LISA DALLA NOCE

LISA DALLA NOCE
L’ultima intervista

E’ l’ultima intervista rilasciata da Renzo Villa. Il fondatore di Antennatre è molto provato fisicamente dalla malattia, ma la prima impressione che trasmette nel vederlo è di assoluta serenità. Le definisce “i mie angeli senza ali”, le infermiere e le dottoresse dell’ospedale di Circolo di Varese, esempio – ci tiene a sottolinearlo – di buona sanità, che lo hanno accolto e curato con affetto. E osserva: “Una persona che entra in ospedale entra con il terrore. Mi sono sentito un bambino di tre anni finito in un bosco spaventoso. Ma la paura mi è passata quando una dottoressa mi ha preso per mano e mi ha convinto a restare in quella struttura”. Villa risponde alle domande, nel video che si trova ancora su Youtube, allora mancava circa un un mese alla sua scomparsa, rivoltegli da Lisa Dalla Noce. Figlia di Everardo, altro mito della televisione, giornalista, critico d’arte e dirigente sportivo italiano, specialista dei mercati finanziari, radiocronista istrionico di Tutto il calcio minuto per minuto, Lisa è volto televisivo, artista, scrittrice e giornalista. Ha lavorato in passato anche ad Antennatre, nella seconda stagione dell’emittente. I ricordi di quel periodo certo non mancano:”Quando andavo in giro per gli studi tutti mi raccontavano di Boldi, di Walter Chiari, di Enzo Tortora e di tutti i grandi che passarono dagli studi di via per Busto a Legnano. Tutto era nato lì, grazie a Villa. Io andavo nel suo ufficio, e mi trovavo di fronte un uomo che riempiva la stanza. Anche nel silenzio riusciva a trasmetterti sicurezza e serenità”. Lisa e Renzo, entrambi (anche) pittori: “Posso dire di essere nata in mezzo all’arte: mio padre sia per lavoro sia da grande appassionato se ne occupava fin da quando ero bambina. Mi tornano in mente le pareti del lunghissimo corridoio della nostra casa, che era pieno di quadri. Persino mia madre dipingeva e l’odore del colore ad olio era per me abituale e rassicurante”. Lisa Dalla Noce aggiunge: “Io dipingo e anche Villa dipingeva. Dipingeva la scala con gli omini che salivano, penso significasse andare oltre. E sui suoi quadri scriveva ‘Ti voglio bene’. Credo che fosse un sentimento vero, che provava per il suo pubblico, per la sua famiglia e per tutte le persone che lavoravano con lui”. “Quando andavo da lui a chiacchierare era come se fosse mio padre, con la sua autorevolezza. Uomini con le loro pecche, per carità. Ma oggi sarebbe ineguagliabile quella classe, l’aplomb, l’educazione. Villa fu il papà dei grandi talenti, fu il papà di chi era seduto sul divano e guardava la tv: lui diceva di avere fiuto nell’individuare talenti e ne andava fiero”.”E’ stato un onore conoscerlo ed entrare a casa sua per quell’ultima intervista – conclude Dalla Noce – , abbracciarlo, salutarlo. La moglie Wally mi preparò, disse che l’avrei trovato irriconoscibile, provato per i segni della malattia, e vederlo così fragile mi addolorò molto. Ma ti trasferiva sempre la sua carica umana, la sua grande energia vitale”.

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L’idea per scrivere questo articolo è nata in me apprendendo la notizia della morte di Mario

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