IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
I tafferugli davanti al liceo scientifico statale “Michelangelo” di Firenze vanno condannati senza appelli. La violenza comunque motivata o causata non è tollerabile ed è obbligo dello Stato reprimerla. In passato questi tafferugli studenteschi di destra o di sinistra sono stati ampiamente e colpevolmente tollerati: dal 1967 in poi la contestazione ha creato condizioni di violenza verbale e fisica che sono poi degenerati nel terrorismo degli anni di piombo. Merita una pubblicazione la lettera con cui la preside del liceo fiorentino “Leonardo Da Vinci” in perfetto stile burocratese si è rivolta agli studenti. Alcune sue affermazioni sono accettabili, ma leggendo la lettera si coglie un sinistrese che non appare accettabile da parte di un capo d’istituto di una scuola statale che ,come diceva Salvemini, è scuola di tutti.
La preside ricostruisce le origini e l’ affermazione del fascismo in Italia in modo semplicistico e non storico, una sorta di vulgata ideologizzata di parte che non è compatibile con il suo ruolo di preside. Le cose che scrive sono quelle di una militante che dimentica cosa sia la cultura storica. Bisogna ricordare alla preside che tra le ragioni che favorirono il fascismo fu l’idea peregrina di tentare di fare una rivoluzione in Italia come era stata fatta in Russia nel 1917. Un’utopia assurda fuori dalla storia anche perché l’Italia aveva vinto la guerra e non era per nulla paragonabile alla Russia zarista. Le violenze e le mattanze furono di parte fascista, ma anche social-comunista. I rivoluzionari all’ Italiana tra cui Antonio Gramsci sbagliarono completamente strategia e finirono di favorire una reazione fascista che comincio’ a trovare consensi. Gli scioperi e le occupazioni delle fabbriche si rivelarono un disegno di cortissimo respiro. Se il discorso non viene inquadrato in ambito storico si rischia di sviare i giovani da una ricerca storica che li aiuti davvero a capire cosa accadde. Che poi ci siano dei presidi che solidarizzano con la collega fiorentina, al di là’ del corporativismo, non depone a favore di una scuola i cui vertici sono ancora faziosamente schierati. Una preside a cui proposi di parlare di Mazzini in un liceo che dovrebbe gloriarsi di avermi avuto per due anni docente, non rispose neppure alla mia mail, dimenticando le regole minime della buona educazione e il fatto che io le conferii anni fa un premio di una qualche importanza. Questa preside appare su Facebook solidale con la collega di Firenze ed oggi ho capito il perché del suo oggi ben comprensibile silenzio alla mia mail. Ripeterò fino alla noia ciò che diceva Flaiano : in Italia i fascisti sono di due tipi: i fascisti veri e propri e certi antifascisti. Aggiungo che certo antifascismo ha inconsapevolmente favorito la Meloni che non è certo Mussolini.
Un ultimo aspetto: la preside fiorentina si scaglia anche contro chi onora il sangue dei propri avi. Io che non sono mai stato fascista o nostalgico e potrei anzi vantare una famiglia antifascista che ha dato un contributo alla Resistenza, sono orgoglioso di onorare il sangue versato per la Patria, a partire dal Risorgimento. Forse la preside fiorentina dovrebbe rileggere il Foscolo e passare per “ Santa Croce”, il tempio dove vivono le “itale glorie “che la preside sembra disprezzare. In quel tempio e’ sepolto anche Giovanni Gentile assassinato a Firenze nel 1944. Io aggiungerei in quel tempio anche la salma di un partigiano caduto per libertà che appartiene a pieno titolo alle “itale glorie”. Lanciare slogans contro i muri su carta intestata di un liceo statale non mi pare opportuno, anche perché i muri esecrati dalla preside, mi pare di capire, non contemplano il Muro di Berlino e neppure la muraglia cinese maoista.
La preside ricostruisce le origini e l’ affermazione del fascismo in Italia in modo semplicistico e non storico, una sorta di vulgata ideologizzata di parte che non è compatibile con il suo ruolo di preside. Le cose che scrive sono quelle di una militante che dimentica cosa sia la cultura storica. Bisogna ricordare alla preside che tra le ragioni che favorirono il fascismo fu l’idea peregrina di tentare di fare una rivoluzione in Italia come era stata fatta in Russia nel 1917. Un’utopia assurda fuori dalla storia anche perché l’Italia aveva vinto la guerra e non era per nulla paragonabile alla Russia zarista. Le violenze e le mattanze furono di parte fascista, ma anche social-comunista. I rivoluzionari all’ Italiana tra cui Antonio Gramsci sbagliarono completamente strategia e finirono di favorire una reazione fascista che comincio’ a trovare consensi. Gli scioperi e le occupazioni delle fabbriche si rivelarono un disegno di cortissimo respiro. Se il discorso non viene inquadrato in ambito storico si rischia di sviare i giovani da una ricerca storica che li aiuti davvero a capire cosa accadde. Che poi ci siano dei presidi che solidarizzano con la collega fiorentina, al di là’ del corporativismo, non depone a favore di una scuola i cui vertici sono ancora faziosamente schierati. Una preside a cui proposi di parlare di Mazzini in un liceo che dovrebbe gloriarsi di avermi avuto per due anni docente, non rispose neppure alla mia mail, dimenticando le regole minime della buona educazione e il fatto che io le conferii anni fa un premio di una qualche importanza. Questa preside appare su Facebook solidale con la collega di Firenze ed oggi ho capito il perché del suo oggi ben comprensibile silenzio alla mia mail. Ripeterò fino alla noia ciò che diceva Flaiano : in Italia i fascisti sono di due tipi: i fascisti veri e propri e certi antifascisti. Aggiungo che certo antifascismo ha inconsapevolmente favorito la Meloni che non è certo Mussolini.
Un ultimo aspetto: la preside fiorentina si scaglia anche contro chi onora il sangue dei propri avi. Io che non sono mai stato fascista o nostalgico e potrei anzi vantare una famiglia antifascista che ha dato un contributo alla Resistenza, sono orgoglioso di onorare il sangue versato per la Patria, a partire dal Risorgimento. Forse la preside fiorentina dovrebbe rileggere il Foscolo e passare per “ Santa Croce”, il tempio dove vivono le “itale glorie “che la preside sembra disprezzare. In quel tempio e’ sepolto anche Giovanni Gentile assassinato a Firenze nel 1944. Io aggiungerei in quel tempio anche la salma di un partigiano caduto per libertà che appartiene a pieno titolo alle “itale glorie”. Lanciare slogans contro i muri su carta intestata di un liceo statale non mi pare opportuno, anche perché i muri esecrati dalla preside, mi pare di capire, non contemplano il Muro di Berlino e neppure la muraglia cinese maoista.
Il commento non può che essere amaro. L’espressione :”l’opinione riflettuta ed immaginata”, parrebbe il meno ma è fortemente indicativa. Oscar Wilde scrisse che solo i superficiali non giudicano dalle apparenze. Infatti fra apparenza e sostanza vi è un rapporto profondo. Non è obbligatorio avere domestichezza con la storia, anche se da una Preside di Liceo si potrebbe chiedere qualcosa di più, è la superficialità dei giudizi e delle valutazioni che merita una riflessione. La passione politica è buona cosa e la varietà delle opinioni è sempre una ricchezza, il problema è la qualità delle opinioni. Preferire Caravaggio o Raffaello, la libertà o l’ eguaglianza è un’opinione, credere che la terra sia piatta o che due più due faccia cinque, no, è un’altra cosa. Oggi il “politicamente corretto” non consente di dire che uno è grasso o magro ma impone di vituperare il fascista e di vederlo incombere dietro ogni angolo. Il fascismo è un’esperienza storica drammatica e funesta ma fortunatamente superata e conclusa anche se sopravvive ancora come ricordo in chi non lo ha neppure vissuto e se lo immagina come crede, forse anche come sfida al pensiero unico corrente. I pericoli della democrazia ci sono, sono rilevanti, molteplici e gravi , ma non derivano dal fascismo. Il guaio è che più che un popolo di santi e navigatori, siamo un popolo di credenti: chi nella chiesa bianca, chi rossa e qualcuno ancora in quella nera e ne sta nascendo una nuova verde. Nulla contro le religioni naturalmente, ma ritengo che il pensare dovrebbe prevalere sul credere. Formuliamo i giudizi partendo, non dai fatti come suggerirebbe un empirista britannico, e come io credo sarebbe giusto, ma dalle idee che abbiamo già in testa, siamo figli del razionalismo continentale e della scolastica. Questo spiega la cronica carenza di cultura liberale: Pereto, Croce, Einaudi e Pannunzio, forse, purtroppo, sono stati poco prolifici. La violenza va condannata, sempre e non solo qualche volta e la realtà e i fatti, vanno visti per quello che sono.
Grazie per il lucido e pacato commento