5.000 ingressi registrati al Museo Nazionale del Risorgimento, 24 produttori coinvolti, 40.000 degustazioni di vermouth, e oltre 500 bottiglie acquistate al termine della rassegna. I numeri confermano il successo della prima edizione del Salone del Vermouth che tornerà nel 2025.
Il Vermouth, base per la maggior parte dei cocktail più rinomati, si sa, nasce a Torino a fine Settecento, cavalca un periodo d’oro tra Ottocento e Novecento e poi, per questioni di marketing, viene quasi relegato sul ripiano meno visibile dello scaffale di vini e liquori. O meglio, tutti lo usano ma nessuno lo nomina. Potenza dei brand che hanno imposto il loro nome e che alla parola Vermouth hanno sostituito il nome del cocktail o della bevanda imbottigliata nell’immaginario comune.
Cosa succede però se la città decide di dedicare una kermesse a un vino liquoroso esportato in tutto il mondo e di cui vanta illustri produttori? Dev’esser stata questa la domanda che si è posta Laura Carello, ideatrice e curatrice del Salone del Vermouth e dei progetti in ambito mixology MT Magazine e Mix Contest Italy Tour. “Abbiamo registrato un’affluenza importante da parte dei torinesi” ha dichiarato Carello. “L’evento ha superato le aspettative che avevamo, in termini sia di produttori che di pubblico, e sarà replicato nel 2025, nello stesso periodo. Al Museo del Risorgimento abbiamo avuto i grandi nomi, che hanno contribuito a scrivere la storia del vermouth in tutto il mondo, come anche le giovani aziende che muovono i primi passi nel mercato. Sorprendente vedere così tanti ragazzi interessati tra i visitatori, questo mi ha entusiasmato molto”.
Oltre 5.000 sono gli ingressi registrati al Museo Nazionale del Risorgimento, sede della due giorni di degustazioni e talk ospitate sabato 24 e domenica 25 febbraio; 24 sono stati i produttori coinvolti nella manifestazione, tra cui i giovani che hanno interpretato il vermouth in una maniera completamente nuova e innovativa, seppur nel rispetto del disciplinare di produzione. Oltre 40.000 sono state le degustazioni di vermouth, che hanno aiutato il pubblico a conoscere ogni singola azienda, ad apprezzare le differenze stilistiche e di prodotto, e scegliere quale vermouth portare a casa, facendo registrare un totale di oltre 500 bottiglie acquistate al termine della rassegna.
Grande è stato anche il successo nella sala talk, nella quale si sono tenuti sette appuntamenti tutti sold-out, per un totale di 500 ingressi e di 20 professionisti coinvolti, tra produttori, esperti del settore, brand Ambassador, bartender e chef.
Più di 30 partner hanno confidato nel successo dell’evento ben prima dei numeri di pubblico e di stampa, che ne ha scritto in oltre 150 articoli a livello nazionale, trasmettendo l’evento su 4 network televisivi locali e nazionali. Insomma, grazie al Vermouth Torino è tornata protagonista per una settimana a livello nazionale.
Anche il Fuori Salone del Vermouth è andato oltre le aspettative. Nei cinque giorni che hanno anticipato l’evento al Museo Nazionale del Risorgimento, da lunedì 19 a venerdì 25 febbraio, sono stati coinvolti 19 cocktail bar, che hanno proposto drink list dedicate, di cui 14 hanno partecipato al Vermouth Contest Special Edition di martedì 20 febbraio; 10 sono stati i ristoranti coinvolti, 9 dei quali hanno ospitato cene a tema, tutte sold out, con una partecipazione media di 50 persone. Oltre 3.000 sono stati i cocktail consumati a base vermouth, 10 le masterclass e le guest dedicate nei cocktail bar e 2 le location coinvolte a Torino, il Museo Carpano e il Museo Lavazza, con visite dedicate e proposte di degustazioni e miscelazione con il vermouth.
Le cene gourmet con piatti abbinati al Vermouth hanno portato a tavola ospiti paganti e produttori che han raccontato come un’eccellenza tutta Piemontese ha varcato l’oceano e vanta appassionati in tutto il mondo. Grande affabulatore e commensale, al Ristorante Opera di Via sant’Antonio da Padova 3, Franco Cavallero, produttore di Ruchè e vini liquorosi, ha presentato, insieme al sommelier Carlo Salino, la sua produzione di Vermouth abbinata ai piatti dell’executive chef Stefano Sforza. Con un menu degustazione il Vermouth ha incontrato tradizione e innovazione, con un brasato cotto nel vermouth o olive intrappolate nel cioccolato bianco.
“Il vermouth non è una bevanda qualsiasi. È il simbolo di una città. O meglio, di un intero territorio – quello piemontese – che, se da una parte è fortemente radicato alla sua storia e alle sue tradizioni, dall’altra è in continua evoluzione” ha commentato lo chef Stefano Sforza. “Per questo motivo, quando mi hanno proposto di partecipare alla prima edizione di questa rassegna, ho accettato subito. Il mio obiettivo? Servire dei piatti raffinati e innovativi che sappiano dialogare con la drink list pensata dal nostro sommelier Carlo”. “Usato nella realizzazione di molti cocktail internazionali, ma bevuto anche in purezza, per lo più a fine pasto, il vermouth è uno di quei prodotti capaci di assumere mille sfumature gustative” ha aggiunto il sommelier Carlo Salino. “Abbinarlo ai piatti dello chef Sforza, sia come co-protagonista nei drink miscelati che come attore principale sulla tavola, sarà una sfida interessante”.
Con il salone del Vermouth ci diamo appuntamento al prossimo anno, anche se ristoranti e cocktail bar proseguiranno con le loro proposte in degustazione o alla carta. Noi possiamo invece passare al Salone del Vino che approda in città dal 2 al 4 marzo al Museo del Risorgimento e alle OGR.
LOREDANA BAROZZINO
Le foto:
1 e 2. Il salone del Vermouth al Museo del Risorgimento
3. La proposta di Opera
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