Il Sessantotto al contrario secondo Fusaro

Si definiva ‘pensiero dominante’ prima della caduta del Muro di Berlino nel 1989 con Herbert Marcuse, ma dopo quella cesura storica, prende il nome di ‘pensiero unico’, acritico, postideologico, post partitico. Post-tutto.

È questo il campo del lavoro intellettuale di Diego Fusaro allievo di Gianni Vattimo nell’ambito della filosofia teoretica. Ironico, flemmatico e disincantato come il suo maestro. Innovatore del linguaggio teorico politico con lessemi come turbo capitalismo, glebalizzazione, servo padrone e padrone asservito. Resosi famoso con le sue frequenti comparsate catodiche. È venuto negli anni a configurare una società aclassista, conformista, apatica, eticamente fragile, priva di grandi orizzonti ideali che si chiamino socialisti, marxisti o liberali, smaltiti come residuati bellici del secolo scorso. Trionfante é il consumismo mondializzato, appendice del capitalismo totalitario, dove coesistono tirannie maoiste convertite alla grande finanza apolide e i petrodollari statunitensi, agenti in nome del comune interesse degli Interessi, sull’altare del quale vengono cinicamente sacrificati diritti umani, libertà di pensiero e di religione, salubrità ecologica e soprattutto l’intelligenza delle cose. Sullo scacchiere del terzo dopoguerra. Nella visione fusariana, non esiste accettazione della decrescita economica da parte di un Occidente in guerra con se stesso e con l’ Oriente commercialmente vincente e pandemico. Neanche fosse il primo e piccolo passo della mutazione sul da farsi. Micro individuale o macro collettiva. Crisi ecologica reale? Risposta: ambientalismo di facciata. Soluzioni evasive a  fronte di dichiarazioni di principio, che si risolvono sempre nell’ ipocrisia funzionale al mantenimento sistemico. Pensare altrimenti diviene non più necessario reprimerlo, basta disattivarlo. Staccando la spina. Lavorando per sottrazione. Massimo risultato col minimo sforzo. La coscienza di classe in senso tradizionale è ribaltata e la direzione del consenso pure, dove una borghesia radicalchic vota partiti di estrema sinistra e il vecchio proletariato e sotto proletariato votano forze populiste e sovraniste. Non esiste soluzione per Diego Fusaro se non questa: difesa delle istanze patriottiche e nazionaliste, contro i dictat di Bruxelles e contro la sinistra rosa fucsia, che agita l’antifascismo come alibi contingente alla rinuncia a rispondere alle sue attuali irresponsabilità storiche. Un sessantotto al contrario, per una rivoluzione di là da venire. Servi e signori accomunati da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto.

Aldo Colonna

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