Con questo sono 65 Ferragosto. Non sono proprio noccioline. Come diceva Totò: come passa il tempo.
Con quella ironica cadenza. Oramai è lui e solo lui il mio Vate, il mio filosofo. Il mio intellettuale di riferimento. Impossibile ricordarmeli tutti.
Ma tutti i Ferragosto hanno il colore del sole ed il silenzio di una Torino deserta. Probabilmente qualche 15 Agosto sarà anche piovuto. Non importa: tutti i Ferragosto hanno il colore del sole. Spiaggia o montagna.
Capitano anche ferragosti in città. Pochi in verità. Per me il 1976, l’ unico bocciato alla maturità scientifica e lasciato dalla fidanzata per un altro. Direi un classico. Ma si sa che non studiando ed essendo un egocentrico sono cose che capitano. Nel 1968 il ricordo é sfocatissimo. Grigliata con i compagni di mio padre e mia madre. Tutti rigorosamente comunisti. Si stavano risvegliando dall’ isolamento di anni prima.
Discussioni infervorate. Grandi mangiate, grandi bevute e grandi questioni politiche. Da lì a 6 giorni i carri armati sovietici invadevano la Cecoslovacchia e l’imperialismo sostituiva la parola rivoluzione socialista. Ero troppo piccolo per capire. Poi la sensualità dei primi anni 70 tra Rimini e Gabicce con i primi ardori ed amori giovanili. Con l’ irlandese che mi avrebbe scritto invitandomi a Belfast. Ma anche per questo ero troppo piccolo. E mia madre e mio padre che si vestivano di tutto punto .
Leggero tailleur cucito da mia madre e giacca e cravatta per mio padre per il pranzo all’osteria di Mular partendo da Tuberghengo frazione di Viù. Con l’ immancabile partita a Tarocchi e non capivo, anche qui, perché mio padre vinceva sempre. Ma ne ero orgoglioso e come dice il poeta : mio padre una montagna troppo alta da scalare. Frammenti che nel puzzle dei ricordi diventano un quadro di quello che é stato.
Piccole storie che incontravano i grandi fatti storici di allora. E si imparava qualcosa. Magari non si cambiava. Magari non si voleva cambiare ma imparando si capiva.
Patrizio Tosetto
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