Quelli che inventarono la tv privata. L’avventura leggendaria di Antennatre

45 ANNI: 3/11/1977 – 3/11/2022

La storia della mitica emittente lombarda fondata da Renzo Villa ed Enzo Tortora si intreccia con  il Piemonte: dalle origini di Tele Biella a Grp che ripeteva a Torino il segnale di Antennatre, agli spot del mobilificio Aiazzone che cambiarono il mondo della pubblicità. E il conduttore della “Bustarella”, Ettore Andenna, è ormai da tempo cittadino piemontese

di Cristiano Bussola

Era il 1977, nella prospera Lombardia, terra di fabbriche e mobilifici. L’uomo che fece l’impresa si chiamava Renzo Villa. Da sempre appassionato di recitazione e cabaret, impegnato nell’Acli e nelle compagnie teatrali della sua Varese si licenziò da dipendente comunale per dare vita al proprio sogno. Un visionario tanto “folle” quanto lucido.

Villa, che in cuor suo coltivava il desiderio di fare teatro e presentare spettacoli  in pubblico fu affascinato dagli albori dell’emittenza privata. Nel 1974,  dopo aver letto delle peripezie di Peppo Sacchi, altro  “visionario”, lui biellese, che sfidò il monopolio Rai creando la tv libera via cavo Tele Biella (prima tv privata italiana in assoluto) venne qui in Piemonte a conoscere quel temerario che osava mettersi contro la tv di Stato.
E fu così che incontrò Enzo Tortora, già celebre presentatore, allora in rotta con la Rai, che  si fece paladino della libertà d’antenna. Villa a quel tempo non era nessuno, ma la sua personalità e il  suo entusiasmo convinsero Tortora a sostenerlo nel progetto che nacque di lì a poco: una nuova stazione televisiva via etere, Tam – Tele Alto Milanese, di Busto Arsizio, nel 1975, una delle prime TV con trasmissioni a colori.
Quando Tam venne chiusa dopo pochi mesi, perché ritenuta illegittima (le trasmissioni erano concesse esclusivamente via cavo per le TV libere), il combattivo duo “Enzo & Renzo”, sconfisse il monopolio nel 1976 grazie a una sentenza storica che diede il via libera all’apertura di nuove televisioni seppure solo a livello locale.
Una tappa epocale che aprì la strada alle emittenti private, che meriterebbe di essere sempre ricordata attribuendone a Villa e Tortora l’indiscutibile  paternità.
Renzo Villa con la figlia Roberta sulla copertina del disco “Caro papà”

È a questo punto che nel 1977,  Renzo Villa ed Enzo Tortora, ancora una volta insieme (il loro rapporto di amicizia fu intenso e Villa sostenne pubblicamente l’innocenza del presentatore fin dal giorno dell’arresto di Tortora per il noto e vergognoso errore giudiziario) dopo l’esperienza di TeleAltoMilanese pensarono in grande e fondarono Antennatre Lombardia. A loro supporto una grande iniziativa di azionariato popolare che raccolse 50 mila quote da diecimila lire ciascuna.

La nuova televisione trovò sede a Legnano, con  studi e attrezzature all’avanguardia per l’epoca. Le avveniristiche telecamere Ampex costavano cento milioni di lire e fecero la prima apparizione i radiomicrofoni, quelli senza filo.
Lo studio Uno di Antennatre: ospitava 1200 spettatori

 

Il glorioso  studio 1, noi ci siamo entrati, oggi purtroppo in stato di abbandono,  suscita ancora emozione pensando a quando – allora il più grande d’Europa – era gremito da 1200 persone che, tutte le sere, acclamavano i loro artisti e conduttori preferiti. Sembra ancora di vederli tutti lì, dove ora ci sono solo sedie vuote.
Stiamo parlando  di  Ric e Gian, Lucio Flauto, Walter Chiari, I Gufi, Gerry Bruno, Teo Teocoli, Massimo Boldi, Rettore, Giorgio Faletti, Maurizio Costanzo, Zuzzurro e Gaspare, I Gatti di Vicolo Miracoli, Roberto Vecchioni, il regista Beppe Recchia.
E naturalmente il conduttore della Bustarella (in Rai presentava Giochi senza frontiere) Ettore Andenna, da anni piemontese acquisito, residente in Monferrato.
Senza scordarci dello stesso Renzo Villa che, coronando finalmente il suo sogno, oltre ad essere amministratore e direttore dell’emittente, si trasformava in conduttore ed interprete delle proprie canzoni (il brano “Caro papà”, autoprodotto, vendette oltre un milione di copie!) ogni martedì quando presentava  il “Bingooo”, tombolone a premi entrato nella storia della televisione.
Enzo Tortora, Lucio Flauto e Renzo Villa
Antennatre non era puro  intrattenimento. E’ rimasta negli annali televisivi la famosa asta in diretta dallo Studio Uno nel 1980, dopo il terremoto in Irpinia. La gente portava oggetti, quadri, abiti da mettere all’incanto. Villa e Tortora che condussero quella antesignana maratona televisiva raccolsero ben due miliardi di lire che permisero di costruire il “Villaggio Antennatre” per i terremotati di Sant’Angelo dei Lombardi.
Gerry Bruno
Con un accordo innovativo per quei tempi, l’emittente strinse un’intesa con il quotidiano “Il Giorno”, la cui redazione realizzava le edizioni del telegiornale.
La Bustarella con Ettore Andenna
Da citare anche le interviste di Enzo Tortora ai grandi della politica di allora, mentre un barbiere faceva loro pelo e contropelo in diretta, con tanto di schiuma e pennello.
Molti ricorderanno, inoltre, che a  metà anni 80 la tv privata piemontese Grp replicava a Torino e sul territorio “sabaudo” i programmi dell’antenna legnanese, compresi gli spot del mobilificio Aiazzone di Biella, che grazie ad Antennatre divenne un caso di marketing nazionale.

 

 

 

Per mantenere viva quella irripetibile avventura che fu fenomeno culturale, imprenditoriale e di costume, oggi è preziosissimo il lavoro di Wally Giambelli Villa, la moglie del fondatore,  che ha dato vita all’Associazione Amici di Renzo Villa. Siamo andati a trovarla a Legnano, in via per Busto 15, nella sede storica di Antennatre.

Da sinistra: Angelo Costanza, Wally Villa e Alessandro Di Milia
“Tra le nostre iniziative merita particolare attenzione il sito  https://viaperbusto15.it/Oltre all’interessantissimo docufilm di Marco Pugno “Via per Busto 15. La tv commerciale è nata qui” https://viaperbusto15.it/film/  il sito propone un’ampia selezione della immensa produzione di Antennatre: le sigle delle trasmissioni storiche, gli spot pubblicitari di allora, interviste, fotografie”, ci spiega Wally Villa. “Vogliamo poi mantenere viva quell’esperienza – conclude – promuovendo iniziative a favore dei giovani che vogliono cimentarsi nel mondo della tv e della comunicazione”.
Renzo Villa e Walter Chiari

 

Inoltre, una decina di anni fa, prima della sua scomparsa, Renzo Villa scrisse a quattro mani con la figlia Roberta il libro “Ti ricordi quella sera?”, ricco di aneddoti e splendide fotografie che testimoniano quell’appassionante stagione. L’associazione promuove anche una mostra itinerante dedicata alle origini e al percorso di Antennatre, ospitata già da diversi comuni e presso il Pirellone di Milano, sede del Consiglio regionale.

Se tutto fu straordinario, ancor più lo fu il ruolo della pubblicità. “Inventammo un nuovo modo di fare televisione commerciale – ci spiega il responsabile del marketing di allora, Angelo Costanza – Ric e Gian piuttosto che Andenna e tutti gli altri personaggi, improvvisavano battute, canzoni e sketch durante le trasmissioni citando lo sponsor che diventava così protagonista. Il boom fu immediato. Gli inserzionisti il giorno dopo la pubblicità vendevano immediatamente i loro prodotti. La “Bustarella” o il “Bingooo” fatturavano, e stiamo parlando della fine degli anni 70, 100 milioni di lire a puntata.”

Uno scaffale della nastroteca

Prosegue Costanza: “proponevamo spazi accessibili a tutte quelle piccole e medie aziende che non potevano permettersi la TV di Stato, e poi arrivarono anche aziende nazionali. Sono tanti gli aneddoti che potrei raccontare. Ad esempio i responsabili dell’azienda tedesca di elettrodomestici Braun, in visita agli studi di Antennatre mi dissero che avrebbero potuto tracciarmi una mappa precisa del territorio raggiunto dal segnale dell’emittente. Dissi: ma come è possibile? Semplice, mi risposero. Dove vendiamo il Minipimer (un frullatore, ndr) significa che Antennatre lì si vede, dove non lo vendiamo allora vuol dire che là, invece, il segnale non si riceve”.

Nella palazzina di via per Busto 15, che originariamente era una fabbrica metalmeccanica, incontriamo anche  l’unica persona che ancora vi lavora. E’ Alessandro Di Milia, amministratore del televideo della nuova Antennatre (che da anni si è trasferita a Milano ma nell’antica sede conserva ancora questa parte di attività). Di Milia è anche il “custode” del patrimonio di migliaia di videocassette conservate nella nastroteca dell’emittente, che poco per volta sta riversando in formato digitale. “Questa nastroteca – ci racconta- è probabilmente seconda solo a quella della Rai. Qui troviamo tutte le stagioni delle più note trasmissioni. Ci sono delle chicche come le parodie storiche del Quartetto Cetra. Una curiosità: le possiede anche la Rai, ma in bianco e nero. Le nostre sono a colori! Era un altro modo di fare televisione.

Ric & Gian

Poteva capitare che il conduttore facesse una introduzione di 20 minuti, impensabile per i tempi televisivi attuali.  Mentre duplico i video mi capita ancora di sorridere di gusto alle battute dei grandi protagonisti di quei programmi, segno che la comicità di allora era già molto moderna. Questa è storia. E per chi volesse ripercorrere le tappe dell’emittente, sul nostro televideo troverà una precisa cronologia dei personaggi e delle trasmissioni che hanno fatto epoca”.

Antennatre ebbe un successo strepitoso per un decennio. Rappresentò, senza dubbio, un fenomeno unico in Italia e non solo, come pure testimoniano le diverse tesi di laurea dedicate alla tv

Renzo Villa con il “Ciuffo”, mascotte del Bingooo creata da Maria Perego, l’ideatrice di Topo Gigio

 

 

 

lombarda. Poi, con l’avvento dei grandi network nazionali e con l’evoluzione dei gusti del pubblico, iniziò una lenta decadenza dell’emittente. Fino al fallimento del 1987, quando Villa si prodigò fino all’ultimo con fondi personali per ripianare il rosso e pagare i dipendenti.

La storia di Antennatre è  “solo”  la storia  della TV commerciale? No, è molto di più. E’ stata una avventura magnifica e leggendaria che va oltre il mezzo televisivo. Anche chi scrive appartiene a quella “generazione Antennatre”, cresciuta guardando trasmissioni e conduttori che parlavano linguaggi nuovi.  Le decine di migliaia di spettatori, molti dei quali piemontesi, ospitati negli anni sugli spalti dello Studio uno – così come i milioni e milioni succedutisi davanti al televisore – ricordano ancora con un sorriso e molta nostalgia quei giorni  belli e spensierati.

La potenza di una leggenda sta nella sua capacità di tramandarsi e di non morire mai. In particolare quando essa  solo leggenda non è ma trae origine da una storia realmente vissuta, anche se ormai conclusa e irripetibile. Una storia fatta di persone e di momenti che hanno lasciato traccia nella società e nel costume.

 

 

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