La bella Ardizzina. Camilla Faá di Bruno

Dalle corti di Savoia e Gonzaga al monastero di Ferrara

Personaggio molto legato alle vicende storiche del Monferrato, Camilla (1599 Casale-1662 Ferrara) è entrata nei romanzi e novelle del XIX° secolo ma è tuttora presente nei programmi culturali. La sua vita è evocata nel dramma storico di Paolo Giacometti, la cui prima rappresentazione avvenne al Teatro Nuovo di Firenze il 29-10-1846. Francesco Guasco riportò nelle tavole genealogiche un estratto dalle memorie di Camilla pubblicate nel 1895 ad Alessandria da Giuseppe Giorcelli. A corte era chiamata la bella Ardizzina per il padre giureconsulto Ardicino II°, marito di Caterina del conte di Balzola e Coniolo Bonifacio Fassati. Camilla era prozia del marchese Ferdinando II° Faá, marito di Antonia Maria del marchese di San Giorgio Antonino Gozzani e di Porzia Gambera. Ferdinando Gonzaga, per subentrare alla successione dell’ estinto fratello duca Francesco II°, rinunciò nel 1615 alla porpora cardinalizia.
La cognata vedova duchessa Margherita di Savoia, viste le complicazioni della successione, fu costretta al rientro di Torino presso il padre Carlo Emanuele I°, lasciando alla corte di Mantova la piccola figliola Maria,
scatenando la guerra tra Savoia e Monferrato. La damigella Camilla, letterata e cantante che aveva seguito la duchessa Margherita da Mantova a Torino, fu richiamata a Mantova con altre dame dove abitarono al quartiere delle donne. Durante un ballo a corte, il duca si innamorò di lei e le fece proposta di matrimonio. Intuendo le prossime sventure, Camilla pregò il padre Ardicino di toglierla da corte anche perché era stata promessa ad un ricco signore, Ottavio Valenti, subito allontanato dal duca.
Dopo molti regali e tentativi falliti da parte di Ferdinando, Camilla si convinse ad unirsi in matrimonio a lui. La cerimonia avvenne nel 1616 in gran segreto nella cappella ducale di Mantova e la coppia fu benedetta dal vescovo e parroco di corte Carbonelli.
Unico testimone fu Alessandro Ferrari, aiutante di camera del duca, il quale consegnò a Camilla un documento scritto di proprio pugno da Ferdinando per confermare la legittimità dell’unione. A corte, dove lei utilizzava il sigillo dei Gonzaga ed aveva il titolo di serenissima, scoppiò subito lo scandalo. La vedova duchessa di Ferrara e Maria de Medici, regina di Francia moglie di Enrico IV° e sorella di Eleonora madre del duca, fecero pressione affinché l’abbandonasse e sposasse Caterina de Medici, nipote della regina. Camilla, al quinto mese di gravidanza, fu costretta dal marito a trasferirsi nel castello di Casale e dopo la morte del padre Ardicino le donò il marchesato di Mombaruzzo. Tuttavia cercò di rientrare a Bruno nel castello del fratello, ma dopo venti giorni fu costretta a ritornare a Casale dove nacque il figlio Giacinto Teodoro Gonzaga. Al battesimo, celebrato dal vescovo Pascale di Casale nella cappella del castello casalese, furono padrini il marchese Triulzio e la moglie contessa Barbara del conte Giacomo di Valperga, governatore della locale cittadella. Per ordine del papa Gregorio XV° il vescovo Pascale, con l’appoggio del segretario ducale Mariani, interrogò Camilla tentando di sottrarle l’atto di matrimonio. Visti i rifiuti di lei, falsificarono la deposizione che fu inviata a Roma. Ferdinando si recò subito a Firenze dove ebbe luogo il matrimonio celebrato il 7-2-1617 con Eleonora Caterina de Medici.
Il granduca Cosimo II° de Medici, fratello di Caterina, su pressione del legato pontificio cardinale Serra sollecitò Camilla ad entrare nel monastero del Corpus Domini di Ferrara, dove diventò suor Caterina Camilla il 22-5-1622. Il nuovo matrimonio del duca non fu però benedetto dal cielo, infatti Caterina gli fece scontare il tradimento fatto a Camilla e non ebbero figli. Ferdinando, preso dai rimorsi e maledetto da tutti, morì il 29-10-1626 a 39 anni, mentre la consorte Caterina morì nel 1629 a 35 anni. Il loro figlio Giacinto Gonzaga, riconosciuto a corte e marchese di San Salvatore, morì nel 1630 a soli 13 anni, si pensa di peste o addirittura avvelenato. Dopo 40 anni e ormai sessantatreenne, Camilla morì il 14-7-1662 e fu sepolta nella chiesa del monastero. Consigliata dalla badessa, scrisse le memorie della propria vita in un libretto di 16 pagine che è tra le prime autobiografie scritte di donne. Nonostante le dispense papali, rimase lei la duchessa e l’altra una concubina.
Armano Luigi Gozzano 
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