Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Niccolò Ammaniti “La vita intima” -Einaudi- euro 19,00
Ben venga il ritorno alla narrativa di Niccolò Ammaniti che a 7 anni dall’ultimo suo libro “Anna” e l’immersione in sceneggiature e regie per cinema e Tv (complice anche l’isolamento imposto dal Covid) ora ha scritto questo romanzo volato immediatamente in cima alle classifiche dei libri più gettonati.
Protagonista è la splendida 40enne Maria Cristina Palma -acclamata da un sondaggio niente meno che come la donna più bella del mondo- è al secondo matrimonio con il Presidente del Consiglio Italiano, Domenico Mascagni con il quale ha messo al mondo Irene che ha 10 anni.
La sua è un vita costantemente in vetrina ed ha i contorni della perfezione: avvenenza, ricchezza, prestigio e l’attico da sogno a due passi da Piazza Navona, nel cuore di Roma.
Poi a incrinare la sua apparente stabilità ecco l’incontro fortuito con un amico di gioventù, Nicola Sarti, che ha conservato un video decisamente hard in cui lui e Maria Cristina 20enni, erano stati ripresi con dovizia di particolari in un amplesso bollente.
E’ l’inizio di un incubo che fa da traccia a questa sorta di thriller emotivo in cui la corazza che proteggeva Maria Cristina inizia a sfaldarsi. Ammaniti, con una sottigliezza incredibile, ci conduce nei pensieri di questa donna la cui vita rischia di franare nello scandalo, con ripercussioni devastanti sulla carriera del marito e sulla politica nazionale.
La sua patinata e perfetta immagine pubblica entra in rotta di collisione con la sua vita intima, viene messo in discussione tutto il suo mondo, anche affettivo, con un susseguirsi di colpi di scena che tengono alta la tensione per tutto il romanzo.
Una sorta di revenge porn che conduce la penna di Ammaniti nel piccolo inferno personale della protagonista, l’occasione per fare i conti con bilanci anche scomodi.
Maria Cristina è passata attraverso una serie di tragedie, di quelle che lasciano il segno e che hanno affossato in modo ciclico la sua esistenza. Un’ infanzia sfregiata dall’abbandono del padre, la morte prematura della madre, il trasferimento dalla tenuta di famiglia in Maremma a Roma sotto la tutela dei nonni, la misteriosa morte in mare del fratello Alessio quando lei aveva 20 anni (sepolto in uno strepitoso cimitero a bordo acqua).
Poi una carriera da atleta e modella, il primo matrimonio con lo scrittore Andrea Cerri, angosciato e in crisi di ispirazione; fino a quando i suoi tormenti non finiscono bruciati nel rogo dell’incidente d’auto che lo carbonizza e lascia sul corpo di Maria Cristina cicatrici da ustioni a ricordarle per sempre la tragedia.
Una escalation di disgrazie e la stampa malevola l’aveva ribattezzata Maria Tristina; poi il secondo matrimonio con l’avvocato di grande successo che si butta in politica e diventa Premier. Sembra che Maria Cristina abbia così una seconda chance, anche se è più che altro una moglie –trofeo, con scarsa autostima e un marito assorbito nel suo ruolo, distante quanto basta per farla sentire vuota e sola.
Ammaniti è superlativo nell’immedesimarsi nell’universo femminile, in una donna esposta mediaticamente e sempre in affanno per restare giovane, perfetta, iconica e con il difficile ruolo di first lady. A curare la sua immagine pubblica (dicendole come vestirsi, truccarsi, comportarsi) è un guru dei social, abile stratega che ha creato l’immagine della donna perfetta…ma che fatica per Maria Cristina. A incasinare tanta apparente sicurezza ecco allora il passato che ritorna e la costringe a reagire….e vedrete come.
Honorée Fanonne Jeffers “I canti d’amore di Wood Place” -Guanda- euro 22,00
E’ monumentale e bellissimo il primo romanzo della poetessa 55enne afroamericana Honorée Fannone Jeffers, autrice di 5 raccolte poetiche. Ora pubblica “I canti d’amore di Wood Place” dalla lunga gestazione; 10 anni per la stesura, un anno e mezzo per l’editing.
La storia spazia tra i primi decenni del Settecento e la fine del XX secolo.
Da un lato è il racconto della formazione di Ailey Pearl Garfield, nata alla fine degli anni Sessanta del Novecento in una famiglia dell’élite afroamericana. Dottoranda in Storia impegnata in un’ambiziosa tesi, narra anche la sua personalissima storia di formazione, l’educazione sentimentale e soprattutto il trauma degli abusi sessuali subiti in famiglia. Ci sono i suoi buchi neri, ma anche grandi sogni ed ambizioni.
Il romanzo racchiude anche la storia degli antenati di Ailey che, aiutata dall’adorato zio Root, ripercorre all’indietro il suo albero genealogico, in Georgia, a Chicasetta dove i suoi lontani parenti arrivarono in catene come schiavi.
Un’ampia saga generazionale che ripercorre le pagine del colonialismo britannico dal 1773, la diaspora afro-amerindiana, le barbarie della discriminazione. Chicasetta è un nome fittizio e sta ad indicare un villaggio rurale nel cuore della Georgia che un tempo era la terra dei nativi Creek (che vennero spazzati via) poi la piantagione di Wood Place negli anni spietati dello schiavismo.
Il romanzo è giocato sull’alternanza tra capitoli ambientati nel presente e altri che invece rendono voce agli antenati, i cui canti restano eco lontane nelle sepolture dimenticate e nella testa di Ailey.
Su di lei e le donne della famiglia aleggia un segreto terribile. Sono tre sorelle: la maggiore Lydia finirà per soccombere alle droghe, la seconda Coco lascerà la Georgia per inseguire la sua vera identità sessuale, mentre Ailey è quella che resta, profondamente radicata alle sue origini
Abbandona gli studi di medicina e guidata dallo zio intraprende un viaggio anche doloroso nel passato della sua famiglia, che è un incrocio di nativi americani, neri schiavi, neri liberati, padroni bianchi e bianchi miserevoli. Impara ad accettare il suo retaggio che è intriso anche di oppressione e resistenza, schiavitù e aneliti d’indipendenza, tanta crudeltà ma anche grandi esempi di coraggio. Di fatto sono le tappe della storia americana.
Ailey si dedica anima e corpo alla sua tesi di dottorato sul riscatto di due schiave georgiane (Adeline Ruth Hutchinson Routledge e Judith Naomi Hutchinson) fuggite da Wood Place nel 1859 e poi fondatrici del Routledge College, un Istituto femminile per l’istruzione delle giovani ragazze nere.
Michael McDowell “Blackwather. La Piena” -Neri Pozza Beat- euro 9,90
La riscoperta e pubblicazione dell’opera “Blackwather” di Michael McDowell (uno dei grandi sceneggiatori di Hollywood, morto nel 1999) è curiosa ed annoverabile tra quei colpi di genio che fanno venire alla luce libri- tesori nascosti. E’ stato un piccolo editore francese di grande qualità che un anno fa ha deciso di tradurre dall’americano, in sei volumi, l’opera che McDowell aveva scritto nel 1983. Ed è stato un immediato e strepitoso successo in Francia.
Definire l’opera non è facile, ognuno la leggerà a modo suo, possiamo provare a lanciare qualche idea: romanzo gotico, fantastico sudista, saga familiare fantasy….
Blackwather è il nome del fiume che attraversa la cittadina Perdido in Alalabama, profondo sud degli Stati Uniti d’America. La saga prende l’avvio nel 1919 quando il fiume straripa e provoca una devastante alluvione che tutto sommerge fino a cancellare quasi completamente la cittadina e i suoi abitanti.
A solcare le acque del fiume -limaccioso e pieno di ratti- che ha affogato la vita di Perdido, è una barca a remi guidata da Ray, lavorante di colore alle dipendenze di Oscar Caskey, erede di una delle famiglie più importanti della città. Remando tra le case sommerse e un silenzio di tomba vanno alla ricerca di superstiti.
Quando intravedono alla finestra dell’hotel cittadino una donna, il primo istinto di Ray, superstizioso e memorie delle leggende sinistre che circolano sulle creature di fiume (metà donne e metà mangiatrici di carne umana) è quello di allontanarsi velocemente. Invece Oscar gli ordina di avvicinare la barca e salvare quella misteriosa fanciulla dai capelli rossi.
Dice di chiamarsi Elinor, una maestra che ha perso tutto, documenti compresi, nell’alluvione.
E’ solo l’inizio di accadimenti che danno vita a tutta la saga.
I cittadini superstiti si divideranno in due fazioni: quelli che adorano Elinor e quelli che invece la odiano.
La fanciulla è sicuramente particolare: pallidissima, si bagna nel fiume al chiaro di luna ed è capace di far crescere dall’acqua querce mai viste prima. Non mangia quasi nulla, ma quando un bimbo di colore perde la vita risucchiato dai vortici del fiume, lei riappare pasciuta e di nuovo con le gote rosse.
Chi è Elinor? Misteriosa e imperscrutabile…. Lo scopriremo leggendo i successivi 5 volumi che concluderanno la vicenda nel 1958.
Cristiano Bussola “Una fetta di sorriso” -Paola Caramella Editrice- euro 18,00
Una biografia costruita intorno alle testimonianze di oltre 40 intervistati – tra comici, operatori, truccatrice, e tutti quelli che fecero un tratto di strada professionale con lui, dai più famosi ai più sconosciuti- che ricordano un personaggio epico. E’ Renzo Villa, colui che negli anni 70 inventò e creò la Tv commerciale italiana.
La storia di un sogno al limite dell’azzardo, perseguito con passione, lungimiranza e grandi doti manageriali; dietro questa magia fatta di duro lavoro, tenacia e un pizzico di fortuna, c’era Renzo Villa, nato nel 1941 a Luino.
Dopo la terza media inizia a lavorare: mansioni umili come il lavapiatti e le più disparate, dal radiotecnico all’assicuratore. Però ha un sogno grande come una casa, vuole cantare e recitare; ma a Roma scopre ben presto di non avere le doti necessarie per emergere.
Torna a casa e diventa dipendente del Dazio, ma questo lavoro gli va stretto e resta quel sogno irrealizzato. Allora decide di creare dal nulla il suo palcoscenico, una sua televisione.
Sostenuto dall’imprenditore Giuseppe Mancini che finanzia l’impresa, insieme a Enzo Tortora, dal 1975-76, anima la prima televisione via etere d’Italia, TeleAltoMilanese, ed è anche l’avvio di un sodalizio che reggerà nel tempo, tra glorie e disfatte.
Insieme a Tortora, a Legnano, nel 1977, fonda Antenna 3 Lombardia ed il clamoroso successo è dietro l’angolo.
Inventore e conduttore del fortunato programma in diretta per 4 ore “Il Bingo”, un tombolone musicale a premi rivolto alle famiglie, che gli fruttò l’ambito premio Telegatto come quarto conduttore (dopo Mike Bongiorno, Pippo Baudo e Corrado). Di lì in poi una messe di idee brillanti, innovative e successi via uno sotto un altro.
Inoltre fu un incredibile talent scout con un intuito eccezionale nello scovare artisti sconosciuti ma dalle potenzialità enormi; è lui che scoprì talenti che oggi sono famosissimi come Massimo Boldi.
Dalle testimonianze raccolte da Cristiano Bussola emerge a tutto tondo la statura di un grande uomo dalle grandi capacità manageriali e genialità da inventore.
A detta di tutti quelli che hanno lavorato lui, era un uomo sensibile, un capo amico e carismatico che lasciava libertà di espressione, attento alle esigenze e alle vite dei suoi collaboratori, rispettoso e sempre disponibile. Insomma una grande uomo anche umanamente parlando, un puro e un sognatore che concretizzava i suoi sogni, capace di veleggiare attraverso le difficoltà. Morto prematuramente, stroncato nel 2010 da un tumore, ma sulla breccia fino all’ultimo, fino a quando le forze glielo hanno consentito, in tv e a disposizione del suo amato pubblico.
Il giornalista Cristiano Bussola, nato nel 1967 ad Alessandria, era un bambino all’epoca in cui Renzo Villa spopolava sul piccolo schermo; ne seguiva le trasmissioni e si appassionava a sua volta, tanto che i primi passi professionali li ha fatti proprio nelle emittenti private.
Bussola, è un giornalista di razza e questo libro costruito in modo magistrale, scorrevole come un romanzo, ma documentatissimo, ne è la prova.
Ha iniziato la sua avventura professionale come giornalista televisivo e collaboratore di periodici, ha costruito un carriera come responsabile dei servizi giornalistici e conduttore di tg e programmi di approfondimento politico e di attualità.
Una passione per la politica che l’ha condotto ad essere portavoce del presidente della Giunta Regionale piemontese e poi Vicepresidente della Commissione Cultura della Regione Piemonte, ed oggi è il direttore del quotidiano online “Il Torinese” da lui fondato.
Se poi volete fare un salto indietro nella memoria e rivedere la storia di Antenna 3 raccontata da chi c’era e l’ha vissuta, è bellissimo il docufilm che potete trovare a https.//viaperbusto15.it. Una full immersion negli anni gloriosi dell’emittente con filmati dell’epoca e spezzoni di programmi animati da grandi personaggi.
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