L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Alexandra Lapierre “La donna dalle cinque vite” -edizioni e/o- euro 25,00

Alexandra Lapierre si riconferma biografa eccezionale, capace di rendere accessibili, avvincenti e scorrevoli le vite complicatissime di grandi personaggi dimenticati dalla storia. Qui ricostruisce in un’opera monumentale – ben documentata (per 3 anni ha rovistato nelle biblioteche di mezzo mondo) e romanzata magnificamente- la storia di Mura Zakrevskaja. Affascinante aristocratica ucraina che attraversò pagine importanti del Novecento; forse fu anche una spia, sicuramente la musa di Gorkji e Wells.

L’autrice individua 5 fasi nel suo percorso, che equivalgono ad altrettanti romanzi.

A partire da quando nasce, a fine Ottocento, in una nobilissima famiglia russa; ultima figlia di Sua eccellenza Zakrevskij proprietario terriero (di foreste, villaggi, distillerie e raffinerie di salnitro) e padrone di 2000 anime. La madre è una baronessa, detta “la vipera”, donna fredda e dal carattere impossibile.

Mura cresce nel castello barocco tra tate e precettori; a 13 anni padroneggia già 5 lingue. Bellissima e intelligente brilla nell’alta società tra feste e balli a San Pietroburgo alla corte dello Zar.

Quando il padre viene fulminato da un infarto e il suo patrimonio va tutto alla massoneria, ripianare debiti e ipoteche tocca alla “vipera” che sistema le figlie in matrimoni discutibili. A 17 anni Mura sposa il nobile estone Jon Benckendorff, diplomatico a Berlino e riprende a frequentare il bel mondo; ma nonostante la nascita dei figli, non sarà un matrimonio d’amore.

Quando nel 1917 scoppia la rivoluzione russa il mondo della 24enne Mura viene stravolto. Dopo il brutale assassinio dei Romanov a Ekaterinburg, la Russia apre una pagina in cui sotto Lenin i nobili vengono perseguitati, cacciati e uccisi. Anche la vita di Mura è sulla soglia del baratro. Finisce tre volte nell’infernale carcere della Lubjanka; ma è abilissima e la scampa ogni volta, portandosi dietro il sospetto di essere una spia.

Si innamora perdutamente del diplomatico inglese Robert Bruce Lockhart, sposato e con la fama di avventuriero. I due diventano amanti e lui sarà il primo grande amore di questa istrionica eroina. Poi gli stravolgimenti storici li separano, lui torna in Inghilterra e se ne perdono le tracce a lungo.

Mura, rimasta in Russia, entra nel cerchio magico che ruota intorno a Maksim Gor’kij, fautore della rivoluzione, ma critico verso i suoi metodi brutali. E’ lui il fulcro di una sorta di comune-corte di accoliti che ospita, sfama e protegge. Il poeta vive insieme a ex moglie e amanti di turno. Lui ha 52 anni, Mura 27; lei scalza le altre donne e diventa il suo braccio destro, amante e musa, anche se tra alti e bassi.

Il terzo grande amore è il famoso scrittore H.G.Wells del quale diventa la compagna. La sua lunga vita è sempre ingarbugliata, sospettata dall’Occidente di essere una spia dei russi, che a loro volta pensano sia un’agente straniera; spesso in fuga da un paese all’altro, rischiando di essere uccisa. Sicuramente un’eroina piena di passione, ma all’occorrenza di grande sangue freddo, capace di mentire e sempre di salvarsi.

 

 

Angela Carter “La bottega dei giocattoli” -Fazi Editore- euro 18,50

In questo romanzo la scrittrice, giornalista e femminista inglese, morta nel 1992, imbastisce una storia di violenza e soprusi con al centro la protagonista Melanie.

La conosciamo nella beata ingenuità dei suoi 15 anni, davanti ad uno specchio intenta a scoprire i cambiamenti dal corpo di adolescente a una nuova femminilità. La vita vira drasticamente con la morte improvvisa dei genitori in un incidente, che lascia Melanie, il fratello minore Jonathon e la piccolissima Victoria poveri in canna e con un destino incerto.

I tre vengono affidati allo zio Philip che di mestiere fa il giocattolaio ed ha un’anima crudele e nera. E’ sposato con la sottomessa Margaret, che vive miseramente e vestita di stracci. E’ rimasta muta dal giorno delle sue nozze e -forse per compensare il suo desiderio di essere madre tarpato dall’infertilità- in un orfanotrofio ha preso i fratellini Finn e Margaret, nel tentativo di salvarli da povertà e abbandono.

In casa dello zio Philip domina il terrore: è un Barbablù che comanda, picchia, insulta e maltratta. Per lui contano solo i giocattoli e i burattini che costruisce; agli altri, invece, riserva sopraffazione e violenza gratuite.

I più esposti sono Finn -che si ribella e viene costantemente malmenato- e Melanie, la cui femminilità in divenire costituisce un ulteriore elemento di pericolo. Nel breve romanzo c’è la cronistoria di continue ingiustizie perpetrate dall’orco sui più deboli: la moglie e i bambini. E tutto il libro ci fa vibrare di indignazione man mano che emerge la brutalità e la capacità di manipolazione del padrone di casa.

 

 

Percival Everett “Gli alberi” -La nave di Teseo- euro 20,00

In questo romanzo del poliedrico e famoso scrittore americano è centrale il tema del razzismo, narrato dalla genialità di Everett e dunque tra il pulp, il fantasy e il thriller.

La torbida vicenda è ambientata a Money, piccola comunità del Mississippi, dove ai giorni nostri avviene una serie di brutali omicidi. Vittime sono sempre dei bianchi ammazzati ed evirati brutalmente. Ogni volta accanto a quei corpi c’è anche il cadavere sfigurato di un uomo di colore; giovane che come per magia continua a sparire e poi ricomparire sulla scena del delitto successivo.

Tra scene cruente che ricordano i film di Tarantino, la vicenda si sviluppa attorno a questo incredibile mistero. Siamo nell’America rurale e razzista, lì 80 anni prima un ragazzo nero di Chicago, Emmmett Till, era stato linciato da due bianchi che poi lo avevano legato con del fil di ferro e gettato nel fiume, senza via di scampo. E’ un brutale caso di omicidio razzista realmente accaduto e qualcosa vorrà dire….

Dettaglio: gli alberi del titolo sono sia quelli a cui venivano impiccati i neri, che quelli genealogici delle famiglie del luogo che annaspavano in un mondo intriso di tristezza, sospetti e tanta discriminazione.

 

 

Nancy Cunard “Parallax” -De Piante- euro 18,00

Questa è la raccolta di poesie di Nancy Cunard: miliardaria, bellissima, poetessa, scrittrice, editrice ed attivista che incrociò le traiettorie di grandi personaggi del Novecento. Una vita intensa, scivolata verso un epilogo tristissimo con la brillante mente che si sfalda. Delirante, alcolizzata e scheletrica finì per aggirarsi sempre più sperduta per le vie parigine; invecchiata e distrutta precocemente, muore a 69 anni, in totale solitudine il 17 marzo 1965 all’Hospital Cochin.

Era nata a Londra il 10 marzo 1896, figlia di Sir Bache Cunard, erede dell’impero navale Cunard Line, e dell’americana Maud Burke sbarcata in Europa con una ricca dote, alla ricerca di un marito blasonato. Il matrimonio con Cunard le aveva aperto le porte dell’alta società; ma i due erano male assortiti.

Lui gentiluomo di campagna, felice nella sua tenuta di Nevill Holt nel Leicherstershire; dedito a caccia, pesca e a creare oggetti in oro, argento e ferro battuto. Lei più giovane di 20 anni, considerava la maternità «cosa bassa e infima», in compenso fu abilissima nell’aprire il suo salotto a membri della famiglia reale, personaggi politici della caratura dei coniugi Churcill, scrittori tra i quali Yeats, Pound e Maugham, pittori, scultori, musicisti,….

Nancy cresce con tate e servitù ed è una bambina molto dotata e solitaria. Quando ha 15 anni i genitori si separano e lei si costruisce un bagaglio culturale notevole, con studi in Germania e a Parigi. A farle un po’ da padre ed aprirle lo sconfinato orizzonte della letteratura sarà uno degli amanti della madre, il romanziere irlandese George Moore.

La sua vita è di per sé un intrigante romanzo, protagonista di svariate storie d’amore, tra vere e presunte. Fu ritratta da Man Ray in tutta la sua sfolgorante bellezza androgina; sguardo che trapassa l’anima, ricoperta fino al gomito dagli enormi bracciali africani per i quali nutriva un’autentica passione.

Aldoux Huxley la immortalò in due suoi romanzi, James Joyce era solito andare a trovarla quotidianamente ed Ernest Hemingway l’ammirava profondamente.

L’esordio letterario della Cunard è tra il 1915 -1916 con la prima poesia “Prayer”; mentre nel 1921pubblica la raccolta “Outlaws”, versi che parlano della sua filantropia e anticipano la futura militanza di donna anticonformista e libera.

Quattro anni dopo, il suo capolavoro “Parallax” viene pubblicato nientemeno che dalla Hogarth Press di Virginia e Leonard Woolf.

Il suo più grande amore fu Louis Aragon che iniziò a frequentare nel 1926, insieme al quale fondò la Hours Press, nella tenuta in Normandia acquistata con l’eredità paterna. Poi la relazione naufraga, lei si invaghisce del musicista afroamericano Henry Crowder, e Aragon tenta il suicidio.

Seguiranno altre relazioni, sempre innamorata di un uomo e della sua causa; sarà paladina dell’amore interraziale, si professerà amazzone comunista e viaggerà in lungo e in largo, sperperando il patrimonio, sempre alla ricerca di qualcosa che le riempia la vita.

 

 

 

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