Aborto e obiezione di coscienza

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Un gruppo di femministe arrabbiate sostiene che il diritto dei medici ginecologi all’obiezione di coscienza a praticare l’aborto va abolito,  facendo del medesimo un diritto assoluto. Forse queste donne non sanno cosa significhino i problemi di coscienza che sono alla base delle nostre libertà,  come la stessa legge 194 che depenalizza il reato di interruzione di gravidanza, garantisce ai medici.
Violare il diritto all’obiezione significa snaturare la stessa legge 194, frutto di un dibattito parlamentare intenso ed attento che le femministe odierne non sembrava  in grado neppure di capire.
La 194 afferma il principio dello Stato laico che non esprime giudizi morali, tutelando nel contempo chi pensa ad essi e vuole essere coerente con se’ stesso. In una società imbarbarita in cui l’aborto è  usato come un contraccettivo del giorno fare sesso viene considerato solo come scopare, a prescindere da ogni funzione procreativa, ignorando la famiglia naturale.
La 194 va applicata interamente e non si possono calpestare i diritti e i sentimenti altrui per tutelare non i propri diritti, ma i propri comodi. Una società che vive una forte decrescita demografica con effetti devastanti già nel presente, dovrebbe anche pensare ad altro, lasciando che le estremiste sfoghino, novelle “streghe”, le loro voglie liberticide in piazza senza prestare loro ascolto. I loro proclami pieni zeppi di * la dicono lunga su che gente si tratti. Piccole imitatrici di Murgia e compagne che hanno davvero esagerato con delle vere e proprie orge di demagogia che oggi ben pochi possono prendere sul serio.

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