St Claus Joans, “Isole di luce” al museo MIIT

Dal 20 settembre al 6 ottobre prossimo la mostra personale

 

“Joans- spiega il curatore della mostra e direttore del museo MIIT, Guido Folco- è un esploratore del nuovo mondo di questo terzo Millennio ricco di sfide per l’uomo, per l’ambiente e per il mondo. Il suo viaggio nell’arte contemporanea percorre sentieri inesplorati, lo conduce a incontri inaspettati, sorprendenti, con materiali, idee e nuovi media.

Dall’antichità al contemporaneo la luce ha sempre assunto molteplici simbologie e significati e così è anche oggi per il maestro che, attraverso di essa, elabora il suo linguaggio maturo, originale, a metà tra simbolo, fantasia e realtà.

Dalla sacralità del Sole delle primordiali civiltà alla visionaria interpretazione medievale del divino, dallo sguardo intimista e drammatico del Caravaggio alle abbacinanti atmosfere dei vedutisti, fino alla moderna scomposizione ottica del pointillisme e alle vibrazioni cromatiche e tonali dell’impressionismo, la luce ha rappresentato per l’arte il corrispettivo del divino, della ricerca interiore dell’Essere e della spiritualità.

La contemporaneità ha poi stravolto tali concetti, li ha fatti propri ma in maniera anticonvenzionale. Si possono citare come esempio i quadri specchianti di Michelangelo, Pistoletto, gli Ambienti Spaziali di Lucio Fontana e gli igloo di Mario Merz, in cui natura e tecnologia si fondono in un dialogo serrato, basti pensare alla Neon Art di Dan Flavin, in cui l’artista celebra la purezza sintetica della luce, fino a giungere a Bruce Nauman e ai suoi alfabeti contemporanei, che creano percorsi linguistici tra assonanze e spirali di luce, o a James Turrell, che gioca con la percezione visiva, tra spiritualità e meditazione.

Joans è un maestro internazionale dal talento cristallino seguito da Art Deposit, propone un percorso trasversale e unico, che guarda all’antico, all’arte totemica e primordiale, scardinando alcuni assiomi primari come la purezza della forma e dei volumi, in lavori spesso scomposti, deflagranti in mille schegge di luce e di materia, oppure interpretando a suo modo i concetti fondanti dell’arte quotidiana, dalla Pop Art all’arte cinetica. Questi concetti sono sempre in bilico tra moda, design, ricerca e sperimentazione .

La luce per Joans è un linguaggio primario che scaturisce dai materiali, dall’alluminio riflettente come dal policarbonato, dai LED e dai pvc, dall’acciaio e dai polimeri che ne esaltano la struttura sintetica, lineare, modulata in assemblaggi scultorei dal potente impatto visivo e emozionale.

Per Joans l’arte digitale, con il suo effimero quanto potente messaggio, rappresenta un ulteriore strumento di confronto con l’attualità, con le tematiche eterne dell’esistenza, tra passato, presente e futuro. Nella sua arte vi è un forte richiamo allo spazio, all’ambiente che crea un tutt’uno con le sue creazioni. Nascono così “Omaggio a Gaudì”, Pony Mirò, lo Snakemobile, l’Arcabarbarca, il Mississipiboat e molte altre invenzioni geniali, quasi leonardesche nella loro composizione, tra design, ricerca della bellezza e utilizzo quotidiano.

Le Superlight sculture e la serie Shell fondono policarbonato, resine, acciaio, inox, led tanto da creare isole di luce verticali, simili a moderne cattedrali gotiche in cui la luce si fa mistero, significato, espressione sacrale, ma anche divertimento, scommessa sulle nuove frontiere che avvicinano sempre più i confini dell’arte e dell’arredo. Joans reinterpreta a modo suo anche la moda, con la serie Shoes, ironiche e scanzonate sculture calzature, scomposte e formate da elementi trasparenti, oppure da assemblaggi inaspettati. L’artista è poi da sempre affascinato dall’arte totemica, che trasforma, attraverso l’utilizzo sapiente della luce, in lampade e presenze simbolo di una divinità contemporanea.

I suoi Guardiani della Luce paiono automi alla ricerca dell’utopia della bellezza. I loro nomi sono quelli delle isole del mar Egeo o dello Ionio e sui loro scudi è riprodotto il profilo topografico dell’isola, sul dorso della scultura l’artista ha inciso le coordinate nautiche per raggiungerle. Le sculture eoliche sono espressione di un ulteriore linguaggio per Joans, che si confronta con le installazioni monumentali, cinetiche, policromatiche, immerse nella luce, nel cielo, nell’ambiente a formare strutture immaginifiche e visionarie”.

“Claud Joans – ha affermato il critico Philippe Daverio – è un genio primordiale e totemico come un uomo del domani. Quando lavora le materie plastiche, le scolpisce, le tinge, le arricchisce, le Illumina di colori e anima con il pretesto utilitaristico di trasformarle in corpi illuminati. In realtà le sue opere rappresentano vere e proprie sculture dove si unisce l’arte di estrazione e l’aggiunta, secondo la migliore tradizione del Cinquecento. Claus Joans utilizza i principali temi energetici nei suoi lavori, con lo scopo di trovare un modo alternativo e rinnovabile dell’utilizzo dei materiali. Qualsiasi tecnica è utilizzata al massimo della sua immaginazione per dar voce solo alla creatività “.

Museo MIIT Corso Cairoli 4

Mara Martellotta

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