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Una pagina memorabile ma proscritta della storia della città.
Il 22 maggio è una data che non dice nulla alla stragrande maggioranza dei torinesi. Eppure, 223 anni orsono, la nostra città visse una pagina memorabile della propria storia che vogliamo qui ricostruire. Piemonte, ultimi anni del 1700. Lo Stato sabaudo è stato travolto dal dilagare della rivoluzione francese. Sorretto dalle baionette delle armate repubblicane, a Torino s’installa un governo giacobino. Il nuovo regime raccoglie consensi fra le sole élite cittadine mentre è profondamente inviso alla massa della popolazione che lo identifica con l’occupazione e le ruberie dell’esercito francese.
Approfittando dell’assenza di Napoleone in Egitto, nella primavera del 1799 Austria e Russia formano una coalizione anti-francese per cacciare i giacobini dal norddell’Italia. Il comando delle truppe alleate è offerto al Feldmaresciallo Aleksandr Vasil’evič Suvorov (1729–1800).
A settant’anni Suvorov è riconosciuto quale uno dei più grandi geni della storia militare. Egli conduce la campagna secondo una propria linea che lo mette in contrasto con gli alleati austriaci, desiderosi di sfruttare gli eventi
Per estendere i domini dell’Impero nell’area padana. Suvorov invece fa appello ai sentimenti legittimisti e religiosi della popolazione per suscitare sollevazionipatriottiche. Mettendo in rotta, uno dopo l’altro i generali francesi che confluiscono per sbarrargli la strada, dopo Verona e Milano Suvorov giunge a fine maggio a Torinodove ordina immediatamente di issare la bandiera del Regno di Sardegna. La città accoglie il vecchio generale quale liberatore dal regime giacobino e dalle sue vessazioni e gli reputa accoglienza ed onori degni di un imperatore. Portato in trionfo dalla popolazione,
Suvorov viene celebrato in Duomo dal vescovo Buronzo che lo chiama “novello Ciro”. La municipalità gli dedica un inno e pubblica la sua biografia in italiano.
Si trattò di un’esperienza effimera ma intensa e significativa. Prima della fine dell’anno, lo Zar Paolo I richiamò le sue truppe. Il Piemonte fu lasciato
all’ingombrante tutela austriaca e venne presto riconquistato da Napoleone. Tuttavia, contro il volere austriaco, la presenza russa cercò di favorire l’indipendenza del Piemonte, richiamando il Re Carlo Emanuele IV dall’esilio imposto e ricostituendo l’esercito nazionale. Per questi servigi, il Re conferì a Suvorov il titolo di Principe di Casa Savoia.
E sorprendente che nell’odierna Torino non sia presente alcun segno visibile a commemorazione di una pagina di storia cittadina di una tale intensità.
Conto tenuto dell’accoglienza e dell’ammirazione che i torinesi gli dedicarono, una figura storica quale quella di Suvorov meriterebbe una via od un monumento a memoria di quei giorni. Al contrario, quanto descritto viene mantenuto nell’oblio
L’auspicio è che nel futuro questo episodio trovi la collocazione che merita, anche perché ciò
contribuirebbe a porre le relazioni fra Italia e Russia in una più ampia prospettiva storica e a superare l’odierno clima da “nuova guerra fredda” causato dall’attuale crisi in Ucraina.
Fabrizio Vielmini
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