La Fondazione Accorsi-Ometto rende omaggio a “Carol Rama – geniale sregolatezza”

Da martedì 15 aprile a domenica 14 settembre prossimi, a dieci anni dalla scomparsa, la Fondazione Accorsi-Ometto rende omaggio, attraverso una vasta retrospettiva intitolata “Carol Rama – geniale sregolatezza” alla grande artista torinese di fama internazionale scomparsa nel 2015, premiata con il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia del 2003. La mostra, curata da Francesco Poli e Luca Motto, presenta un’accurata
selezione di un centinaio di opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, che documentano le principali tappe della ricerca
dell’artista dagli anni Trenta ai primi anni Duemila.

“Innanzitutto tengo a ringraziare il Presidente della Fondazione Accorsi-Ometto per aver voluto e poi promosso questa bellissima e curata mostra dedicata a Carol Rama, nel decennale della scomparsa, e che abitava proprio vicino a poche decine di metri dagli spazi del museo, in via Napione – ha dichiarato Luca Mana, direttore artistico della Fondazione Accorsi-Ometto – è importante sottolineare che il museo sta attraversando un periodo di trasformazione culturale, che ne vuole fare una vera e propria porta della città”

“L’esposizione, che si articola in diverse sezioni, otto per la precisione, si apre con una serie di acquerelli risalenti alla fine del decennio degli anni Trenta – hanno dichiarato i due curatori della mostra Francesco Poli e Luca Motto –
caratterizzati da una singolare libertà espressiva del segno grafico e da un’esplicita carica erotica, nei quali l’artista riversa le fantasie e le inquietudini della sua adolescenza, raffigurando personaggi e oggetti allusivi ed emblematici del suo vissuto. Si affianca la parallela produzione espressionista degli anni Quaranta di oli denotati da una densa materia pittorica e dai disegni rappresentanti volti, figure e paesaggi, per proseguire con le ricerche di inizio anni Cinquanta che si avvicinano all’astrattismo di matrice concreta e che confluiscono nell’Informale. Nel 1953 aderisce, unica donna insieme a Paola Levi Montalcini, alla compagine torinese del movimento “Arte concreta”, cui aderiscono Biglione, Galvano, Parisote Scroppo. Alla fine del decennio Carol Rama, come la maggior parte degli artisti, si rivolge all’Informale.

In mostra sono esposti una serie di dipinti denotati da una spessa materia pittorica dove emerge una potente carica cromatica e segnica. Segue la nota serie dei ‘Bricolages’ prodotta dalla metà degli anni Sessanta, che deve il suo nome al poeta Edoardo Sanguineti, ed esposti anche alla galleria di Luciano Anselmino: i Bricolages risalgono a partire dalla metà degli anni Sessanta e l’approccio pittorico a macchia, di derivazione Informale, è integrato con il collage di oggetti quali occhi di bambola, scarti della lavorazione del metallo, siringhe, pietre, tappi in gomma e molto altro. Si tratta di materiali e oggetti di recupero che per l’artista sono carichi di vissuto ed entrano nella composizione del dipinto. Vi sono poi I lavori risalenti alla fine degli anni Sessanta, composti da smalti, vernici nebulizzate e inserzioni di oggetti che attraverso l’allusione a figure con gli arti protesi a bombe atomiche rimandano alla condizione umana in piena Guerra Fredda. La sezione successiva della mostra prende in considerazione la produzione degli anni Settanta, in cui l’artista, con la serie delle cosiddette ‘Gomme’, si distanzia dalla produzione precedente propone opere d’impronta completamente rinnovata: scompare il pittoricismo di base a favore dell’esperienza del quadro in sé, ridotto nei suoi minimi termini. In superficie monocrome bianche o nere, Rama dispone porzioni di camere d’aria, talvolta pendule, in bilanciate composizioni astratte, animate soltanto dalle differenze cromatiche e dalle tracce dell’uso. Possiamo dire che in questo periodo l’artista sia passata dal colore all’oggetto come fine. Segue il ritorno a una rinnovata figurazione tipica degli anni Ottanta e Novanta dalla tecnica complessa e raffinata, cromaticamente accesa. I mondi di Carol Rama si popolano di figure umane, angeli, animali, geometrie, paesaggi e prospettiva fantastiche su carte prestampate, spesso del secolo precedente. L’esposizione si chiude con la produzione più recente, risalente al periodo compreso tra gli anni Novanta fino ai primi anni Duemila: figure umane, volti, animali, parti anatomiche costellano l’intricato linguaggio allusivo dell’artista. Carol Rama sviluppa a partire dalla metà degli anni Novanta un tema che sarebbe diventato una costante fino agli anni Duemila; dopo aver visto immagini riguardanti il morbo della mucca pazza, trae da essi ispirazione per costruire una nuova serie di opere dal forte impatto visivo.

Vi sarà inoltre una “mostra nella mostra”, intitolata “Inside Carol Rama”.
I 12 scatti fotografici dell’artista Bepi Ghiotti, realizzati in occasione del progetto omonimo del 2012-2014, permettono di addentrarsi nell’affascinante mondo di arredi, di oggetti e di immagini della mitica casa-studio di via Napione a Torino, dove Carol Rama ha vissuto per oltre
settant’anni.


Il visitatore è così catapultato nel magico mondo dell’abitazione dell’artista, luogo di creazione artistica, ma anche di
incontro e di scambio con artisti, intellettuali, critici, galleristi, musicisti tra i quali Felice Casorati, Albino Galvano, Italo Cremona,
Edoardo Sanguineti, Italo Calvino, Cesare Pavese, Massimo Mila e Luciano Berio.

Carol Rama nasce a Torino nel 1918 e conduce un’infanzia agiata grazie alla florida attività imprenditoriale del padre, una carrozzeria che produce materiali per automobili. A soli 18 anni, nel 1936, dipinge il suo primo quadro intitolato “Nonna Carolina”, ora conservato alla GAM di Torino. Risale alla prima metà degli anni Quaranta lo spostamento di casa in via Napione 15, un alloggio mansardato dove l’artista avrebbe lavorato e vissuto fino alla sua scomparsa. Qui avrebbe maturato contatti anche con Casorati e la moglie Dafne, oltre che con altri intellettuali. Entrata in contatto e amicizia con Paola Levi Montalcini, Italo Cremona e Albino Galvano, di Carol Rama si ricordano l’esposizione collettiva del 1946 presso la Galleria del Bosco, insieme a Casorati tra gli artisti. Espone fino agli anni Ottanta in tutta Italia, diventa maggiormente nota al pubblico conseguentemente alla mostra del 1985 a Milano curata da Lea Vergine. Da quella data si sarebbero susseguite importanti personali dell’artista in Italia e all’estero. Carol Rama muore a Torino il 24 settembre 2015.

Museo Accorsi-Ometto – Via Po 55, Torino

Info: info@fondazioneaccorsi-ometto.it

Telefono: 011 837688

Mara Martellotta

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