In Piemonte il comparto turistico nel 2022 supererà i valori pre-Covid e la stagione invernale che inizia non appare impattata dal costo dell’energia con una previsione di aumenti limitati. Temi al centro del convegno “Una montagna di turismo” con sostenibilità e rilancio dei territori
Il turismo piemontese si appresta a chiudere il 2022 superando i livelli precedenti alla pandemia generando l’8% del Pil regionale, pari a oltre 11 miliardi di euro, stando alle proiezioni della Regione e degli operatori. Tra i comparti più dinamici in questa ripartenza c’è il turismo di montagna, anche grazie alla sua rispondenza a valori e priorità della transizione ambientale ed energetica. Proprio per questo sono molte le risorse disponibili tra Fesr e Pnrr per avviare questa nuova fase, che è stata al centro dell’incontro organizzato da Unioncamere Piemonte, Confindustria Piemonte, Regione Piemonte e Uncem “Una montagna di turismo”.
“E’ un tema di attualità straordinaria perché la montagna piemontese è un grande propulsore. Occorre avere visione per guardare lontano e sfruttare i macro-trend globali ma con i piedi ben piantati sulle reali capacità e attitudini del territorio nello sfruttare queste opportunità – ha commentato il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia – è un momento cruciale in cui è fondamentale capire dove ci troviamo ma anche dove siamo rispetto al passato e al futuro, trovando un nuovo punto di equilibrio”.
“E’ un sistema che deve coniugare obiettivi e competenze, dobbiamo lavorare per fare in modo che l’investimento turistico generi ricchezza per le comunità in una logica di sostenibilità ambientale e sociale. I dati molto positivi di quest’anno richiedono un consolidamento strategico, ma soprattutto un’ambizione che guardi alla qualità e all’aggiornamento dell’offerta in una prospettiva integrata che vede città e territori circostanti come alleati. La novità molto positiva è che accanto ai progetti oggi ci sono anche i finanziamenti pubblici. Per non perdere questa occasione dobbiamo saper uscire dagli steccati, dai localismi, dalle partigianerie” ha sottolineato Federico De Giuli, presidente della Commissione Industria del Turismo di Confindustria Piemonte.
“C’è massima disponibilità all’ascolto, chi ha idee le porti. Dobbiamo pensare la montagna a 360 gradi con un progetto a lungo termine. Abbiamo fondi regionali, nazionali ed europei cui attingere. Serve sinergia per una strategia vincente che generi strutture aperte per 300 giorni l’anno” ha rimarcato Fabio Carosso, vicepresidente della Regione Piemonte e assessore allo Sviluppo della montagna. “Il confronto pubblico e privato è importante. Una filiera di soggetti ha messo in piedi una grande promozione e un’offerta sui mercati esteri. Continuiamo su questa linea di successo anche per il turismo di montagna, su cui l’impegno della giunta è trasversale” ha assicurato Vittoria Poggio, assessore del Turismo della Regione Piemonte.
L’imminente avvio della stagione invernale non dovrebbe discostarsi troppo dall’andamento positivo finora registrato, anche grazie all’azzeramento delle disposizioni legate alla pandemia. Tra i settori che dovrebbero trarne i maggiori vantaggi quello degli skypass, che da solo vale 60 milioni ma genera un indotto tra 700 e 900 milioni secondo un recente studio della Facoltà di economia dell’Università di Torino. A pesare saranno gli alti costi dell’energia, anche se il costo energetico, stimato da Unito – Centro Interdipartimentale Natrisk, per gli impianti di risalita non è elevato, essendo stato pari a 37 GWh nella stagione 2019-2020 pari appena lo 0,62% dell’energia idroelettrica prodotta in Piemonte. “La voglia di neve c’è” conferma Giampiero Orleoni, presidente Arpiet, ma “viviamo alla giornata perché per noi l’energia è la seconda voce di spesa. C’è chi riesce a lavorare con tariffe vecchie e chi invece deve aggiornare i prezzi. Gli aumenti saranno contenuti, e si potrebbe decidere di aprire solo una parte degli impianti nei giorni di minor afflusso o con meteo avverso”. Agli aumenti limitati dei prezzi contribuisce anche il limitato impatto economico e ambientale dell’innevamento artificiale, con un consumo idrico pari a 2 milioni di metri cubi acqua a stagione, a fronte ad esempio dei 6 miliardi di metri cubi utilizzati dall’agricoltura in un anno.
Se quindi il turismo della neve nella gestione ordinaria impatta relativamente poco a livello ambientale, ben diverso è l’impatto ambientale che ha avuto negli anni, sulle aree verdi ma anche a livello edilizio. “Il turismo di montagna può avere un ruolo decisivo nella ricostruzione dell’abitabilità di queste zone. In Piemonte abbiamo tutti gli ingredienti per sviluppare progetti che superino la sola estrazione di valore legata al turismo, a discapito comunità locali. Il turismo può infatti ricostruire le comunità, utilizzando grandi comprensori presenti, con un riutilizzo condiviso che conservi e rilanci l’abilità della montagna” ha spiegato Antonio De Rossi, dell’Istituto di architettura montana del Politecnico di Torino, che ha indicato nella pluralità delle esperienze e nella coesione del sistema territoriale alcuni degli elementi del «nuovo fermento» intorno alla montagna.
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