Rapporto PMI 2022 realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con UniCredit e Gruppo24Ore
Il commento del presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay, a proposito dell’indagine Cerved-Confindustria sulle Pmi italiane.
“L’analisi sulle Pmi contiene alcuni spunti di estrema attualità. Seppur relativa al periodo immediatamente successivo alla pandemia, cui è seguito un 2021 in Piemonte di ripresa maggiore rispetto alla media nazionale, guardando allo scenario i rischi sono gli stessi di due anni fa. La guerra in Ucraina, l’aumento di gas ed energia, lo shortage di materie prime e componenti, i costi di logistica hanno un’incidenza paragonabile al 2020. Di conseguenza le imprese definite “sicure” già a fine 2021 in Piemonte erano il 17% in meno rispetto al 2019 e conseguentemente erano in aumento quelle solvibili, le vulnerabili e le rischiose stando al Cerved Group Score. Ecco perché come Confindustria, nell’attuale contesto abbiamo richiesto interventi straordinari in tutto simili a quelli post-pandemia, condividendo 18 punti che per noi costituiscono le priorità, tra cui chiaramente c’è il Pnrr da portare a compimento con le sue riforme. Chi fa impresa ha bisogno di stabilità e serve anche una visione di politica industriale chiara e condivisa tra istituzioni e imprese. Oggi soprattutto, tutto questo va a vantaggio dell’intero Paese per superare la contingenza e costruire la strada per il futuro”.
Il presidente della Piccola Industria di Confindustria Piemonte, Alberto Biraghi, a commento dell’indagine Cerved-Confindustria sulle Pmi italiane osserva:
“L’analisi sulle Pmi piemontesi evidenzia una capacità di reazione e ripresa da parte delle nostre imprese migliore rispetto alla media nazionale. E’ una conferma statistica alla percezione personale che ho avuto da quando sono presidente della piccole industria regionale. Tale capacità di resistenza ha anche impedito, fino ad ora, che gli aumenti di energia e materie prime, arrivassero fino al prezzo finale dei prodotti, anche grazie alle risorse di capitale delle imprese. Ora però, la strada si è fatta stretta, sempre più colleghi si trovano in difficoltà e si mettono così a rischio le intere filiere, dall’agroalimentare all’automotive, dal tessile ai servizi. E’ da oltre un anno che segnaliamo l’escalation dei prezzi dell’energia e del gas, ben prima dell’avvio della tragica guerra scatenata dalla Russia. Le risposte però sono arrivate in ritardo e hanno avuto un ‘taglio’ solo nazionale, invece che europeo come sarebbe stato auspicabile. Senza contare che molti imprenditori, si trovano ora nella paradossale condizione di dover iniziare a restituire gli aiuti avuti durante la pandemia, e hanno da pagare bollette quintuplicate, se non decuplicate in alcuni casi”.
I dati del Piemonte
Il sistema delle PMI, 2007-2020 |
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2007 |
2008 |
2009 |
2017 |
2018 |
2019 |
2020 |
Var. 2020/2019 |
Var. 2020/2007 |
Italia |
149.932 |
154.893 |
157.894 |
156.754 |
158.688 |
159.925 |
153.627 |
-3,9% |
2,5% |
Nord-Est |
38.736 |
39.812 |
39.998 |
39.924 |
40.372 |
40.628 |
39.306 |
-3,3% |
1,5% |
Nord-Ovest |
50.407 |
51.981 |
52.370 |
53.455 |
53.907 |
54.481 |
52.991 |
-2,7% |
5,1% |
Piemonte |
10.651 |
10.878 |
10.832 |
10.812 |
10.864 |
11.034 |
10.720 |
-2,8% |
0,7% |
Centro |
32.037 |
32.797 |
33.953 |
32.344 |
32.838 |
32.917 |
30.736 |
-6,6% |
-4,1% |
Mezzogiorno |
28.751 |
30.303 |
31.574 |
31.031 |
31.571 |
31.899 |
30.594 |
-4,1% |
6,4% |
Dopo cinque anni consecutivi di crescita, la pandemia ha determinato una contrazione del numero di PMI. In base agli ultimi dati demografici e di bilancio disponibili, nel 2020 il numero stimato di PMI che operano nel nostro sistema produttivo si attesta a quota 153.627, un dato in flessione del 3,9% rispetto al 2019 ma ancora superiore del 2,5% rispetto ai valori del 2007. L’area geografica che fa registrare il calo più marcato di PMI è il Centro (-6,6%), seguito dal Mezzogiorno (-4,1%), mentre risultano più contenute le perdite nel Nord-Est e Nord- Ovest (rispettivamente -2,7% e -3,3%).
Il calo di numerosità di piccole e medie imprese si estende a tutte le regioni eccetto il Molise (+0,6%). Gli impatti più severi si verificano in Abruzzo (-8,7%) e nel Lazio (-8,6%), mentre risultano meno colpite la Basilicata (-0,6%), le Marche (-2,4%), la Lombardia (-2,6%) e il Friuli-Venezia Giulia (-2,6%).
Rispetto ai valori del 2007, invece, le regioni che evidenziano i maggiori incrementi sono Trentino-Alto Adige (+22,4%), Lombardia (+7,7%) e Campania (+13,9%).
Addetti impiegati nelle PMI 2019 |
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Piccole |
Medie |
PMI |
% Piccole |
% Medie |
Italia |
2.418.916 |
2.110.171 |
4.529.087 |
53,4% |
46,6% |
Nord-Est |
612.051 |
565.505 |
1.177.556 |
52,0% |
48,0% |
Nord-Ovest |
778.189 |
803.964 |
1.582.153 |
49,2% |
50,8% |
Piemonte |
161.416 |
163.057 |
324.473 |
49,7% |
50,3% |
Centro |
509.153 |
391.296 |
900.449 |
56,5% |
43,5% |
Mezzogiorno |
519.164 |
349.110 |
868.274 |
59,8% |
40,2% |
Le PMI italiane impiegano 4,5 milioni di addetti, occupati per il 53,4% nelle piccole imprese e per il 46,6% nelle imprese di media dimensione. Il Nord-Ovest è l’area che fornisce il maggior contributo occupazionale, con più di 1,5 milioni di occupati (34,9% del totale della forza lavoro impiegata nelle PMI), seguito dal Nord-Est con 1,1 milioni di addetti (25,9%). Le PMI di Centro e Sud Italia impiegano un minor numero di addetti, rispettivamente 900 mila (19,8%) e 868 mila unità (19,1%).
Il Nord-Ovest si conferma l’unica area del Paese in cui gli addetti impiegati nelle medie imprese (803mila) superano quelli delle piccole (778mila). Tra gli addetti delle PMI del Nord-Est, il 52% (512mila) lavora in imprese di piccole dimensioni, con la quota che aumenta nel Centro (56,5%) e nel Sud del Paese(59,8%).
A livello territoriale, in termini numerici, sono Lombardia (1,1 milioni), Veneto (521 mila) ed Emilia-Romagna (445 mila) le regioni che impiegano più addetti nel sistema di PMI. Molise (62,9%), Sicilia (61,8%) e Marche (60,8%) sono le regioni con la distribuzione dell’impiego nelle piccole imprese più elevata
Score economico-finanziario delle PMI attive sul mercato nell’anno |
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Per area di rischio, in valori assoluti e in percentuale |
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2007 |
2019 |
2020 |
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Solv. |
Vuln. |
Rischio |
totale PMI |
Solv. |
Vuln. |
Rischio |
totale PMI |
Solv. |
Vuln. |
Rischio |
totale PMI |
Italia |
39,8% |
35,5% |
24,7% |
149.932 |
59,5% |
30,3% |
10,2% |
159.925 |
53,9% |
31,6% |
14,4% |
153.627 |
Nord-Est |
43,7% |
33,3% |
23,0% |
38.736 |
64,8% |
27,1% |
8,1% |
40.628 |
59,1% |
29,3% |
11,6% |
39.306 |
Nord-Ovest |
43,9% |
33,5% |
22,6% |
50.407 |
61,4% |
28,8% |
9,8% |
54.481 |
55,5% |
30,6% |
13,9% |
52.991 |
Piemonte |
42,7% |
33,9% |
23,4% |
10.651 |
61,7% |
29,0% |
9,3% |
11.034 |
58,0% |
29,8% |
12,2% |
10.720 |
Centro |
35,3% |
36,3% |
28,5% |
32.037 |
54,9% |
32,8% |
12,3% |
32.917 |
47,7% |
33,6% |
18,7% |
30.736 |
Mezzogiorno |
31,4% |
41,1% |
27,5% |
28.751 |
54,3% |
34,2% |
11,5% |
31.899 |
50,7% |
34,5% |
14,8% |
30.594 |
Nel 2007, prima della crisi finanziaria, le PMI italiane erano caratterizzate da profili più rischiosi rispetto a quelli attuali. Negli ultimi anni il tessuto di piccole e medie imprese si è infatti rafforzato sotto il profilo patrimoniale, anche in seguito all’uscita dal mercato delle società più fragili e indebitate.
Prima della recessione in Italia operavano circa 150 mila PMI. Di queste, secondo il CeBi Score 4, poco meno del 40% erano considerate solvibili, a fronte del 24,7% con fondamentali rischiosi, mentre il rimanente 35,5% delle società era classificato in un’area di vulnerabilità. Nonostante il peggioramento dovuto agli effetti del Covid, l’incidenza della rischiosità in base al CeBiScore 4 rimane su livelli non preoccupanti. Nel 2020, su un totale di 153 mila PMI, la percentuale di imprese a rischio è aumentata passando dal 10,2% al 14,4% del 2019; in parallelo la quota di solvibili si è ristretta dal 59,5% al 53,9%
A livello territoriale la quota più alta di PMI in area di rischio si osserva nel Centro (18,7% nel 2020, dal 12,3% del 2019), seguito dal Mezzogiorno (14,8% nel 2020, dall’11,5%), mentre il Nord-Ovest si porta dal 9,8% al 13,9% e il Nord-Est si conferma l’area a minor rischio passando dall’8,1% all’11,6%.
Impatto del Covid sul rischio di default delle PMI |
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Distribuzione delle imprese per Cerved Group Score |
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SICURE
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SOLVIBILI
|
VULNERABILI
|
RISCHIOSE
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2019 |
2020 |
2021 |
2019 |
2020 |
2021 |
2019 |
2020 |
2021 |
2019 |
2020 |
2021 |
Italia |
32,6% |
17,4% |
21,0% |
37,8% |
39,3% |
37,1% |
21,2% |
30,1% |
30,5% |
8,4% |
13,2% |
11,4% |
Nord-Est |
42,6% |
21,8% |
28,0% |
36,2% |
42,5% |
38,2% |
15,4% |
25,8% |
25,7% |
5,8% |
9,9% |
8,1% |
Nord-Ovest |
41,3% |
20,8% |
25,7% |
36,0% |
40,7% |
36,6% |
16,3% |
27,2% |
27,9% |
6,4% |
11,3% |
9,8% |
Piemonte |
44,1% |
21,9% |
27,0% |
35,6% |
42,5% |
37,7% |
15,0% |
26,1% |
27,0% |
5,3% |
9,6% |
8,4% |
Centro |
23,0% |
13,8% |
14,3% |
40,5% |
37,6% |
36,2% |
26,1% |
33,5% |
34,5% |
10,4% |
15,1% |
15,0% |
Mezzogiorno |
14,6% |
9,5% |
11,0% |
40,3% |
34,7% |
37,3% |
32,1% |
37,1% |
37,1% |
12,9% |
18,7% |
14,6% |
Attraverso il Cerved Group Score (CGS) è possibile monitorare l’evoluzione del rischio in chiave prospettica valutando l’impatto dell’emergenza Covid nel 2020 e della ripresa del 2021 sui profili di rischio delle PMI.
I dati di fine 2020 mettono in evidenza una forte riduzione delle PMI in area di sicurezza (dal 32,6% del 2019 al 17,3%) e un consistente aumento delle PMI rischiose (dall’8,4% al 13,2%). Nel 2021, per effetto del graduale rallentamento delle restrizioni e della ripresa dell’attività economica l’indice fa registrare un netto miglioramento: la quota in area di sicurezza ritorna a crescere (21,2%) e nello stesso tempo si riduce la percentuale di PMI a rischio (dal 13,2% all’11,4%), restando tuttavia su livelli più elevati rispetto al 2019.
A livello territoriale, nel 2021 tutte le aree fanno registrare una riduzione della quota di PMI a rischio, non riportandosi tuttavia sui valori registrati prima del Covid. Nel Mezzogiorno si osserva il miglioramento più marcato (dal 18,7% al 14,6% di PMI a rischio) che porta l’area alla minor distanza rispetto ai livelli del 2019 (+1,7 punti percentuali). Nel Nord-Est si passa dal 9,9% all’8,1% di PMI a rischio (contro il 5,8% pre-Covid, mentre nel Nord-Ovest la quota di rischiose si porta al 9,8% dall’11,3%, un valore, che supera di 3,4 punti percentuali il dato del 2019. Il Centro Italia, dove si osserva il miglioramento più lieve (dal 15,1% al 15,0%), diventa la macroarea con la maggiore incidenza di imprese a rischio (+4,6 p.p. rispetto al 2019).
Tra le regioni italiane, Lazio (18,9% PMI a rischio nel 2021; + 5,7 p.p. rispetto al 2019), Toscana (12,3%; +4,3 p.p.) e Sicilia (16,8%; +3,6 p.p.) sono quelle che fanno registrare i peggioramenti più significativi rispetto allo scenario pre-Covid, mentre tengono meglio Abruzzo (12,8%; +0,3 p.p.), Sardegna (15,0%; +0,8 p.p.) e Basilicata (12,1%; +0,9 p.p.).
Esposizione alle tre componenti del rischio fisico per regione |
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PMI a rischio alto e molto alto nelle macroaree |
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Totale |
Rischio alluvioni |
Rischio frane |
Rischio terremoti |
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Sedi locali |
Addetti |
% sedi locali |
% addetti |
% sedi locali |
% addetti |
% sedi locali |
% addetti |
Italia |
359.544 |
4.350.727 |
11,8% |
11,5% |
1,8% |
1,5% |
6,4% |
6,6% |
Nord-Est |
92.619 |
1.159.710 |
22,2% |
21,9% |
0,4% |
0,3% |
10,4% |
10,1% |
Nord-Ovest |
118.468 |
1.477.863 |
5,3% |
4,9% |
2,5% |
2,0% |
0,0% |
0,0% |
Piemonte |
26.725 |
325.452 |
3,5% |
4,1% |
1,0% |
0,7% |
0,0% |
0,0% |
Centro |
72.839 |
844.791 |
16,9% |
16,1% |
2,2% |
1,8% |
3,7% |
3,8% |
Mezzogiorno |
75.618 |
868.363 |
2,9% |
3,0% |
2,6% |
2,7% |
13,7% |
14,6% |
La distribuzione geografica delle tre diverse componenti del rischio fisico riflette l’eterogeneità del territorio italiano, con forti differenze a livello regionale.
L’area che presenta una maggiore quota di addetti di PMI in zone ad alto rischio di alluvione è il Nord-Est (21,9% del totale), con una forte incidenza registrata in Emilia Romagna (43,9%), seguito dal Centro (16,1%), dove è significativa l’esposizione della Toscana (39,2%), e dal Nord-Ovest (4,9%), trainato dal dato della Liguria (21,2%), mentre nelle regioni del Sud si osservano incidenze più basse negli addetti a rischio (3,0%). In termini di rischio frane la Valle d’Aosta evidenzia i livelli di rischiosità più alti (32,9% addetti in classi di rischio alta o molto alta), seguita dalla Liguria (15,3%), mentre le altre regioni fanno registrare incidenze inferiori al 10%. Anche l’incidenza del rischio sismico si diversifica molto a livello territoriale, con quote più alte di addetti in zone a rischio in Calabria (77,4% degli addetti) e Molise (68,6%).
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