Lottare per difendere il diritto all’istruzione delle donne afghane. Ne ha parlato ieri, nella sede della del Sereno Regis, Mina Sharifi, la ventunenne afghana, nel corso di un incontro a sostegno della petizione che lei, insieme a sua sorella che vive in Indonesia, ha elaborato per aiutare le donne del suo Paese con una raccolta firme sul web . Un’idea semplice ma efficace: una scuola online, che si potrà realizzare con connessioni satellitari che portino internet anche nei villaggi più remoti.Ad ascoltarla, tra gli altri, la vicesindaca Michela Favaro, l’assessore comunale Francesco Tresso e il segretario generale di Fondazione Compagnia di San Paolo Alberto Anfossi.
Mina, oggi vive a Torino ed è iscritta al secondo anno del corso di laurea in Informatica, all’Università di Torino, grazie a una borsa di studio del progetto Culture Builds the Future coordinato da Fondazione Emmanuel per le Migrazioni e il Sud del Mondo con Compagnia di San Paolo, Cassa di Risparmio di Torino e Campus X.
Con l’arrivo dei talebani, il 15 agosto 2021, la libertà delle donne è stata spazzata via dal regime oscurantista. Mina è stata obbligata a indossare l’hijab per la prima volta nella sua vita. All’improvviso ha provato l’umiliazione che tante generazioni di afghane hanno vissuto sulla loro pelle. Un incubo specie per chi, come lei e la sua famiglia, appartiene alla minoranza Hazara, da sempre perseguitata dal regime. “Milioni di ragazze e donne sono private dei diritti fondamentali, a partire da quello di poter frequentare una scuola o un’università” ha raccontato la studentessa. “L’istruzione è un’arma potentissima per sconfiggere il regime”, ha concluso.
I dati Unesco dimostrano che, attualmente, l’Afghanistan possiede uno dei tassi di scolarizzazione più bassi al mondo, in particolare l’80% di giovani donne e ragazze in età scolare sono fuori dalla scuola e l’accesso all’università risulta vietato dalle ordinanze delle autorità del Paese.
Lo scorso giugno Mina è stata ascoltata dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d”Europa dove ha relazionato sulla situazione del suo Paese e del suo popolo ed ha raccontato della sua vita universitaria a Torino. Mina ha chiesto dispositivi tecnologici di connessione satellitare in grado di fornire l’accesso a Internet anche nelle regioni più remote e meno servite per facilitare il circolo di informazioni e opportunità essenziali e l’istituzione di una scuola online in entrambe le lingue nazionali: Pashto e Dari. Questa iniziativa renderà l’apprendimento accessibile a diverse comunità in tutta la nazione, abbattendo le barriere linguistiche.
E dal capoluogo piemontese, che la studentessa considera la sua seconda casa, la sua battaglia si estende alle città europee: tra pochi giorni sarà al Parlamento islandese dove presenterà il suo progetto in difesa del diritto all’istruzione in Afghanistan.
Intanto sulla piattaforma Change.org la petizione ha già raccolto 1.800 firme.
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