UN CORTILE, UNA COMUNITÀ ARTISTICA, UNA CITTÀ CHE RISCOPRE IL SENSO DELL’INCONTRO.
OGGI, A TORINO, L’ARTE NON SI GUARDA: SI VIVE.
Intervista a Sabrina Rocca: l’arte che apre porte, spazi, coscienze
Piazza Fontanesi 8B, Torino – 9 luglio 2025, ore 18.00–21.00
Oggi a Torino, un antica corte si trasforma in un arcipelago creativo. È qui che Sabrina Rocca, pittrice e ideatrice di “Cortile in Festa” insieme ad altri artisti, artigiani, architetti e performer, ci invitano a vivereun’esperienza immersiva fuori dal tempo e dentro il cuore dell’arte. Un luogo speciale che, in qualche modo, ha segnato la storia dell’arte, anche dell’”arte povera”.
Sabrina, da cosa nasce “Cortile in Festa”?
Da un’esigenza semplice e potente: far uscire l’arte dai luoghi istituzionali per riportarla alla sua natura più viva e condivisa, far “esplodere” il suo potere generativo. Quando, circa un anno fa, sono entrata per la prima volta in quello che qualcuno ha definito “il cortile delle meraviglie”, è stato amore a prima vista. Un luogo magico, dove si respira il fare di altri tempi: artisti e artigiani che lavorano, creano, si contaminano, si aiutano. Un cortile autentico, senza retorica, ma pieno di sostanza.
È qui che ho desiderato e poi creato il mio atelier, in questo microcosmo di creatività: pittori, scultori, fotografi, artigiani… linguaggi creativi che si intrecciano, che si fondono tra loro. È un luogo sospeso nel tempo, in cui si respira la libertà di creare. Ho pensato: perché non aprirlo alla città, consentire anche agli amici del quartiere e della città tutta di sperimentarne la magia?
Chi varcherà il portone di Piazza Fontanesi cosa troverà?
Un’esperienza immersiva, autentica. Gli studi si aprono, si respira l’odore delle tele, dell’argilla, si ascoltano i racconti degli artisti. Ma c’è anche musica dal vivo, installazioni animate, workshop, teatro. È un’osmosi di linguaggi e sensibilità. Un invito a rallentare, osservare, lasciarsi permeare dalla bellezza. E poi scopri che qui Salvo ha avuto lo studio per quasi tutta la vita, che Penone ha fatto apprendistato con Lorenzoni — scalpellino, scultore e restauratore — , che Mertz faceva realizzare i suoi neon proprio in uno di questi laboratori e che entrare nello studio di Santo è come attraversare un pezzo di storia viva.
E poi c’è la Dora, che scorre lì accanto e amplifica l’energia speciale di questo luogo.
Hai parlato spesso della bellezza come “atto sociale”. Cosa intendi esattamente?
L’arte deve aprirsi al mondo, espandere la sua energia costruttiva, che genera consapevolezza, cura, connessione. E di più: deve custodire saperi, tecniche antiche che rischiano di disperdersi, coltivare attenzione. Questo evento è anche un atto di “resistenza gentile”: creare comunità attorno all’arte, celebrare la bellezza come forma di armonia e impatto culturale.
Un consiglio a chi vorrà esserci?
Venite con occhi curiosi e mente aperta. Camminate piano. Osservate e perdetevi nei dettagli. Fermatevi a parlare con gli artisti, dialogate con loro e le loro opere.
Non solo un evento, ma una porta aperta verso un’altrove.
“Cortile in Festa” è la sospensione dell’ordinario: una soglia tra intimità creativa e spazio urbano.
Qui l’arte non intrattiene, ma rivela.
Non si consuma, ma si condivide.
Una comunità che non si rappresenta ma dischiude un modo diverso di pensare il tempo: lento, relazionale, necessario.
Un’occasione rara da non perdere.
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