LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo
Si moltiplicano, e per fortuna, le iniziative sulla presenza politica e pubblica dei cattolici. O meglio, per essere più precisi, sulla presenza e sul ruolo dei cattolici nella politica del passato. Si tratta, prevalentemente, del ricordo dei leader democristiani attraverso la pubblicazione di libri o pamphlet o della rilettura di esperienze politiche quasi sempre riconducibili ad una stagione storica che ha visto e registrato il protagonismo politico indiscusso dei cattolici italiani sulla scena pubblica.
Ora, per non continuare a rifugiarsi nel passato, è di tutta evidenza che a fronte di quella straordinaria stagione che si è snodata per vari decenni, fa da contraltare una fase – quella attuale – dove si registrano, purtroppo e forse anche inspiegabilmente, atteggiamenti caratterizzati dalla testimonianza, dal ricordo e dal rimpianto. Categorie decisamente importanti ma che, al contempo, denunciano una sostanziale impotenza dei cattolici nei confronti della politica contemporanea. Una impotenza che campeggia nei molti convegni che vengono organizzati nella vasta periferia del nostro paese e che stenta, per ragioni complesse e molto articolate, a trasformarsi in una concreta iniziativa politica. Certo, si tratta di un tema che non può essere affrontato con criteri banali e superficiali, ma è indubbio che non possiamo non dire che, dopo la decisione di chiudere l’esperienza – scelta forse troppo affrettata e non sufficientemente meditata – del Partito popolare italiano, la presenza organizzata dei cattolici si è andata progressivamente disperdendosi sino al punto di diventare del tutto irrilevante. Almeno sotto il profilo politico, culturale e anche programmatico. Certo, la cultura e la tradizione del cattolicesimo popolare e sociale continua ad esserci in alcuni partiti attraverso la presenza attiva di esponenti che, seppure con molte difficoltà e contraddizioni, si rifanno a quel filone di pensiero.
Ma è di tutta evidenza che si tratta di apporti che, nella migliore delle ipotesi, si riducono ad essere delle vere e proprie foglie di fico rispetto al progetto politico e culturale complessivo del partito di riferimento. Ed è anche per questa ragione, semplice ma essenziale, che la presenza di questa tradizione e di questa definita e precisa cultura politica fanno notizia solo quando vengono ricordate le gesta, le iniziative e il magistero dei grandi leader e statisti democratico cristiani del passato. Certo, oggi non ci sono più i partiti identitari e con l’avvento dei partiti plurali – anche se, il più delle volte, si riducono ad essere partiti personali o del capo – sono molte le culture e le sensibilità politiche che contribuiscono a costruire e a definire l’identità e il progetto stesso dei partiti. E sono anche queste le ragioni che portano ad attenuare una presenza politica autonoma ed organizzata dei cattolici italiani, malgrado le decine e decine di esperimenti locali e nazionali – tutti puntualmente falliti a livello politico ed elettorale – che si sono succeduti i questi ultimi anni.
Ecco perchè, e senza alcuna presunzione, al di là di continuare ad escogitare strumenti organizzativi che siano in grado di rappresentare e ricomporre la maggioranza dei cattolici che hanno una comune e spiccata sensibilità politica, la vera scommessa oggi è quella di saper contribuire a ricostruire un progetto politico e di governo che non sia eccessivamente lontano da ciò che ci hanno trasmesso i leader e gli statisti del cattolicesimo politico del passato. Sarebbe, questo, già uno straordinario e qualificato passo in avanti sulla strada di un rinnovato protagonismo politico e culturale dei cattolici popolari e sociali. Senza illusioni e senza velleitarismi.
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