Definito “un bene comune” dal sindaco Lo Russo, il centro sociale di Corso Regina Margherita 47 si avvia verso una nuova vita nel segno del dialogo e della cultura. Tra i garanti, anche Max Casacci dei Subsonica.
Nonostante ci fosse chi ne auspicasse sgombero e chiusura, all’insegna della cosi detta “linea dura” il sindaco e l’amministrazione Lo Russo hanno approvato un piano per garantire al centro sociale uno spazio dove poter continuare dibattito politico ed eventi culturali. A farne da garante, tra gli altri, Max Casacci che sulla sua pagina Facebook scrive:
“La Città di Torino si oppone allo sgombero dell’Askatasuna: un atto coraggioso, per nulla scontato.
Questa mattina la Città di Torino ha presentato una delibera che avvia un processo di progettazione partecipata, consentendo di considerare lo spazio del Centro Sociale Askatasuna “bene comune” da mettere a disposizione della comunità locale in base a regole condivise.
Questo processo porta alla costituzione di un comitato promotore con il sostegno di personalità garanti, tra le quali figurerà anche il mio nome. Sarò quindi a disposizione dello spazio, insieme ad altri, per co-progettare momenti di cultura, aggregazione e libertà espressiva.
L’iniziativa, in completa controtendenza rispetto a richieste e pressioni conformi all’attuale clima politico nazionale, accoglie anche alcune forti sollecitazioni da parte mondo musicale, che si era espresso con una lettera aperta indirizzata alla Giunta.
Nel documento si invitava la Città a non allinearsi alle richieste di sgombero di uno spazio libero e alle politiche repressive messe in atto con l’insediamento del nuovo Governo.
Questa iniziativa rafforza e sottolinea il valore sociale e culturale di Askatasuna che trovandosi in Vanchiglia -uno dei borghi a più alta densità di creatività della città- potrà rappresentare sempre di più un presidio, un polo aggregativo per linguaggi sotterranei e culture giovanili molto attive in città, elevando il livello di un quartiere identificato troppo spesso con gli effetti del disagio della movida notturna.
Questa scelta coraggiosa, che innescherà innumerevoli attacchi politici a livello locale e nazionale, potrà essere motivo d’orgoglio per la Torino che si riconosce nel pluralismo, nella tolleranza e nella libertà di espressione e quindi anche di dissenso. Almeno per me e per molti musicisti che hanno sostenuto queste posizioni, lo sarà.”
Dialogo, non repressione. E che Torino sia di esempio anche in questo.
Lori Barozzino
(Foto Museo Torino)
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