“Ho interrogato l’Assessore regionale competente per sapere quali iniziative intenda intraprendere la Regione Piemonte per affrontare la problematica sollevata in merito ai requisiti minimi dei Centri Antiviolenza e delle Case Rifugio, soprattutto considerato che, a partire dal mese di settembre, un numero non indifferente di strutture piemontesi potrebbero essere costrette a fermare totalmente l’attività” spiega il Consigliere regionale del Partito Democratico Daniele Valle.
“L’imminente scadenza di settembre 2025 rischia, infatti, di portare a una necessaria riorganizzazione di cooperative ed enti, con potenziali conseguenze economiche e la possibile chiusura di Case Rifugio e Centri Antiviolenza, lasciando un vuoto di competenze e know-how difficilmente colmabile. Per far fronte a questo rischio diverse regioni italiane, tra cui la Lombardia e l’Emilia Romagna, hanno già avviato tavoli di confronto e percorsi condivisi con gli enti del Terzo Settore per affrontare e governare la transizione verso l’adeguamento dei requisiti richiesti dalla norma nazionale, cercando soluzioni che non penalizzino la rete di supporto esistente e consolidata” aggiunge Valle.
“Dalla risposta dell’Assessore si evince una posizione “ponziopilatesca” e di preoccupante attesa di eventi che dovrebbero cadere dall’alto, dal momento che si limita a riferire che “il Dipartimento istituzionalmente competente ha ipotizzato la modifica e integrazione di alcuni articoli al fine di introdurre modalità di salvaguardia della prosecuzione dell’operatività dei soggetti che attualmente già operano in qualità di titolari dei Centri Antiviolenza e delle Case Rifugio esistenti”. Quindi, mentre Lombardia e Emilia Romagna si stanno adoperando, in tutti i modi possibili, per trovare una soluzione che superi il problema o per posticipare l’entrata in vigore con un periodo transitorio, il Piemonte resta a guardare, attende e spera che il problema venga risolto da altri. Non preoccupa la Giunta il fatto che a settembre, improvvisamente, la metà degli enti che gestiscono Case Rifugio e Centri Antiviolenza rischia di non poterlo più fare? Quale sarà il destino delle donne ospitate? Andranno per strada? Mi sarei aspettato dalla Giunta un maggiore impegno e un piano alternativo perché non possiamo permetterci di sospendere un servizio che tutela persone tanto fragili e vulnerabili” conclude Valle.
Cs
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