Perché ricordare Berlinguer quarant’anni dopo

Addio Enrico, un addio che dura da quarant’anni. A Roma ai tuoi funerali milioni di persone. Li’ (veramente e realmente) c’era il popolo. Ma non è tempo di polemiche.

Continua ad essere tempo di paragoni con quel passato sempre “vincente” su questo presente. Dove la morte di Enrico Berlinguer lo portò dalla Storia e al mito. Allora era tutto diverso. Giorgio Almirante rese omaggio alla salma. Ricevuto da Giancarlo Pajetta espulso a 16 anni da tutte le scuole del regno perché antifascista. Scortato dagli sguardi dei compagni nessuno dei quali osò contestarne la presenza.

Proprio vero, altri tempi. Enrico Berlinguer ci tentò di portare tutti i comunisti  alla via democratica al socialismo appunto per via democratica. Ebbe coraggio nel dire che  la spinta propulsiva della rivoluzione di ottobre si è esaurita. Ebbe coraggio nel sostenere che si trovava meglio sotto l’ombrello protettivo della Nato. Del resto non è una novità ed ora una certezza: nel 1973 i comunisti bulgari e sovietici cercarono di ammazzarlo.

Colpevole di aver inventato l’Eurocomunismo.
A suo modo previde la caduta del muro di Berlino. Ma fu sempre comunista fino al suo midollo. Intimamente convinto delle storture e negatività del sistema capitalistico. Campione di moralità che lo portò  anche ad un isolamento. Non accettava la ” baldanza ” di Bettino Craxi. L’omicidio di Aldo Moro lo privo’ del principale interlocutore per realizzare appieno l’alternanza democratica nel nostro paese.

Popolarissimo tra gli iscritti e votanti con prestigiosi apprezzamenti degli avversari politici. Persino l’avvocato Gianni Agnelli ne ebbe parole di apprezzamento in vita. Il suo stile sobrio e pacato in qualche modo ti rapisce rassicurando l’interlocutore.  Ma non tutti nel pci erano schierati con lui in modo incondizionato. Pochi ricordano che l’ultima direzione prima del voto europeo venne, di fatto, messo in minoranza. Giorgio Napolitano non ci stava ad una totale rottura con il partito socialista di Bettino Craxi.

La maggioranza della direzione fu con Napolitano e non con Berlinguer.  Contraddizioni? Sì, ma del resto si sa che la Storia non è una linea diretta e le contraddizioni fanno parte della nostra vita e dunque,  anche della Storia con la esse maiuscola. Titolo dell’Unità a caratteri cubitali: ADDIO.

Per noi rimane Ciao Enrico.  Con una sorta di irraggiungibilità per questa coerenza ed intransigenza morale.  Ciao Enrico, impossibile dimenticarti.

PATRIZIO TOSETTO

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