IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Credo che questo sia per me l’ultimo articolo dedicato ai funerali di Vittorio Emanuele. In primis lodo la bella (e coraggiosa) intervista del mio amico Gustavo Mola di Nomaglio (da non confondersi con il professore di Torre Sangiorgio (Cn) che decise con pochi amici legati ad una associazione segreta la decadenza da principe ereditario di Vittorio Emanuele. Anche molto apprezzabile l’intervista dell’amico Alberto Turinetti di Priero. Poi vengono gli scarabocchi storicamente sgrammaticati di chi ritiene che il funerale del principe in Duomo sia un’offesa alla Sindone, dimenticando che la Sindone venne portata a Torino dai Savoia e che l’arcivescovo che non andrà ai funerali, è il custode del dono che fece Umberto II al Papa. L’ultima ostensione vide Vittorio e famiglia ricevuti in pompa magna dall’arcivescovo pro tempore. Dopo l’esilio Vittorio Emanuele venne ricevuto dalla presidente Mercedes Bresso in Provincia; duole apprendere che oggi la stessa Bresso parli con disprezzo del signor Savoia: appare infatti un po’ incongruente con il suo passato di donna ligia alle istituzioni. Un altro giornalista sportivo che si definisce anche scrittore, scrive che il principe venne a Torino solo nel 2003, dimenticando che il principe era in esilio per oltre 50 anni non certo per libera scelta. Ci vuole quello che Omodeo chiamo’ il senso della storia e allora vedremmo che Torino è città sabauda in ogni angolo salvo le Vallette, via Artom ed altri borghi. Sono i Savoia che hanno edificato Torino. Basta vedere il mostro del palazzo dei lavori pubblici davanti al duomo o la pur bella Torre Littoria, per rendersi conto di cosa invece i Savoia hanno fatto con Juvarra, Guarini e i Castellamonte a Torino su invito della dinastia. Senza dimenticare il Museo Egizio e la Galleria Sabadua. Su Veneria Reale e la reggia non c’ è bisogno di dire nulla. Anche un fazioso non dovrebbe essere così incolto da non sapere. E al vero cretino che obietta anche su Superga come luogo di sepoltura del signor Savoia bisognerebbe ricordargli che la basilica venne edificata dal primo re sabaudo Vittorio Amedeo II.
Anche chi con più rispetto propone i funerali alla Consolata, non considera che la basilica è di piccole dimensioni e che è legatissima ai Savoia, come dimostrano le statue delle due regine e il fatto che il principe Umberto andasse a pregare proprio alla Consolata. La chiesa che non osano proporre è il Santo velo che forse non viene più neppure usata per i fini per cui era costruita. Assumete tutti un po’ di lexotan e prendete atto almeno fino a sabato che Torino e’ inscindibile dai Savoia almeno fino al 1946. L’uomo di sinistra Umberto Levra avrebbe voluto Vittorio Emanuele a Palazzo Carignano nel 2020 per il bicentenario del suo avo padre della Patria su mia proposta. Anche Aldo Cazzullo ha riconosciuto che ai Savoia si deve il Risorgimento. Non fu cosa da poco: implicitamente nella loro critica radicale lo riconobbero anche Gramsci e Gobetti. La mia famiglia e la mia cultura storica mi indicano il rispetto. Se i miei avi o anche solo mio nonno e mio padre, leggessero cose diverse da quelle che scrivo si rivolterebbero nella tomba. Il vecchio Piemonte era sabaudo.
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Che Torino debba molto a Cavour ho qualche dubbio. Ben diceva Massimo d’Azeglio che Cavour ‘disfece il Piemonte e non fece l’Italia’. L’Italia unità fu un granchio enorme, denso di conseguenze negative. Sui Savoja glisso. Non ebbero quasi mai il senso dell’opportunità. Per non parlare di riconoscenze. E neppure un minimo di eleganza (la fuga di Pescara, Mussolini arrestato sull’uscio di Villa Savoja…). Nel 1814 ritorna da Cagliari il Povero Vittorio Emanuele I, senza un soldo. I nobili piemontesi avevano di fatto abbandonato la dinastia durante la dominazione napoleonca, quando i Piemonte era stato aggregato alla Francia (e magari ci fosse rimasto). Metternich letteralmente gli regalò al Congresso di Vienna l’ex Repubblica di Genova, oltre a ridargli tutti gli Stati che i Savoja avevano perso sui campi di battaglia. Carlo Alberto era sposato con una Asburgo, il figlio Vittorio Emanuele (poi Re d’Italia) pure. Ebbene che cosa fece? Iniziò una politica anti-austriaca… al solito cercando di far pagare il prezzo ad altri e rimanendo solo con gli utili. Cosa che riuscì al figlio dieci anni dopo….Purtroppo la storia non si può riscrivere…
En passant, Vittorio Emanuele III non solo benedisse lo sciagurato ingresso in guerra il 10 giugno 1940, ma presto ebbe la faccia tosta di chiedere a Mussolini che parlasse con Hitler per far avere all’Italia Nizza, Savoia (e pure, magari anche la Corsica)! Poi volle la Croazia, coinvolgendo Aimone d’Aosta, che non ne voleva sapere, ed il Montenegro, per il quale nessun nipote della Regina Elena volle correre l’avventura (salvando probabilmente le cuoia…). Certamente Torino è sabauda, so benissimo che a Torino non scoppiò mai una rivolta contro i sovrani (nel 1864 l’eccidio di piazza San Carlo fu un madornale errore di chi comandava gli Allievi Carabinieri). Però non chiudiamo gli occhi di fronte alla storia. Quella un po’ credo di conoscerla, essendomi pure laureato una volta con Luigi Firpo, l’altra con Franco Venturi, essendo stato ricercatore a Scienze Politiche, borsista della Fondazion Einaudi ecc. ecc.