Debutta al teatro Gobetti martedì 22 ottobre alle 19.30 la pièce teatrale “L’origine del mondo, ritratto di un interno”, scritto e diretto da Lucia Calamaro, che ne ha curato anche le scene, i costumi, il disegno e le luci.
Lo spettacolo indaga la coscienza di una persona in lotta con la depressione, ed è prodotto dal Teatro di Roma, Teatro Nazionale, è interpretato da Concita de Gregorio, Carolina Rosi e Mariangeles Torres.
“L’origine del mondo, ritratto di un interno” rimarrà in scena al teatro Gobetti per la stagione in abbonamento dello Stabile di Torino fino a sabato 26 ottobre prossimo.
Fin dagli esordi la scrittura di Lucia Calamaro ha infranto diversi tabù. A quindici anni dal debutto “L’origine del mondo” si conferma un classico teatrale dei nostri tempi, uno di quei testi intorno al quale si sono addensati un immaginario e un riscontro fortissimi.
“Di fronte al tempo- racconta la regista Lucia Calamaro- alle crisi, alle mutazioni esistenziali. Magari sotto pressione, impotente, spesso isolato. Comunque inadeguato al rapporto, ma lo stesso presente. Decisamente depresso e si vede, uno fa fatica, però vive, trova strategie, si inventa. Si tratta di reagire. O al meglio adattarsi. Come si sta si fronte alle cose, quando peggio del rapporto con Uno, c’è solo il rapporto con gli altri? Lo sappiamo? Lo possiamo sapere? Esiste un Io generico guida? Non so, non mi pare. Da qui non mi azzardo alla teoria. Passiamo allo studio di un caso. Concita vive in un temporaneo autoricovero, lo ha scelto e non esce più. Da qui, dalla tana constata che lei di umano ne conosce veramente solo uno, convivono nello stesso corpo e a volte si distrae anche da lui. Se lo perde non lo capisce. Questa relazione fluttuante e disattenta spesso fa sì che non si ritrovi a essere contemporanea neanche a se stessa. Un convivente, anche lui familiarizzante con l’umano di Concita, la richiama a lei e al tempo, la figlia Alice, che rappresenta il suo Atlante domestico. Tanto che a volte uno si chiede chi ha messo al mondo chi. Nella casa in cui si muove con sua figlia, temporaneamente rinchiuse in cerca di un senso latitante, appaiono figure della soglia, abitanti del dentro-fuori che irrompono e agiscono. Figure queste tutte animate dalla stesa volontà, tirarla fuori. Si avvicendano sulla scena, strappando alla loro intimità duettistica, l’analista di Concita e sua madre Lucia. Gente che sta più fuori che dentro, ma a volte anche troppo dentro troppo fuori.
Ma che ne sanno loro della fatica necessaria a sondare gli intrecci traumatici nascosti nelle geometrie del profondo? Indago la coscienza di una persona in lotta con la depressione. Ne uscirà ma non sarà facile. […] Esploro gli stati d’animo mortificati di una figlia adultizzata, la sua assenza di modelli, la sua tenacia, tratteggio l’indifferenza, la rabbia e l’impotenza di tutti gli altri, di quelli che si trovano a gestire una persona depressa ma non si sa come. Intanto diversamente, ma certo si vive. In fondo da cosa è composta la vita di un essere umano? Un corpo e il suo andazzo, una mente e i suoi rovelli, le cose e la necessità di gestirle e poi gli altri, tutti gli altri, sotto forma di affetti , rivali, problemi, salvezza, ristoro, legami, vantaggi, limiti”.
Gobetti, via Rossini 8 Torino
Teatro di Roma, Teatro Nazionale
Orario spettacoli martedì giovedì e sabato ore 19.30, mercoledì e venerdì ore 20.45.
Mara Martellotta
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