Coldiretti: “Le follie dell’Ue minacciano l’export di frutta da 12 miliardi”

 

Rimane aperta la lotta agli accordi di libero scambio che non garantiscono il rispetto del principio di reciprocità

 

 

Sul futuro dell’ortofrutta italiana pesano le folli politiche dell’Unione Europea, con un effetto dirompente sulle abitudini di consumo degli italiani e sui bilanci delle aziende agroalimentari.  È quanto denuncia Coldiretti a Fruit Logistica a  Berlino, per il summit con gli agricoltori giunti da tutta Europa sul futuro del settore che, nel 2023, ha visto segnare il record storico delle esportazioni, arrivando a sfiorare i 12 miliardi di euro, tra ortofrutta fresca e trasformata,  in aumento del 12% rispetto all’anno precedente, secondo una proiezione della Coldiretti su dati Istat.

‘La scelta Ue in materia di imballaggi – sottolinea Enrico Nada, vicepresidente di Coldiretti Piemonte con delega territoriale alla frutticoltura – apre aduna serie di problemi, dal punto di vista igienico sanitario, della conservazione e degli sprechi, che potrebbero aumentare anche costi per i consumatori e i produttori. Anche se nel corso del negoziato sono stati introdotti dei miglioramenti da parte della Coldiretti, la battaglia è ancora aperta. Grazie alla nostra manifestazione di Bruxelles è  stata ritirata la proposta di dimezzamento dell’impiego di fitofarmaci”.

II comparto frutticolo piemontese  vanta un fatturato di oltre 500 milioni di euro, con una superficie si 18479 ettari oltre 7 mila aziende. Per le mele la zona più  vocata è  quella che si concentra nella fascia prealpina compresa tra Cuneo e Pinerolo,  in cui si coltivano all’incirca 6 mila ettari di melo, che coinvolgono circa 4 mila imprese. La produzione piemontese di pesche è  di circa 2 milioni di quintali su una superficie di 4416 ettari e 3474 aziende.

“Resta aperta la lotta agli accordi di libero scambio che non garantiscano il rispetto del principio di reciprocità poiché serve che tutti i prodotti che entrano nella comunità europea rispettino gli stessi criteri sanitari, ambientali e di rispetto sulle norme di lavoro- affermano Cristina Brizzolari presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa, delegato confederale – Con i tagli degli italiani è diminuito il consumo individuale di frutta e verdura sotto la soglia minima di 400 grammi per persona, da mangiare in più volte al giorno  raccomandato dall’OMS ( Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) per una dieta sana. Un dato preoccupante che si riflette a cascata sul valore economico, occupazionale e ambientale del comporto della frutticoltura.

 

Mara Martellotta

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