile. La conclusione delle attività è prevista per l’estate del 2027.

Episodi passati di proliferazione di alghe nel Po a Torino

Negli ultimi anni, il tratto cittadino del Po è stato più volte interessato da fioriture di piante acquatiche e alghe, spesso legate a condizioni climatiche estive e ridotte portate d’acqua.

  • 2017 – Millefoglio acquatico tropicale
    Nell’estate di quell’anno, nei pressi dei Murazzi comparve in gran quantità Myriophyllum aquaticum, una pianta esotica che si espande rapidamente anche da piccoli frammenti. I circoli remieri lamentarono difficoltà nella navigazione e accumulo di rifiuti tra i pontili. Le autorità ambientali scelsero un intervento mirato: rimozione manuale e gestione del flusso d’acqua dalla diga Michelotti per limitare la diffusione. L’uso di macchine taglia-alghe venne evitato proprio per non favorire la frammentazione della pianta.

  • 2022 – Vegetazione acquatica mista
    Una primavera eccezionalmente secca determinò la crescita anticipata di piante sommerse tra il Ponte Balbis e il Ponte Isabella. Tra queste era presente Elodea nuttallii, specie alloctona, ma la biomassa maggiore era composta da piante vascolari native. Pur avendo un ruolo ecologico positivo, la loro eccessiva diffusione ridusse l’ossigenazione dell’acqua e rese necessaria un’operazione di estirpazione di materiale vegetale morto o in decomposizione, con un investimento comunale di circa 40 mila euro.

  • 2025 – Ritorno dell’Elodea nuttallii
    Nella torrida estate di quest’anno, la ridotta portata e le temperature elevate hanno favorito un nuovo episodio di invasione vegetale, in particolare vicino alla chiesa della Gran Madre. La pianta ha formato densi tappeti verdi in superficie, trattenendo rifiuti galleggianti e alterando l’aspetto del fiume. Il Comune, in collaborazione con Amiat e Protezione Civile, ha organizzato interventi straordinari di raccolta e smaltimento.

Un impegno di lungo periodo

L’attuale operazione sul pesce siluro si affianca a una serie di azioni di tutela e manutenzione del Po torinese che negli ultimi anni hanno riguardato sia il controllo delle specie invasive animali sia la gestione della vegetazione acquatica. Le esperienze maturate nel 2017, nel 2022 e nel  2025 hanno mostrato come interventi tempestivi e mirati possano limitare i danni ecologici e preservare sia la qualità dell’acqua sia la fruibilità del fiume.

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