“Il suonatore” e il “Concerto a due figure” di Antiveduto Gramatica nuovamente uniti

Solo fino a domenica 5 marzo alla Galleria Sabauda

Visibilmente emozionata, Maura Picciau, dirigente della Direzione Generale Musei, giunta appositamente a Torino per la solennità dell’occasione, parla di “fonte di soddisfazione”.

E sottolineando il grande lavoro di trattative e studi che hanno preceduto questa inaugurazione, un lavoro durato più di un anno e mezzo, punta l’attenzione sull’obiettivo del Ministero, ormai ventennale, all’arricchimento dei musei pubblici: consolidato lo scorso anno con una interessante voce di spese per gli acquisti, che ha fatto sì che questo “Concerto a due figure” di Antiveduto Gramatica, dipinto tra il 1608 e il 1612, un olio su tela pressoché quadrato (83 x 88,5 cm) potesse essere ricongiunto al “Suonatore di tiorba” che già fa parte del patrimonio della Galleria Sabauda: “uno dei vertici giovanili dell’attività di Gramatica – affermano i responsabili – per la raffinatezza nella resa delle figure e dei panneggi, la qualità cromatica nelle tonalità dei bruni e dei colori accesi e la rappresentazione degli strumenti musicali”. 

Sottolinea ancora la dirigente “il coraggio e la discrezione” dell’intera operazione, compiuta con “doppio controllo anche quadruplo controllo”, a significare la ricchezza e l’importanza dell’opera, l’urgenza perché essa venisse presto ricongiunta e potesse riformare ottimisticamente un unicum con la tela consorella. “Un’opera importante per la storia dell’arte, e vorrei dire quasi delle arti”, conferma Enrica Pagella Direttrice dei Musei Reali. “Un momento di memoria della città” che viene a far parte di un progetto ben più ampio: “L’incremento dei patrimoni può avvenire per via di donazioni, che attestano il radicamento dell’istituzione nella comunità di riferimento, oppure per via di acquisti, tesi a valorizzare, arricchire e talvolta risarcire o completare la catena di valori storici e artistici che si è sedimentata nel tempo.”

L’interessamento del Ministero è il frutto dell’intuito e degli sforzi appassionati di due galleristi torinesi, Massimiliano Caretto e Francesco Occhinegro, che scoprono il “Concerto” sul mercato dell’antiquariato londinese. La tela è nelle mani di Derek Jones e il punto primo è quello di distogliere la volontà dell’antiquario a voler interpellare un più vasto mercato internazionale. Memori del “Suonatore” e certi di una medesima radice delle due tele a seguito dell’attento studio del critico Gianni Papi, massimo specialista di Gramatica (che ricordiamo ebbe origini senesi, che arrivato a Roma appena ventenne potè già metter su una bottega tutta sua e ospitare i primi passi di Caravaggio nella città dei Papi, che potè godere degli appoggi di una personalità influente come il cardinale Francesco Maria Dal Monte) – tele suddivise assai presto, dal momento che due opere potevano rendere sul mercato assai più di una sola -, forti di ulteriori indagini diagnostiche e della conoscenza di copie posteriori che attestavano l’unicità della composizione, i due galleristi si mettono in contatto con il museo torinese in modo da consolidare una scelta che avrebbe portato al ricongiungimento.

Prima di arrivare agli sviluppi ultimi dell’operazione, risulta estremamente interessante l’ascolto della ricca narrazione da parte di Annamaria Bava, forse la persona che più da vicino ha seguito le tante vicende che interessano le due opere, dell’excursus che inevitabilmente abbraccia in esclusiva “Il suonatore” e abbandona alla piena solitudine artistica il “Concerto”, velocemente scomparso ad ogni conoscenza. Quindi è bene ricordare come “Il suonatore”, giunto a Torino nel 1635 – forse complice un veloce passaggio o una più lunga permanenza in città già una quindicina di anni prima dello stesso Gramatica – tra le diciassette opere volute dai Savoia per le proprie raccolte e passato quindi al patrimonio di Tancredi e Giulia Falletti di Barolo e, alla morte di lei (1864), donato dalla famiglia alla Sabauda, sia stato sino al 1928 attribuito al Caravaggio e che soltanto in quell’anno Roberto Longhi gli abbia ridato l’esatta paternità. Dando poi per buono il riconoscimento di una tiorba per lo strumento nelle mani del musico, allora si identificherebbe in Cesare Marotta il protagonista, pugliese d’origine e coniugato con quella Ippolita Recupito che ci guarda dal “Concerto” e che all’epoca fu una delle voci più apprezzate dalle corti, Mantova Roma Ferrara, dal 1603 stipendiata da Dal Monte. Se al contrario si prestasse voce a quella corrente di esperti che vede nello strumento la rappresentazione di un arciliuto (di una cordatura doppia e di un registro più acuto), allora il protagonista diverrebbe Vincenzo Pinti, conosciuto come il “cavaliere del liuto”.

Le due tele rimarranno affiancate nella sala della Sabauda per una settimana soltanto, sino a domenica 5 marzo, per poi essere nuovamente offerte allo sguardo degli studiosi. Si avranno maggiori notizie ad esempio su quella sigla T94 che è sul retro del “Concerto” (forse un passaggio tra la raccolta Del Monte a quella Torlonia?) o quel numero 1085 che sta alla base della medesima tela, sulla sinistra, certo ai tagli su entrambe le tele e a quei dodici cm mancanti alla base del “Concerto”; forse il tutto da decifrare ponendo a lato un’altra tela, della collezione Lancellotti, quattro musici tra i quali inequivocabilmente si riconosce il Marotta a cui i Savoia nel 1612, data utile per una più esatta datazione del quadro, diedero l’onorificenza di cavaliere.

Dal 9 giugno le due tele saranno al centro di una esposizione – molti i soggetti musicali, non ultime quelle “Muse” che Gramatica, verosimilmente intorno al 1621, realizzò per Vittorio Amedeo I e Cristina di Francia – che prenderà le mosse dalla collezione Falletti di Barolo, ampliando quella sala che racchiude i caravaggeschi e che già oggi mostra sul fondo quel capolavoro che è “L’Annunciazione” di Gentileschi.

Di 350 mila euro è la cifra che il Ministero della Cultura ha versato a mister Jones per l’acquisto e per il fortunato ricongiungimento, lasciandogli l’onere di un tondo 10% di tasse doganali al nostro paese.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Maura Picciau, dirigente della Direzione Generale Musei, e Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali, durante la presentazione delle due opere di Antiveduto Gramatica; “Il suonatore di tiorba” e “Concerto a due figure” e particolari.

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