L’Abbazia e i Cavalieri del fuoco sacro

Indossavano una tunica e un lungo manto nero con una croce azzurra cucita sopra il cuore e li chiamavano i Cavalieri del fuoco sacro. Anche se il nome incuteva a prima vista un certo timore non erano guerrieri armati in partenza per la Terra Santa ma pacifici e scaltri monaci che sul finire del XII secolo all’imbocco della Valle di Susa misero in piedi un complesso religioso-ospedaliero per assistere i pellegrini sulla Via Francigena e per curare i malati di herpes zoster, il terribile “fuoco di Sant’Antonio”, che cercavano aiuto e conforto nei santuari di Sant’Antonio Abate. Erano i canonici ospedalieri dell’Ordine medioevale di Sant’Antonio di Vienne, noti come Antoniani, chiamati anche “i cavalieri del Tau”, che nel 1188 crearono la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso a Buttigliera Alta, a una ventina di chilometri da Torino tra boschi e antiche cascine agricole. Le Precettorie erano domus medievali composte dalla chiesa con chiostro, le camerette dei monaci, l’ospedale, i magazzini per gli alimenti, fattorie e terreni agricoli. Il suono delle campane di Ranverso accoglieva pellegrini e mercanti che dai valichi del Moncenisio e del Monginevro, lungo il sentiero della Via Francigena, tra l’Abbazia di Novalesa e la Sacra di San Michele, scendevano verso Rivoli e Torino. In questo luogo di sosta, di riposo e di spiritualità c’era anche la foresteria per i viandanti e un piccolo ospedale di cui resta solo la facciata a capanna del ‘400 decorata con intarsi in terracotta, una sorta di lazzaretto per chi veniva colpito dal “fuoco” che, a quei tempi, mieteva molte vittime non esistendo una cura, un po’ come quando dilagava la peste. Fu il conte Umberto III di Savoia, nato nel castello di Avigliana, a donare ai monaci antoniani il terreno su cui costruire il complesso monastico. La Precettoria godette per secoli della protezione dei Savoia e, quando l’Ordine ospedaliero Antoniano fu soppresso e assorbito dall’Ordine di Malta nel 1775, passò all’Ordine Mauriziano cui appartiene ancora oggi. Sant’Antonio abate nacque in Egitto nel III secolo da genitori cristiani copti, ricchi mercanti, abbandonò ogni ricchezza per vivere da eremita dedicando la sua vita alla cura dei sofferenti. Morì a 105 anni. Gli Antoniani fondarono ospedali che si diffusero velocemente in tutta l’Europa grazie a rendite, elemosine e all’allevamento dei maiali. Nel Quattrocento assistevano migliaia di pazienti, oltre 4000, in centinaia di ospedali sparsi nel Continente. Nei dipinti Sant’Antonio viene sovente raffigurato vicino a un maiale il cui grasso veniva usato per tentare di bloccare l’herpes zoster. Negli stessi ospedali vennero isolati gli ammalati di peste quando il morbo si diffuse nella seconda metà del Trecento. La chiesa a Buttigliera Alta, costruita all’inizio del Duecento in stile romanico, assunse in seguito forme gotiche e fu ampliata e modificata nei secoli successivi. L’edificio religioso, così come l’Ospedaletto, fu dotato di una facciata a ghimberghe in cotto con pinnacoli per volontà del priore del tempo mentre il campanile gotico risale al XIV secolo. All’interno spiccano gli affreschi del torinese Giacomo Jaquerio, attivo nella prima metà del Quattrocento e ideatore del gotico internazionale in Piemonte e il Polittico della Natività con i Santi Rocco, Sebastiano, Antonio abate e Bernardino da Siena realizzato nel 1531 dal chivassese Defendente Ferrari come voto per volere di Moncalieri durante l’epidemia di peste di quell’anno. La Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso è un luogo di notevole interesse storico e artistico: quando si transita da queste parti è consigliabile fare una tappa qui, lungo la statale per Avigliana. È aperta da mercoledì alla domenica con orario 9,30 -13,00 e 14 -17,30.                    Filippo Re
nelle foto:
Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso (Buttigliera Alta)
Cavaliere del fuoco sacro o cavaliere del Tau
interno Abbazia con Polittico di Defendente Ferrari
facciata Ospedaletto
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