Nel giardino segreto con Giulio

LE CENE DI BEATRICE

In una Torino che indossa ancora i guanti e non telefona mai agli orari dei pasti, si snoda la rubrica Le cene di Beatrice”. Recensioni eno-gastronomiche dai toni umoristici . Luoghi di punta e luoghi nascosti faranno da sentiero di mattoni dorato alla ricerca di “quello giusto”. In questo connubio di piatti, vini e appuntamenti torinesi, la voce della scrittrice Elena Varaldo tratterà le farfalle nello stomaco in un modo del tutto nuovo. Il cuore ha le sue ragioni, che la pancia conosce bene.

***

Tutto promettente.  La camicia bianca rimasta tale, i connotati di Giulio, il ristorante scelto per l’occasione. Di buon auspicio anche la telefonata di Anna “Dai Bea, magari questo non è male

Magari.


Come tutti sapranno,
pescare dal mare del dating online e avventurarsi a cena spesso risulta essere più rischioso di un lancio in parapendio.

Quasi in egual misura lo è tentare un ristorante nuovo. Buffi noi torinesi, versatili vacanzieri da giugno ad agosto ma abitudinari poltroni da settembre a maggio.

Svoltare su piazza Bodoni interrompe il flusso di pensieri: Ci siamo.

Per piacere di narrazione terrò in borsetta Giulio per tutto il tempo che intercorre tra lo shock e la camminata verso il tavolo.

Uno sguardo al personale, sorridente, dritto e impeccabilmente tirato a lustro. Uno sguardo alle fotografie appese ai muri. Arredamento industriale, volte in pietra, illuminazione perfetta, vini ovunque. Bello.  

Mi siedo e l’attenzione torna sul mio compagno di pasto nuovo di zecca.

“Dai Bea, magari questo non è male

In effetti, non lo è. Almeno all’apparenza.

Alto, snello, biondo e dallo sguardo vispo. Sarebbe delizioso poter affermare che le buone impressioni siano rimaste bianche come la camicia, ma se così fosse, non ci sarebbe alcuna storia.

Si manifesta quasi immediatamente il tipico protagonismo di chi, temendo di non essere abbastanza interessante, si addentra in infiniti monologhi narrativi: Dall’asilo ai giorni nostri, ottenendo ahimè il risultato temuto.

Ho appena avuto modo di notare la quantità eccessiva di gel fra i capelli che Giulio termina il resoconto sulla vacanza a Gallipoli e mi domanda “E tu cosa mi racconti?”

Play on play off baby. I principi della comunicazione, questi sconosciuti.

Fosse cosi semplice gli avrei  messo il muto sin da subito.

Con un cenno solidale, arriva in soccorso la ragazza, da qui in poi chiamata “la salvatrice” e mi porge la cruda di fassona ricoperta da tartufo e crema di robiola, a tutti gli effetti, la prima gioia della serata.

La guardo in quell’alfabeto che solo il genere femminile può comprendere

“Grazie. Menomale che ci sei tu, ma.. quanto tartufo c’è qua sopra?

Lei coglie al volo sbattendo rapida le ciglia “Ehi, ci mancherebbe. Te lo meriti tutto quel tartufo, resisti.”

Intanto Giulio, scarso nell’arte del discorrere, si rivela dal canto suo un intenditore in termini vinicoli e soddisfattoalza su il calice di Nebbiolo “Angelo” del 2020 della cantina Mauro Veglio, invitandomi ad un brindisi.

“A noi”

Poco più in la, sul volto della mia salvatrice, un soffocato sorriso.

La cena procede a ritmo variopinto e spedito; Vitello tonnato alla piemontese, agnolotti di ortica con pomodoro San Marzano e burrata, gnocchetti con ragù di vitello e tartufo nero estivo.

 

Per concludere accompagno un barolo chinato al tortino cuore caldo al cioccolato, per golosità e per analogia.

Nella piccola interruzione che precede  il dolce, la mia salvatrice ci conduce nel giardino interno del ristorante per due boccate di nicotina. Giardino che si rivela un’intimabomboniera segreta e floreale. Svelata l’analogia.

Più tardi e sebbene con un certo dispiacere, Giulio intinge i suoi biscotti nello zabaione mentre io mi trovo crudelmente a confessare che no, proprio non ci sarebbe stato seguito.

Perché?

Troppo gel. Troppe parole. Non amo lo zabaione.

“Dai Bea, magari questo non è male

Non lo è, ma con tutto quel gel si corre il rischio di rimanere appiccicati come accade alla lingua al contatto con una stalattite.

Piccolo spoiler? Accadde. Ma questa è un’altra storia, di un altro ristorante, per un altro giorno.

Ad avere garanzia nel seguito è certamente il ristorante, dove si è rivelato il senso stretto del loro tortino al cioccolato.

Nella casa del Barolo di piazza Bodoni, il cuore caldo è dato dal personale, dalla pioggia di tartufo e da quel giardino interno. Perfetto e segretissimo.

Elena Varaldo

 

 

 

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