Antisionismo e antisemitismo a Torino?

La Sala Rossa ha discusso, ieri pomeriggio, un’interpellanza generale avanzata dal consigliere Giovanni Crosetto (Fratelli d’Italia) attraverso la quale ha chiesto al Sindaco quali siano gli intendimenti e la posizione dell’Amministrazione in materia di antisionismo e antisemitismo. Il documento nasce in seguito al convegno pubblico che si è svolto il 1 febbraio scorso sul tema della “situazione dei Territori occupati palestinesi” durante il quale è stato presentato un report di Amnesty international dal titolo “Apartheid di Israele contro la popolazione palestinese”

Il sindaco Stefano Lo Russo ha risposto che la Città di Torino è contraria ad ogni forma di antisemitismo e di antisionismo, confermando che, su questo tema, la posizione non si discosta da quella che è la posizione italiana ed europea.

L’Amministrazione comunale, ha concluso, continuerà ad essere pienamente disponibile ad accogliere e promuovere formali atti di indirizzo e di impulso in materia di antisemitismo che si collochino su una linea di continuità rispetto a posizioni diplomatiche italiane ed europee come in più occasioni sintetizzate dal Capo dello Stato.

Dopo il Il dibattito

Alice Ravinale (Sinistra Ecologista) vuole rispondere all’accusa di volere fomentare l’antisemitismo. Lo fa citando Amnesty international che in alcuni documenti paragona le modalità espresse dal governo Israeliano nei confronti dei sette milioni di Palestinesi come un sistema di discriminazione su base etnica, definibile come Apartheid nel diritto internazionale. Denunciare gli effetti delle politiche Israeliane sui Palestinesi non ha nulla a che vedere con la discriminazione degli ebrei, né contro lo Stato di Israele.

Silvio Viale (Lista Civica per Torino) non tollera chi ritiene di sostenere gruppi che chiedono la fine dello Stato di Israele, è antisemitismo. E ritiene un errore che Amnesty definisca il governo Israeliano come simile a quello che ha praticato l’Apartheid. Viale sostiene poi che sui diritti civili non c’è partita fra Israele e i partiti che lo circondano. Ma Israele deve potersi difendere da chi lo attacca. Tiziana Ciampolini (Torino Domani) richiama attenzione sull’utilizzo dell’antisemitismo come arma politica e lamenta la ricerca dell’antisemitismo dove in realtà non c’è. Si può discutere di tutto ma va evitata la caccia al nemico. Serve la democrazia del dialogo perché non le piace il rischio di odio ideologico e ritiene pericolose le contrapposizioni assolute. E l’interpellanza in discussione le ricorda tanto modalità da guerra santa.

Giuseppe Catizone (Lega), ritiene il report di Amnesty International non veritiero e pensa che il sindaco avrebbe dovuto prendere una posizione più netta. In Israele non c’è alcuna apartheid, i cittadini arabi vi hanno rappresentanza politica e istituzionale, ha aggiunto, può darsi che a Gaza ci sia preclusione di alcuni diritti ma è così anche in altri Paesi: infine ha proposto atti concreti di solidarietà con Israele, magari in toponomastica

Pierlucio Firrao (Torino Bellissima) ha attaccato Sinistra ecologista perché critica verso la TAV, le forze dell’ordine, ora su Israele, chiedendosi quale sia il suo ruolo nella maggioranza

Paola Ambrogio (Fratelli d’Italia) ha segnalato come nella lotta contro discriminazioni e antisemitismo si dovrebbe essere uniti, ma suo avviso si è lontani dal raggiungere questo risultato, visto il dibattito. Ci sono stati episodi e dichiarazioni di antisemitismo a Palazzo Civico. Oggi, ha aggiunto, il primo cittadino è sembrato invitare la maggioranza a tacere. Fd’I, ha concluso, ha una posizione chiara e più volte ha preso le distanze dell’antisemitismo.

L’antisemitismo non è scomparso e basta poco per ripropagarsi ha spiegato Nadia Conticelli (PD) evidenziando gli attacchi a esponenti del Pd – non ultimo alla neo segretaria Elly Schlein – per poi ricordare come nessun esponente della maggioranza di Palazzo civico abbia espresso posizioni antisemite e antisioniste, definiti due concetti da combattere sempre.

La consigliera Elena Apollonio (Misto di maggioranza) ha espresso ferma condanna nelle varie declinazioni si esprimano oggi l’antisemitismo e l’antisionismo ricordando come l’Amministrazione comunale abbia dimostrato vicinanza alla comunità ebraica evidenziando che oggi in Aula si è riproposto un dibattito strumentale.

Valentina Sganga (M5S) ha condiviso le posizioni di Ravinale ringraziandola di aver organizzato il convegno con Amnesty International dove si è ricordato quel poco che resta del territorio palestinese. Nel ricordare la discussione di un atto da calendarizzare in Commissione di accordi fra Iren e una società israeliana, la consigliera si è detta solidale con il popolo palestinese, definito parte debole del conflitto.

Secondo Giovanni Crosetto (FDI), il dibattito odierno è stato più utile per le cose non dette che per quelle dette. Non c’è stata nessuna condanna per le parole usate nel convegno nel quale si è accusato Israele di apartheid quando è l’unico Stato con una democrazia compiuta in tutta quella zona.

Pierino Crema (PD) ricorda come in Commissione, egli stesso, a nome della maggioranza, abbia condannato ogni forma di antisemitismo e antisionismo, evidenziando come altra cosa sia contestare le scelte dello Stato di Israele.

Per Ludovica Cioria (PD) ci sono state ben tre occasioni durante le quali il tema è stato affrontato: durante il convegno, quando è stata data la parola a chi non condivideva le posizioni emerse, in Commissione, con i rappresentanti della Comunità Ebraica, e nel Consiglio odierno.

Enzo Liardo (FDI) ha l’impressione che si metta in discussione la democrazia di Israele. Non ha sentito nessuna parola di condanna per il convegno ed evidenzia un “doppiopesismo” della maggioranza che non dice nulla rispetto a chi, anche in Francia, sta lottando per una forma di libertà.

Per Andrea Russi (M5S) se non c’è illegalità, tutti hanno il diritto di organizzare un convegno e dire quello che pensano. Che in quei territori qualcosa non funziona è risaputo da anni: i coloni nei territori Palestinesi sono un problema, i razionamenti dell’energia sono un problema, il muro è inaccettabile. In una situazione di conflitto è lo spiegamento di forze in campo, anche mediatiche, ad essere inaccettabile.

Nella sua replica il Sindaco Stefano Lo Russo ha ribadito di essere stato chiaro nella sua risposta, nel dire che la Città lavora nell’ottica della cooperazione internazionale nell’ambito di una politica di Pace che prova a tradurre in opere concrete un’azione amministrativa coerente con questa impostazione. Il Sindaco ha ricordato che Torino ha una lunga storia di cooperazione internazionale sia con il governo Israeliano sia con l’autorità nazionale Palestinese. Senza nulla togliere all’importanza della discussione odierna, ha poi insistito sul fatto che il Comune di Torino continuerà a fare quello che ha sempre fatto in passato: raccordare le proprie politiche con il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale.

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