I catto – comunisti di ieri e di oggi, sempre comunque illiberali

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

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Furoreggia su Facebook questo post che attribuisce un pensiero a Papa Leone  XIV che difficilmente corrisponde ad una parte, sia pure decontestualizzata, di un  discorso del pontefice  che abitualmente legge i suoi discorsi magari  preparati dai suoi  collaboratori più fidati.  Papa Leone non è Papa Francesco che era imprevedibile improvvisatore anche con battute diventate storiche. Papa Leone è uomo colto e non si lascia andare alle frasi eclatanti. Ciò detto, la riflessione sul comunismo  merita comunque attenzione, anche se non è parola di Leone XIV, ma di un falsario Leone… da tastiera.
In effetti la parola magica solidarietà ha attratto molti cattolici nel partito comunista, anche se la solidarietà cristiana, fondata sull’amore, non ha nulla da imparare dal marxismo ateo nelle sue diverse incarnazioni politiche. Il PCI è risultato essere una calamita per molti cattolici anche per l’abile politica seduttiva portata avanti da Togliatti, a partire dalla costituzionalizzazione dei Patti Lateranensi  con l’articolo 7.Ovviamente furono ignorati la Chiesa del silenzio, l’ateismo di Stato e la persecuzione del clero in Urss. L’esempio più significativo  nella storia italiana fu il movimento dei cristiani comunisti nel secondo dopoguerra a cui aderì anche un filosofo di un qualche valore come Felice Balbo di Vinadio  – l’erede del  moderato Cesare Balbo risorgimentale – il quale, quando Pio XII scomunicò i comunisti, abbandonò il PCI. Anche nella sinistra democristiana personaggi ambigui come Dossetti e lo stesso Moro subirono il fascino del PCI fin dai tempi della Costituente, per non citare il compromesso di Berlinguer che trovò  Moro disponibile a portare i comunisti al governo. Paradossalmente lo fermarono i brigatisti rossi nelle cui file alla Facoltà di sociologia di Trento erano cresciuti  anche dei giovani catto-comunisti sedotti dal terrorismo armato.
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Eletti  nel PCI in Parlamento ci furono anche i catto – comunisti Raniero La Valle e Adriano Ossicini. Chi scrive ha avuto come compagno di Liceo tal Mauro  Barrera che passò dal cattolicesimo alla contestazione, per poi finire in qualche gruppuscolo catto – comunista. Pio XI e Pio XII avevano denunciato in modo chiaro ed inequivocabile  il comunismo, considerato  profondamente  anticristiano. Da papa Giovanni XXIII in poi la politica di apertura verso il mondo comunista e il clima conciliare creò le condizioni per distinguere l’errante dall’errore che non  fu più oggetto di nette condanne. Io ricordo che il peggiore dei miei  professori di ginnasio ebbe il coraggio – si fa per dire- di definire il comunismo un “Cristianesimo impazzito“. Poi la parola impazzito venne eliminata e ci fu chi ritenne perfettamente conciliabili comunismo e Cristianesimo, anzi ci fu chi ritenne che il logico sviluppo del Cristianesimo fosse il comunismo, magari non quello stalinista, ma maoista o terzomondista di Fidel Castro. Augusto Monti teorizzò follemente che l’evoluzione logica del liberalismo era il comunismo, altri teorizzarono il passaggio al catto-comunismo avendo più  seguaci. Il gobettiano Monti giunse a giustificare l’invasione dell’Ungheria del 1956! Nacquero come esempi paradigmatici anche in Europa  i preti guerriglieri dell’ America Latina  che io dovetti studiare in un esame a Scienze  politiche, quasi fosse già storia, mentre era  solo l’esaltazione di una mitologia politica destinata a fallire. Nel ‘68 nacquero le Comunità di base dell’ Isolotto a Firenze e del Vandalino a Torino, per non dire dell’abate benedettino di San Paolo fuori le Mura dom Franzoni che, dopo un breve rapporto con Pannella per il divorzio, divenne anche lui catto- comunista. Persino due cardinali di rango come Lercaro e Pellegrino “strizzarono  l’occhio” ai comunisti.
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Un prete di Pinerolo – punto di incontro e di scontro tra valdesi e cattolici – passò il Rubicone e divenne un militante filocomunista. Lo incontrai in un dibattito sul diavolo- incredibile a dirsi –  alla festa dell’Unità, dove venni invitato a interloquire con lui e rimasi esterrefatto dal  suo piccolo comizio che scavalcava il PCI a sinistra  e si rivolgeva ai gruppuscoli eredi del ‘68. Il ‘68 fu infatti devastante anche sul terreno religioso e rivelò come le aperture conciliari non fossero state, a parere di molti, sufficienti. Paolo VI si accorse in ritardo degli errori commessi, ma ormai era impossibile rimediare. La confusione delle idee era prevalsa. A riportare ordine e chiarezza sul comunismo fu la storia dell’URSS  e papa Giovanni Paolo II che aveva vissuto sulla sua pelle nazismo e comunismo. Il pontefice ebbe un ruolo determinante nel favorire la caduta del comunismo e riportò ordine nella chiesa cattolica dopo il ciclone della contestazione. Sopravvisse don Gallo a Genova con una comunità che ancora oggi esiste. Don Gallo difese persino il giovane che voleva uccidere un carabiniere con un estintore. Forse anche oggi in nome della solidarietà  “travestita“ sopravvivono ampi margini di ambiguità, anche se il tramonto delle ideologie di cui scriveva Lucio Colletti, ha un po’ mitigato le distinzioni, ma in qualche modo ha  anche creato ulteriori ambiguità. L’era degli scontri campali sembra finita e oggi gli scontri su spostano sulla Palestina e su Putin. Le ideologie settarie  sembravano sepolte ,in effetti sono risorte sotto altre bandiere. C’è un discorso che dovrebbe accomunare tutti ed è quello della pace che è idea tipicamente se non esclusivamente Cristiana, malgrado le Crociate  potrebbero dimostrare  il contrario.
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