Il cubo gastronomico torinese e le sue facce

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ITINERARI E SORPRESE TORINESI

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Lunghe code ogni mattina in piazza Carignano, una delle piazze più maestose di Torino, cinquanta sessanta persone in attesa, non solo per il ben noto museo del risorgimento, ma anche dal lato opposto, davanti al bar “Farmacia del Cambio” per il Cube Croissant. Una specialità nata all’estero, ma reinventata divinamente dallo chef del Cambio Matteo Baronetto.
Del Cubo chiamato anche  Kubik, ne vengono sfornati giornalmente 150-200 pezzi, ciò nonostante anche i torinesi più fedeli dicono di averlo sempre dovuto prenotare almeno un mese prima perché se no è quasi impossibile riuscire ad accaparrarsene uno. Questo ed il fatto che sia diventato virale su social come Tik Tok o Instagram lo rende ancora più desiderabile.
Il Cubo torinese nasce nel 2019 quando Matteo Baronetto nonostante la varietà delle sue paste,  non soddisfatto, decise di creare qualcosa di nuovo. Prese degli stampi quadrati per tortini salati e ci mise all’interno l’impasto per le brioches, una volta cotto si rese conto della croccantezza fuori e morbidezza all’esterno, caratteristiche uniche per un croissant. Decise così di farcirlo con una crema molto particolare, con bacche di vaniglia pure. Il cube croissant è davvero qualcosa di molto particolare, l’impasto esterno più dolce e croccante ricorda le brioches francesi di alta pasticceria, all’interno la fragranza dell’impasto diventa la nota di punta, a completare un cuore di fresca crema pasticciera che profuma di vaniglia e lo rende unico.
Il Cubo diventa uno dei simboli di Torino ricordando infatti i san pietrini presenti sulla pavimentazione del centro Città.
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L’ORIGINE DEL CUBE CROISSANT
L’origine del Cubo è incerta, si dice che potrebbe essere nato in Svezia dallo chef Bedros Kabranian, quest’ultimo lo chiamò Crube (ovvero cubo) croissant e riferì di numerosi tentativi prima di riuscire a fare un poligono perfetto la sfoglia infatti nel forno raddoppia le sue dimensioni e spesso non è uniforme da tutti i lati. Tutto ciò finché non ebbe l’intuizione di prendere degli stampi completamente sigillati e riempirli solo all’85% così che potessero lievitare e non perdere la forma.
Altra possibilità è che potrebbe averlo creato il pasticcere francese Cedric Grolet che iniziò a creare torte a somiglianza del cubo di Rubik, vere opere d’arte molto in voga anche nei matrimoni, si dice però che per due piccole paste si arrivi oggi fino a 40 Euro.
Esistono in giro per l’Italia anche altre versioni molto simili al cubo torinese, come ad esempio il Cubo Maritozzo ripieno di panna di Fabrizio Fiorani, noto pasticcere romano. A Milano il Kubo della pasticceria Clea ripieno con una fragorosa crema pasticciera e caramello salato. Ne esistono di vari gusti e sono di dimensione ridotta rispetto al Cubo torinese.
Anche in molte pasticcerie dell’estero troviamo questa specialità, come a Londra, dove vi è il “Cube Croissant” di Le Deli Robouchon al cioccolato e di varie misure.
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PERCHÉ  SIAMO ATTRATTI DALLE NOVITA’
I social hanno reso queste nuove brioches famose in tutto il mondo, il gusto è molto simile a quelle classiche di alta pasticceria, eppure siamo tutti attratti dalle novità soprattutto quando in tanti ne parlano. Questo perché quando vediamo e sentiamo continuamente parlare di qualcosa tendiamo a uniformarci con il pensiero comune e a pensare “se l’hanno provato loro devo assolutamente provarlo anche io”. Moltissimi giovani confermano che volevano fortemente provare il Cubo perché va di moda e per poter postare anche loro la foto e diventare così di tendenza. Quando qualcosa è di moda tendiamo a volerlo anche noi, sicuramente il trend del Cubo è molto valorizzante per la città di Torino e data la location, la qualità degli ingredienti e l’indiscussa bontà, lascia a chi lo assaggia un ricordo indelebile e la pubblicità lo ha sicuramente reso ancor più noto.
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I TORINESI FANNO COLAZIONE CON IL CUBO?
Da numerose interviste ai cittadini torinesi emerge che il Cubo spesso viene preso anche come merenda accompagnato da un tè caldo, perché molte persone con la frenesia del mattino tendono a non fare colazione, il nutrizionista torinese Davide Garetto ci conferma questa mancanza. Secondo il Dott. Garetto “fare colazione è fondamentale non solo per attivarci metaforicamente e per fornirci la giusta energia per affrontare la giorntata, ma ci permette di arrivare ai pasti principali non troppo afffamati, evitando quindi di cadere nell’errore di consumare pranzi abbondanti e nutrizionalmente sbilanciati”. Secondo il nutrizionista il Cubo e brioches similari possono essere adatti alla colazione una volta alla settimana.
Emerge inoltre che i torinesi, ma non solo, difficilmente vanno al bar a far colazione da soli, questo perché inconsciamente o per abitudine noi vediamo luoghi quali il ristorante o il bar come luoghi di convivialità, di svago con amici, ci andiamo in compagnia per una pausa o un pranzo di lavoro o come riferimento per un incontro e se proprio siamo soli ci andiamo per un fugace caffè al banco, raramente per puro piacere di concedersi un momento riservato e speciale.
Sicuramente sedersi in una magnifica location qual’è piazza Carignano,  gustandosi il Cubo e bevendo un buon cappuccino potrebbe essere una speciale coccola personale da non sottovalutare, perché tutti abbiamo bisogno di amarci un po’ di più.
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Noemi Gariano
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