Un pittore torinese contro il Sultano, una mostra in Duomo

Si infila a sorpresa in mezzo alla battaglia con un autoritratto e dipinge la liberazione di Belgrado dall’assedio degli Ottomani nel 1456 quando le bandiere della Mezzaluna minacciavano il mondo cristiano. L’artista torinese del Settecento Pietro Domenico Olivero (1679-1755) appare sul lato destro del quadro, con un manto rosso, la spada in mano e ai suoi piedi il suo amato cane, quasi coperto e protetto da Fra Giovanni da Capestrano, il vero protagonista dell’opera, un coraggioso frate francescano che con il vessillo crociato e il crocifisso in mano uscì dalla fortezza assediata e lanciò i cristiani contro i turchi che circondavano la città mettendo in fuga l’armata del sultano Maometto II che tre anni prima aveva conquistato Costantinopoli. Il religioso ebbe un ruolo importante nella battaglia, incoraggiò soldati e cittadini di Belgrado con le sue preghiere impegnandosi per la libertà dei cristiani.
Con le sue parole infuocate affascinò una folla enorme di giovani, studenti, contadini, borghesi, religiosi, poveri, eremiti e mendicanti diventando l’anima della lotta. La battaglia di Belgrado del 1456 fu vinta da una coalizione serbo-ungherese contro gli Ottomani e ritardò di 70 anni l’invasione turca dei Balcani. Le campane delle chiese suonarono a festa per interi giorni e la notizia della vittoria esaltò l’Europa cristiana. Nato a Capestrano, paesino presso l’Aquila, il francescano Giovanni è stato proclamato santo dalla Chiesa nel 1690. Oggi il frate abruzzese è il patrono dei cappellani militari di tutto il mondo. “Giovanni da Capestrano alla liberazione di Belgrado” è una delle sei opere di Olivero, recentemente restaurate, provenienti dalla Chiesa di San Tommaso ed esposte in via eccezionale in Duomo per pochi giorni, fino all’11 febbraio, negli orari d’apertura della cattedrale, in attesa di trovare una sede adeguata. Si tratta di sei dipinti a olio su tela con le storie di Santi Francescani commissionati nel 1731 a Olivero dai Frati Minori per l’antica chiesa di San Tommaso. Le tele era ridotte assai male, annerite e poco comprensibili, il delicato intervento di restauro le ha riportate all’originario splendore. Oltre alla liberazione di Belgrado, nella navata laterale destra del Duomo si ammirano altre cinque opere di Olivero, l’estasi di San Francesco d’Assisi, Francesco che muta l’acqua in vino, San Salvatore da Horta risana gli infermi, il miracolo della mula di Sant’Antonio da Padova e Sant’Antonio che predica ai pesci. Il restauro è stato fortemente voluto da don Carlo Franco, ex parroco del Duomo, musicista e direttore del Museo diocesano, scomparso un anno fa e proprio a lui è dedicata la mostra. Pittore dei Savoia, Pietro Domenico Olivero nacque e morì a Torino, subì l’influsso dei pittori olandesi e fiamminghi attivi in città alla fine del Seicento. È ritenuto tra i principali autori italiani della pittura bambocciante, scuola pittorica cresciuta a Roma nel XVII secolo.
                                                                      Filippo Re
nelle foto:
“San Francesco muta l’acqua in vino” opera di Pietro Olivero
“San Giovanni da Capestrano alla liberazione di Belgrado” opera di Pietro Domenico Olivero
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