Lo Scià di Persia a Torino, 150 anni fa

E’ la sera del 24 luglio 1873, a Porta Nuova un uomo venuto dall’Oriente scende dal treno con il tradizionale copricapo conico e una lunga tunica decorata di perle, rubini e zaffiri. È lo Scià di Persia. Via Roma lo accoglie vestita a festa con bandiere e ghirlande, via Po, piazza Vittorio e la stessa via Roma illuminate con luci a gas e candele. I festeggiamenti sono grandiosi tra fuochi d’artificio e la musica tambureggiante delle bande militari. Tre reggimenti di fanteria, uno di cavalleria e uno di bersaglieri, attendono a Porta Nuova il monarca di Teheran.
Dalla stazione il corteo, scortato dai militari del Regio Esercito e dai corazzieri del Re in alta uniforme, proseguì per piazza Carlo Felice, via Roma, Piazza San Carlo e piazza Castello tra ali di folla ordinata e tranquilla sorvegliata dai carabinieri. Le carrozze sono trainate dai migliori cavalli. Una cerimonia splendida, come viene ricordata nei documenti dell’epoca. Così la Torino sabauda ricevette con tutti gli onori Naser al-Din Qajar (1831-1896) lo Scià di Persia che regnò per quasi 50 anni sul trono del Pavone, simbolo del potere imperiale persiano. Da Teheran raggiunse varie capitali europee e dopo una tappa a Ginevra arrivò a Torino passando per il valico del Moncenisio. Chi era costui? Naser al Din Shah, della dinastia imperiale Qajar, è stato Scià di Persia dal 1848 al 1896 quando fu assassinato. Iniziò il suo regno approvando riforme moderniste ma negli anni successivi diventò sempre più conservatore e tradizionalista. Fu il primo sovrano persiano a scrivere e pubblicare i propri diari e proprio dai suoi appunti conosciamo i particolari della sua tappa a Torino. Si fermò due giorni, voleva conoscere a tutti i costi Re Vittorio Emanuele II che d’estate preferiva andare a caccia in Piemonte e che decise quindi di ricevere il sovrano persiano a Torino. Ad accoglierlo c’erano il Re d’Italia e altre importanti personalità quali il presidente del consiglio Marco Minghetti con diversi ministri, il duca d’Aosta e il principe ereditario Umberto. Allo Scià furono donati mosaici veneziani e fiorentini, coralli del sud d’Italia e vari oggetti artistici. Dal canto suo Naser al-Din, che per l’occasione speciale indossava il collare dell’Annunziata, fece distribuire 150 decorazioni dell’Ordine del Leone e del Sole: tra i decorati spiccava il sindaco di Torino Felice Rignon, conte di Marmorito e senatore del Regno d’Italia. Lo Scià e i suoi consiglieri alloggiarono a Palazzo Reale, ospiti del Re, mentre il resto della delegazione si stabilì nell’albergo d’Europa in una piazza Castello illuminata dalla luce elettrica.
Nel Diario dello Scià si legge che dopo pranzo sono stati visitati gli appartamenti di Palazzo Reale e l’Armeria Reale, i giardini e gli animali del Re. Una sfarzosa serata di gala attendeva l’ospite persiano, tra servizi in oro e argenteria giunti appositamente da Roma, e al Teatro Regio fu rappresentata la Norma di Vincenzo Bellini. La mattina di domenica 27 luglio lo Scià salutò Torino diretto a Milano. Anche il nostro Re si allontanò subito dalla città per raggiungere la sua adorata Valle d’Aosta.         Filippo Re
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