Stamane ero in coda in un poliambulatorio in attesa del mio turno e mi sono soffermato ad osservare il comportamento delle altre persone presenti.
A parte che, avendo l’occhio allenato, posso dire con la massima precisione quale comportamento assumerà ognuno dei presenti, contrariamente a quanto qualcuno potrebbe pensare non sempre sono le persone più agiate, di un ceto più elevato a comportarsi nel modo migliore.
Sia tra alcune persone sedute in attesa del proprio turno, sia tra alcune di quelle allo sportello dell’accettazione, serpeggiava il malumore per motivi che sfuggono all’umana comprensione.
Va precisato che, essendo un periodo di festività, il numero di pazienti era notevolmente ridotto rispetto ad altri periodi dell’anno: qualcuno può permettersi una vacanza lunga, qualcuno capisce che fare gli esami del sangue se divori capponi ripieni e svuoti damigiane di vino non ha molto senso, fatto sta che stamane i tempi di attesa erano, al massimo di 2-3 minuti.
Ciò nonostante, il cafone di turno c’è sempre, che arriva allo sportello trattando l’impiegata come fosse una schiava, o che pretende di avere ragione anche se è il medico ad aver sbagliato omettendo un esame nell’impegnativa.
Il colpo di genio l’ha manifestato una signora, distinta, età approssimativa 50 anni, che stava raccontando ad una vicina come tempo addietro il medico avesse sbagliato una prescrizione e questi cattivoni del poliambulatorio l’avevano fatta tornare dal medico anziché aggiungere loro l’esame mancante.
Ora, a parte che è un reato modificare una ricetta, come può pensare la distinta signora che un poliambulatorio possa decidere quali esami occorrano ad un paziente?
Tempo addietro in alcuni Pronto Soccorso in varie parti del Paese si sono manifestati episodi di violenza a carico di infermieri, impiegati e medici da parte di persone che non possedendo un cervello ragionano con le mani e talvolta con armi anche improprie; probabilmente è servito affiggere negli ospedali un cartello che ricorda che il personale delle strutture mediche è “pubblico ufficiale” e che ogni aggressione, verbale o fisica, nei suo confronti è prevista come reato: “Chiunque usa violenza o minaccia a un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio[..] è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni>”per vedere ridotti di numero gli episodi.
Non serve molto scriverlo in un articolo perché gli ignoranti non leggono ma… non si sa mai.
La vera causa di tutto ciò è comunque l’ignoranza di cui è pervasa la maggior parte delle persone che non conoscono il funzionamento della macchina pubblica, che non sanno parlare in modo costruttivo col proprio medico e, peggio ancora, non capiscono ciò che il medico dice loro.
Se dici all’impiegata “Devo fare il Cardioencefalogramma”, a parte chiedere una prestazione inesistente, probabilmente dovrai mostrare l’impegnativa o la prenotazione; se ti rifiuti di mostrarla perché non vuoi che l’impiegata violi la tua privacy sei un cretino a prescindere perché come possono svolgere la prestazione che chiedi? A parte che, per educazione, dovresti chiedere, “per favore, dove devo andare per effettuare questo esame?” mostrando l’impegnativa.
Poi, capisco che la mascherina dia fastidio, ma se l’hai tenuta fuori, dove non è obbligatoria, fino all’ingresso in struttura, perché la togli quando entri e, ancor peggio, quando un’addetta della struttura ti invita a indossarla, fingi di accettare per poi sfilartela nuovamente?
Come ho scritto in un articolo su queste colonne il 19 maggio u.s., lo stress è sicuramente presente in molti di noi, per le ragioni più varie. Qualcuno lo gestisce meglio, qualcuno non lo sopporta affatto, qualcuno ha imparato a conviverci attutendone gli effetti più deteriori.
Qualcuno, addirittura, ha trasformato uno stress dannoso, o distress, in qualcosa di positivo, di utile, o eustress, così da trarne beneficio.
Un mio collega di oltre 30 anni fa, costretto a fare code di 1 ora in auto per recarsi al lavoro, aveva cominciato ad utilizzare quel tempo per apprendere una lingua straniera, ascoltando le cassette così da non accorgersi del tempo trascorso inutilmente ottenendo, in cambio, un vantaggio.
Questo periodo, gli ultimi 3 anni in particolare, hanno sottoposto tutti noi ad uno stress non indifferente, tra mutamento di abitudini, aumento dei prezzi, rischi sanitari, politiche finto buoniste e finto ambientaliste che ti impediscono di usare un’auto nuova per fartene acquistare una che inquina uguale ma nuova (vedi zona B di Milano).
Ciò non toglie, tuttavia, che vivendo in una società civile dobbiamo imparare a rispettare chi ci circonda, a partire da chi sta lavorando per noi (cassiera, addetta alle vendite, impiegata all’accettazione, impiegata comunale) proseguendo con chiunque incroci il nostro cammino.
Molti sono convinti di essere il Marchese del Grillo, che apostrofava il popolo dicendo “Io sono io e voi non siete un c…”ma era un film, erano altri tempi e lui, anche nella vita reale, avrebbe forse potuto permetterselo essendo Sordi; perciò il mancato diritto di precedenza, non rispettare il senso di entrata/uscita da un negozio, o la spinta non volontaria per strada vengono vissuti da alcuni ignoranti come una questione di lesa maestà.
Quando succede a me, ricordo al Marchese di turno che sottoterra avrà ancora meno spazio.
Riassumendo: stress, vicende personali, fretta, dispiaceri non giustificano mai il comportamento maleducato; l’educazione viene prima di ogni altra rivalsa, anche per pretendere i propri diritti, purché siano tali, se non riconosciuti.
Soprattutto riflettiamo prima di parlare, inserendo il cervello prima di far agire il corpo: siamo proprio sicuri di aver ragione?
Sergio Motta
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