Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Jonathan Coe “Bournville” -Feltrinelli- euro 22,00
Il Bournville del titolo è un sobborgo di Birmingham sorto intorno a una famosa fabbrica di cioccolato; è da lì che Jonathan Coe inizia questo romanzo, ovvero un viaggio negli ultimi 75 anni della Gran Bretagna, scandito da 7 eventi diventati storici.
La vittoria sul nazifascismo, l’incoronazione della Regina Elisabetta II a 27 anni nel 1953, la finale dei Mondiali di calcio nel 1966 con la vittoria dell’Inghilterra, l’investitura di Carlo a Principe del Galles nel 1969, il suo sontuoso matrimonio con Lady Diana Spencer nel 1981 che ha fatto sognare in mondovisione, il funerale di Lady D. (il 6 settembre 1997 altro momento di altissimo impatto emotivo, non solo in Gran Bretagna che saluta la sua “regina di cuori”), per chiudere il cerchio nel 2020 con il 75° anniversario del Giorno della Vittoria sullo sfondo della Brexit e del Covid.
Risultato: un altro romanzo affascinante ed intelligente in cui Coe (autore della “Famiglia Winshaw” e di altri best seller che raccontano la storia contemporanea soprattutto inglese) ancora una volta esplora le vicissitudini del paese in cui è nato nel 1961.
Un excursus dalle pennellate nostalgiche, umoristiche e pure commoventi, incentrato sulle vicende di una famiglia del ceto medio, in parte autobiografica; e lo fa inseguendo il percorso di una donna, Mary, ispirato a sua madre.
La prima volta che appare Mary ha appena 11 anni, vive a Bournville dove la sua famiglia festeggia la vittoria ascoltando il discorso alla radio in cui il Primo Ministro Winston Churchill annuncia la fine della guerra, l’8 maggio 1945.
Poi la protagonista cresce, si fa donna e sposa il tranquillo e conservatore Geoffrey Lamb; lei farà l’insegnante di educazione fisica, avrà tre figli e poi nipoti e pronipoti. Donna solida e dal forte senso pratico riuscirà ad affrontare le sfide della vita e i mutamenti sociali del paese che incideranno anche nel suo quotidiano familiare.
La sua vita si intreccia con i 7 momenti catartici della storia inglese che sono la trama narrativa di Jonathan Coe. Si sviluppa così in un crescendo questo magnifico romanzo che mette a nudo orgoglio e difetti di una nazione sospesa tra nazionalismo nostalgico, patriottismo, amore –odio per la Corona che la rappresenta nel mondo, scontri interni sulla Brexit, inadeguatezza di Boris Johnson e il dramma del Covid.
E tra gli spetti più personali del romanzo anche la morte della protagonista Mary, anziana vedova, che rimanda alla dipartita della madre di Jonathan Coe durante la pandemia, e lo strazio di non averla neanche potuta assistere e salutare prima della fine.
Serena Dandini “Cronache dal paradiso” -Einaudi- euro 17,00
Il paradiso in terra come lo intende Serena Dandini è innanzitutto il luogo perduto dell’infanzia ed è dai ricordi di quando era bambina nella villa di campagna della nonna (dove aveva imparato ad amare natura, piante e fiori) che spicca il volo in un viaggio che abbraccia anche le vite di tanti personaggi. Denominatore comune di tutti è il profondo desiderio e la struggente ricerca di un Eden segreto.
La struttura del libro è abilmente orchestrata in un alternarsi di memorie strettamente autobiografiche a personaggi storici, dei quali ripercorre le vite in pagine che hanno la scorrevolezza di tanti brevi romanzi. L’alchimia le è riuscita benissimo. Da un lato riassembla dolcissimi ricordi nel parco della villa nobiliare di famiglia nel Viterbese (emblema di un passato perduto per il dissesto delle finanze della blasonata stirpe da cui discende), e dall’altro ci racconta storie di donne famose che anelavano a nuovi spazi libertà.
Nelle vicende autobiografiche facciamo la conoscenza con una mitica zia laureatasi in Architettura negli Anni Trenta, praticamente una mosca bianca in un nugolo di uomini. E poi la sua strepitosa nonna.
E’ divertimento allo stato pure scoprire dettagli meno noti di figure affascinanti; uomini e donne, profumieri, amanti della musica, scrittori e scrittrici che per tutta la vita hanno apprezzato la natura, diventata la loro comfort zone e utopia. In alcuni casi, solo inseguita nei sogni, in altri realizzata in terra.
Tra i tanti citati: l’artista botanica Margaret Mee che ha dedicato la cui vita alla ricerca del misterioso e rarissimo “fiore di luna” che sboccia una sola volta nell’arco di un anno e muore alle prime luci dell’alba; oppure il grande Marcel Proust che ogni volta che assaggiava una madeleine era trasportato al tempo delle vacanze felici dalla zia Léonie a Illiers-Combray.
Claude Monet, praticamente cieco, che persiste nel dipingere le amate ninfee; la giallista Agata Christie scopritrice e narratrice del dark side delle piante, ovvero i loro poteri velenosi che somministra amabilmente nei suoi libri.
Tra le avventure più rocambolesche c’è quella della giovane Janet Baret che nel 1700 anela a diventare botanica, e per inseguire il suo sogno escogita di camuffarsi da uomo e compie il giro del mondo con la spedizione di De Bouganville. Sarà lei a scoprire il nuovo fiore, ma il merito andrà tutto al suo mentore. Una delle tante ingiustizie subite dal mondo femminile.
Un bellissimo libro che insegue colori e profumi del paradiso, a partire da quell’Eden perduto che sicuramente vedeva predominare le infinite fragranze dei fiori.
Clarice Lispector “Il lampadario” -Adelphi- euro 19,00
Uscito nel 1946, “Il lampadario” è il secondo romanzo della scrittrice, traduttrice e giornalista nata in Ucraina nel 1920, poi scampata, ancora in fasce, a un pogrom per le sue origini ebraiche. Arrivata sulle coste del nordeste brasiliano a bordo di una nave di migranti, trascorre infanzia e adolescenza a Recife, figlia di un venditore ambulante e presto orfana di madre. Naturalizzata
Brasiliana, morirà a Rio de Janeiro nel 1977, dopo una vita intensa e non sempre facile. Lei, intelligente e brillante, esordisce nel mondo letterario con il romanzo “Vicino al cuore selvaggio”, un testo in portoghese brasiliano lontano dai soliti canoni.
Sposa il diplomatico Maury Gurgel Valente che seguirà in spostamenti repentini e trasferte anche lunghe in Italia, Svizzera e America. Affronterà periodi di profonda depressione e il dramma di un figlio schizofrenico. Clarice Lispector rimarrà sempre sospesa tra cosmopolitismo e saudade, donna enigmatica, tendente alla solitudine, avvolta nelle spire di pensieri esistenziali, insofferente verso i compromessi, con una visione altamente etica del mondo e della vita.
Dopo una sofferta separazione dal marito inseguirà l’indipendenza economica e infine negli anni 70 comporrà gli ultimi capitoli della sua produzione letteraria, scritti fino alla fine anche quando è attanagliata dal dolore del tumore che la ucciderà.
Questo romanzo è forse il più complesso della scrittrice, oscillante tra monologhi interiori e descrizioni accurate di dettagli più disparati e solo apparentemente di poco conto.
Protagonista è Virginia, ultima di tre figli che conosciamo quando è bambina e vive a Granja Quieta, fattoria nel sertão brasiliano. Una casa con alle spalle grande fasto e splendore, mentre ora è un susseguirsi di molte stanze e pochi mobili. E il lampadario che ricorda un grande ragno sembra esseri lì a testimoniare il passato che non c’è più e quasi a presagire qualcosa di terribile.
Nella casa vivono la nonna paterna, i genitori, la sorella 20enne Esmeralda e il fratello Daniel, ragazzo strano, orgoglioso e dalla sensibilità particolare. Quello tra Daniel e Virginia è un rapporto unico, fatto di grande vicinanza, ma anche morboso e borderline. I due sembrano vivere come se fossero da soli a Granja Quieta, uniti da un legame forte in cui lui la protegge, ma di fatto la considera una cosa sua, la maltratta e sottomette.
Condividono il segreto di una misteriosa Società delle Ombre che hanno fondato ed è formata solo da loro due, con regole ferree –solitudine e verità- e incontri segreti in una radura del bosco. Quando crescono lasciano entrambi il nido familiare e si traferiscono a studiare in citta; ma le loro strade finiranno per dividersi.
Nella seconda tranche del romanzo seguiamo Virginia adulta, sospesa tra gli studi e la relazione con l’amante Vicente con cui si incontra tre volte a settimana, mentre il resto dei giorni sembra una pausa tutta da riempire. Il passato continuerà ad esercitare un’irresistibile attrazione e dopo la morte della nonna tornerà a Granja Quieta, salvo poi riprendere la sua vita cittadina consapevole di nuove scoperte tutte interiori. Perché la trama di questa storia più che negli accadimenti esterni, ruota intorno a stati d’animo, pensieri e sensazioni.
Matthew Baker “Perché l’America” -Sellerio- euro 17,00
13 racconti, uno per ogni striscia della bandiera americana, in cui narrare storie racchiuse nella grande varietà geografica, antropologica e sociale degli Stati Uniti. E’ questo il tipo di esplorazione compiuta dallo scrittore americano nato in Michigan, considerato tra i più interessanti. E i diritti cinematografici di 8 di questi racconti sono già stati acquistati da Netflix e altre piattaforme, per cui li vedremo anche sugli schermi televisivi.
Tra le storie, alcune sono strepitose e dai mille significati. Prima fra tutte “Riti” che immortala una società in cui i buoni cittadini sono quelli che alla soglia dei 70 anni decidono di morire. In modo autonomo e con metodi che vanno dall’addormentarsi per sempre con un’abbondante dose di sonniferi, ma spaziano anche nell’estrosità più impensabile. E quale modo migliore di andarsene in tempo, prima di sdrucciolare nelle magagne della vecchiaia, così da non pesare sui familiari e non incidere sul pianeta.
Una sorta di pianificazione familiare per fare posto alle generazioni future ed accomiatarsi dalla vita con un rito finale a cui invitare parenti e amici.
Ma cosa succede a chi invece non vuol proprio saperne di organizzare il suo cerimoniale di commiato? Lo scoprirete seguendo lo zio Orson che si oppone al sistema e ne affronta le conseguenze.
In altri brani si svelano poi realtà distopiche e frutto della straripante fantasia di Baker.
In uno le donne sono detentrici del potere, mentre gli uomini vivono rinchiusi in bordelli/serraglio dove la loro aggressività è tenuta sotto rigido controllo.
C’è anche “La transizione” in cui un giovane decide di rinunciare al suo corpo e trasferire sul web tutti i suoi contenuti cerebrali, finendo per reincarnarsi in una banca dati.
In “Anime perse” una misteriosa epidemia fa sì che nascano bambini “vuoti” e senza anima.
Insomma Baker si rivela straordinario nel miscelare e shakerare tanti temi e fantasie scatenate e soprattutto in alcuni brani riesce ad incantare il lettore trascinandolo in un mondo che non c’è.
Melania Mazzucco “Self- Portrait” -Einaudi- euro 30,00
Questo libro è nato sulla scorta della rubrica radiofonica ideata e realizzata dalla scrittrice Melania Mazzucco per la Radiotelevisione Svizzera Italiana “Donna S-oggetto”, in cui la storia dell’arte viene riletta attraverso vite ed opere di 36 artiste.
Un prezioso volume di testi ed immagini che svela l’altra metà dell’arte, quella costellata da donne geniali, creative e talentuose; ma per lo più relegate nell’ombra, messe da parte, sottovalutate, non riconosciute, dimenticate. Figlie o mogli di artisti che tennero solo per se stessi la gloria e il riconoscimento artistico; altre invece devastate da un talento e una vocazione che si trasformarono in una sorta di maledizione e vita impossibile.
La Mazzucco ha riportato alla ribalta pittrici e scultrici attraverso testi in cui riprende le fila delle loro esistenze, alcune più conosciute, come Artemisia Gentileschi o Plautilla Bricci autrice della portentosa opera “La nascita di San Giovanni Battista” e che nel 1675 a 59 anni raggiunse l’apice della sua parabola artistica.
Tra le 36 artiste, Leonora Carrington che la Mazzucco ci aiuta a capire decodificando l’opera “Baby Giant” che dipinse in Messico nel 1947; spiegandoci la simbologia di una figura gigante dal corpo che ricorda un uovo, con testa e arti minuscoli, volto privo di lineamenti e simile a quello di una bambola di cenci. Ci dispiega anche i fatti salienti della vita della Carrignton; dalla ribellione nei confronti della famiglia incapace di comprendere il suo desiderio di spiccare il volo, all’amore per il grande pittore tedesco Max Ernst, che conobbe a Londra nel 1936, quando lei aveva appena 19 anni, e per entrambi fu immediato colpo di fulmine.
E ancora, tra le altre, la pittrice cubana Antonia Eiriz che rappresentò la maternità in modo tragico e ambiguo nella sua “Annunciazione”; in cui grida il rovescio della medaglia, ovvero quanto il potere di mettere al mondo un figlio possa essere, non solo pienezza di vita, ma anche oppressione, dolore e morte.
La russa aristocratica Natal’ja Gončarova (omonima della zia che era stata la moglie del poeta Puškin morto in duello per lei) affascinata dai lavori agricoli che immortala in splendide tele che esprimono la fatica del lavorare la terra.
L’immensa Käthe Köllwitz, scultrice, pittrice abilissima anche in disegno, serigrafia, acquaforte e incisione. Iniziò a scolpire nel 1919, e potente è la scultura in granito “I genitori addolorati” in cui rappresenta l’immane tragedia della morte del figlio secondogenito Peter, caduto in battaglia nelle Fiandre a soli 18 anni. La sua vita interseca l’orrore del terzo Reich e affronta altri devastanti lutti che segnano profondamente tutte le sue opere.
Il libro della Mazzucco ci invita a conoscere meglio le vite delle artiste e a riflettere quanto le loro esperienze siano fondamentali per capirne più a fondo le loro opere , i capolavori rimasti spesso nascosti e oscurati.
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