Carceri, il ruolo delle Regioni

Richiamare l’attenzione dei rappresentanti delle istituzioni sui compiti loro affidati in materia di gestione dell’esecuzione penale. È questo l’obiettivo dell’incontro Carcere: il ruolo delle Regioni, che si è svolto nel pomeriggio al Circolo dei lettori di Torino, promosso dal Garante regionale delle persone detenute Bruno Mellano in collaborazione con la Conferenza nazionale dei Garanti territoriali in concomitanza con il Festival delle Regioni.

“Come garanti delle persone detenute che hanno l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita, di lavoro e di dignità delle comunità penitenziarie – ha sottolineato Mellano – sentiamo la necessità di richiamare l’attenzione dei rappresentanti istituzionali e dell’opinione pubblica ai compiti che il quadro normativo vigente, fin dal 1975 e spesso in modo esclusivo, mette in capo alle Regioni nella gestione del carcere contemporaneo”.

“Le Regioni hanno un ruolo imprescindibile nell’esecuzione penale – ha spiegato – e i detenuti hanno diritto soggettivo ad essere trattati dignitosamente, curati e istruiti”.

Il portavoce della Conferenza nazionale Stefano Anastasia ha denunciato che la situazione carceraria è difficile a causa del sovraffollamento e che nel 2022, con 85 suicidi, si è toccato il record degli ultimi vent’anni.

“Per promuovere occasioni di rieducazione – ha aggiunto – occorre sviluppare politiche territoriali capaci di dar vita a percorsi nei quali le Regioni devono farsi parte attiva. Da esse, infatti, dipendono per esempio l’assistenza sanitaria e le politiche sociali e del lavoro. Fondamentale, inoltre, è la capacità della società civile di accogliere e di aiutare i detenuti a reinserirsi”.

Emilia Rossi del Collegio dei Garante nazionale ha evidenziato “la presenza di gravi carenze, soprattutto in ambito sanitario, dove le Regioni, concordando linee comuni in Conferenza delle Regioni, potrebbero essere decisive. Regioni, enti territoriali e società civile possono inoltre offrire un importante contributo in tema di opportunità di vita, di reinserimento lavorativo, di istruzione e formazione a chi esce dal carcere”.

“Va infine preso atto – ha concluso Rossi – che il rischio suicidario aumenta nel momento del rientro in società, una disperazione comune a molti ex detenuti, legata al mancato inserimento nella vita reale”.

Sono inoltre intervenute la vicerettrice dell’Università di Torino Laura Scomparin e il provveditore dell’Amministrazione penitenziaria del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta Rita Monica Russo.

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