LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo
Certo, sarebbe un’operazione complessa, nonchè anche fuori luogo, forse, confrontare alcuni Ministri del Lavoro del passato – penso, nello specifico al “Ministro dei lavoratori” Carlo Donat-Cattin – con gli ultimi titolari di quel Dicastero o i grandi dirigenti e leder sindacali di altre stagioni con quelli contemporanei. Tre nomi su tutti: Franco Marini della Cisl, Luciano Lama della Cgil e Giorgio Benvenuto della Uil. Certo, sono confronti impropri dettati anche da un profondo cambiamento del contesto politico, sociale e culturale. Insomma, un cambiamento storico. Eppure, per non ricadere sempre nel vizio di una radicale cesura con il passato, non possiamo fingere di ripartire da un eterno presente. Perchè, molto semplicemente, non è attraverso il “presentismo” che passa la strada per avere un sindacato attrezzato, una politica moderna e un Governo autorevole.
Ora, senza approfondire il nuovo capitolo della Cgil di Landini, cioè di un sindacato che ormai si può tranquillamente paragonare ad un partito politico. O meglio, ad una organizzazione sindacale che è diventato progressivamente il punto di riferimento di tutte le sinistre che sono pregiudizialmente, ideologicamente e politicamente alternative al centro destra di governo, credo invece si possa sostenere, e senza enfasi, che conservano una straordinaria attualità e modernità una storia e una cultura politica che continuano ad essere utili e necessarie anche nella stagione contemporanea. Purchè, appunto, siano coerenti con la loro storia e tradizione culturale. Penso, cioè, allo storico ruolo del sindacato bianco, ovvero la Cisl e, soprattutto, all’esperienza politica di sinistra sociale di ispirazione cristiana. Una esperienza che, guarda caso, è stata guidata – una volta cessato definitivamente il ruolo di leader e dirigenti sindacali – da esponenti come Giulio Pastore, Carlo Donat-Cattin e Franco Marini. In particolare Donat-Cattin e Marini che hanno segnato, in epoche diverse e con partiti diversi, il cammino del riformismo cattolico e sociale nella politica italiana.
E tutt’oggi è indispensabile avere da un lato un sindacato che predichi e pratichi una vera e credibile autonomia rispetto alla politica, ai partiti e al Governo svolgendo sino in fondo quel ruolo che ormai è scomparso dall’orizzonte di altre organizzazioni sindacali e svolgendo, altrettanto coerentemente, quel lavoro di contrattazione a livello locale e nazionale che contraddistingue la vera “mission” del sindacato. Al contempo, e su un altro versante, va rilanciata e riattualizzata quella straordinaria esperienza che ha contribuito a qualificare l’esperienza di alcuni partiti popolari, democratici e riformisti. E cioè, quella sinistra sociale di ispirazione cristiana che nel corso dei decenni ha saputo declinare una proposta politica di difesa e di crescita dei ceti popolari e dei lavoratori. Una difesa che non era mai solo corporativa o settoriale ma veniva sempre inserita all’interno di un progetto politico complessivo di un partito che poi veniva trasferito, attraverso una sapiente e tenace mediazione, nelle scelte concrete di un Governo.
Ed è proprio partendo dai temi del lavoro, dell’occupazione, dell’innovazione tecnologica, dei salari e delle reali condizioni di vita dei lavoratori che si rende sempre più indispensabile questa duplice sfida. Ovvero, un sindacato libero, autonomo, riformista e autenticamente democratico e rappresentativo e una esperienza politica e culturale che partendo da quel filone di pensiero sappia trasferire concretamente, e laicamente e senza alcun collateralismo, nell’agone politico un progetto che sia in grado di difendere i ceti popolari partendo proprio dai temi del lavoro.
Perchè ieri, come oggi, le culture politiche e le tradizioni di pensiero non possono essere banalmente e qualunquisticamente storicizzate o, peggio ancora, archiviate. Occorre saperle inverare quando sono, semplicemente, necessarie ed indispensabili.
Giorgio Merlo
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