Pronto soccorso: gli infermieri valutano il piano della Regione

Piano regionale, il Nursing Up: “Gli incentivi sono solo una soluzione tampone, la via maestra sono le assunzioni”

Il Nursing Up, il sindacato degli infermieri e delle professioni sanitarie, ha partecipato ieri alla presentazione del “piano della Regione” per “risolvere” le grandi difficoltà che si vivono da lungo tempo, ormai, nei Pronto Soccorso piemontesi, in grande affanno sia per il boarding sia per la sistemazione dei pazienti.

Il Nursing Up esprime grande preoccupazione per le strategie che sono state delineate, nelle quali se da un lato è vero che si parla di incentivi, anche per il personale del comparto, dall’altra non si fa cenno alle assunzioni. Assunzioni che, invece, sono necessarie e non rimandabili e rimangono l’unica e vera soluzione all’emergenza che stanno vivendo i Pronto Soccorso. Perché è solo partendo dalla grande professionalità di chi lavora in prima linea, con stipendi adeguati e organici coerenti con le necessità grazie all’introduzione di forze fresche, che si può pensare di trovare una soluzione ai problemi dei Porto Soccorso senza dimenticare tutti i servizi sanitari ad essi collegati. Gli anni terribili della pandemia ci dovrebbero aver insegnato quanto sia stata la grande preparazione di infermieri e professionisti della sanità a creare le condizioni per una maggiore efficienza dei reparti.

Il Segretario Nursing Up Piemonte, Claudio Delli Carri, sottolinea: “Abbiamo sentito il Presidente della Regione Alberto Cirio ribadire che verranno aumentati gli incentivi economici per i medici e anche per gli infermieri e il personale del comparto. In sostanza, si interverrà sulle prestazioni aggiuntive. Questa però, per noi, è solo una soluzione tampone che non risolve il problema alla radice. L’unica soluzione è quella di ricorrere alle assunzioni di infermieri, professionisti della sanità e operatori, immettendo nel sistema sanitario forze fresche che diano ossigeno agli organici, sempre più all’osso, e aumentino quell’apporto di professionalità e competenza utile a raggiungere una maggiore e adeguata efficienza.

Altro punto che ci lascia perplessi è la gestione dell’emergenza, del boarding, con la strategia di ricavare spazi nei reparti e in altri servizi per barelle o posti letto in più, che non possono evidentemente stare nei corridoi dei Pronto Soccorso. È necessario che ci sia una stretta vigilanza, azienda sanitaria per azienda sanitaria, su come verranno distribuiti e creati questi posti letto nei vari reparti o strutture. Il rischio, infatti, è di non risolvere il problema, nascondendo quella che invece è una vera emergenza che va affrontata, come ripetiamo, anzitutto creando organici di personale adeguato. Invitiamo dunque la Regione alla massima cautela”.

“Allo stesso tempo – prosegue Delli Carribisogna tenere alta la guardia vigilando sul fenomeno sempre più diffuso, soprattutto tra i medici, del ricorso alle cooperative che forniscono personale esterno a 120 euro l’ora. Un fenomeno che potrebbe estendersi anche all’area infermieristica. Si tratta di una prassi estremamente onerosa che lascia molto perplessi soprattutto per la qualità della continuità assistenziale verso i pazienti.

Oggi è davvero grande il pericolo che coloro che lavorano h24 nei Pronto Soccorso al fianco dei pazienti, professionisti estremamente preparati e che garantiscono alta qualità di prestazioni, in assenza di un’assunzione con stipendi adeguati e consoni, possano lasciare l’impiego pubblico andando a lavorare nelle cooperative esterne a 6mila euro al mese, come accade in Veneto. Sarebbe una vera catastrofe per la nostra sanità pubblica con dirette conseguenze sulla qualità dell’assistenza erogata. Per questo, chiediamo che vi sia un intervento immediato del Governo, da Roma, per risolvere la questione. Ricordiamo che per l’Oms il personale infermieristico italiano è tra i più preparati al mondo, e per questo le altre nazioni in modo ormai continuo vengono da noi a prelevare i nostri neolaureati con offerte economiche che nel nostro Paese non abbiamo. A livello europeo, infatti, siamo addirittura al terz’ultimo posto nella classifica delle retribuzioni per gli infermieri. Questo deve cambiare, perché i nostri infermieri devono poter scegliere il nostro servizio sanitario pubblico, ricevendo un adeguato stipendio, per permettere alla sanità di esprimere quella eccellenza che ci viene riconosciuta a livello globale.

Il tempo delle parole è terminato, bisogna agire”.

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