Curato da Maria Luisa Reviglio della Veneria e da Gian Giorgio Massara
Il Circolo degli Artisti, in corso San Maurizio 6, a Torino, ospita dall’11 novembre scorso fino al 28 novembre una personale dell’artista biellese Alessandro Poma. Nato nel 1874, completati gli studi classici e in seguito quelli universitari in Giurisprudenza, diede corso alla sua vocazione di artista nell’ambiente piemontese, dominato da figure di spicco quali Fontanesi, Delleani e Reycend. Frequentò, infatti, la scuola di Mario Viani d’Ovrano e di Lorenzo Delleani.
Ben presto si trasferì a Roma nella privilegiata residenza della “Casina di Raffaello” di Villa Borghese, su invito del principe Livio Borghese.
A partire dal 1901 fece parte dell’entourage di Giulio Aristide Sartorio ed ebbe frequenti contatti con i “XXV della CampagnaRomana”. I suoi dipinti furono, soprattutto, paesaggi, in buona parte ispirati a Villa Borghese, anche se trattò diversi altri temi, quali la figura, il ritratto le scene di animali, tra cui, in particolare, cigni, farfalle e animali al pascolo.
La mostra ospitata al Circolo degli Artisti è curata dai critici Gian Giorgio Massara e Maria Luisa Reviglio della Veneria e promossa dal Centro Studi Alessandro Poma presente a Roma.
L’arte pittorica di Alessandro Poma è gioiosa, intensa e legata a diversi siti italiani, tra cui anche montani, avendo trascorso gli ultimi trent’anni della sua vita a Courmayeur, dipingendo ripetutamente la catena del Monte Bianco, il Monte Chetif e il suo canalone, soffermandosi incantato di fronte alle “Nevi di primavera”.
L’animo di Poma è, soprattutto, attratto dai particolari, colti in dipinti come quelli intitolati “I tronchi”, spogli e contorti di Tirecorne, accesi dai bagliori del manto nevoso, “Le genzianelle”, dall’intenso colore blu e i “Rododendri”, profilati contro una vetta aguzza. Anche altri monti sono amati dall’artista. Tra questi, fino alla fine dell’Ottocento quelli della val d’Alba, nei pressi di Lanzo. Qui ambienta i dipinti intitolati “Pecora, la chiesa “Parrocchiale di Ala”, i dossi verdeggianti che si concludono alle pendici dell’Uja di Mondrone.
Irrinunciabile per l’artista è anche il mondo degli affetti, colto nel ritratto alla figlia Giuseppina.
Nel 1913 il Maestro affittò per soggiorni temporanei parte della settecentesca Villa Maresca, a Piano di Sorrento, con un ampio parco a picco sul mare, una proprietà che egli avrebbe arricchito con un laghetto, per assicurarsi la presenza di alcuni cigni, simili a quelli da lui incontrati a Villa Borghese. In mostra risulta interessante l’opera intitolata “Il cigno con la sua corte”, molto ben giocata sul rapporto tra i chiari e lo scuro, esempio di una serie di dipinti importanti che ritraggono il medesimo soggetto.
Alla Piana di Sorrento dedicò alcune opere, tra cui “Marina di Piano di Sorrento” e “Costiera di Piano di Sorrento con ginestre”, che reca una ricca cromia.
Molti suoi dipinti traggono ispirazione dal tema marino, colto nell’ora più dolce del tramonto, con la sponda che via via si allontana, oppure animato dall’Effetto di nubi, capaci di rincorrersi nel cielo attraverso un susseguirsi di grigi, bianchi e azzurri pallidi.
L’esposizione torinese si conclude con alcune sue opere, tra cui quella intitolata “Alberi rossi”, “Farfalle nell’azzurro”, il dipinto raffigurante il tempio di Paestum e Vortice di colore”, una rappresentazione del mondo sotto la luce di un caleidoscopio che conduce l’osservatore verso l’irrealtà del Creato.
Alessandro Poma espose a Roma, Milano, Torino e Venezia, abbandonando il mondo delle mostre nel 1910, pur continuando a dipingere in solitudine, per meglio esprimere il suo talento, di cui era consapevole. I suoi ultimi anni furono in quasi completo isolamento, fino alle morte nel 1960, a Courmayeur.
MARA MARTELLOTTA
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