LETTERA AL GIORNALE Caro direttore, invio due foto che riprendono da prospettive diverse il pezzo di via Matteo Pescatore tra via Bava e Lungopo Cadorna. Le due immagini evidenziano l’anarchia architettonica derivante dall’ennesima liberalizzazione non gestita, quella dei dehors.
La scelta dell’Amministrazione comunale va, al solito, a vantaggio di una parte della realtà sociale della città. Aiutiamo pure con questa forma di Recovery Food, ma i residenti possono solamente assistere, subendo. Nessun coinvolgimento. Questa è la democrazia?
Aggiungerei però, a questo punto, una particolare critica estetica. Esisteva o esiste ancora quell’intelligente piano dei colori per tinteggiare gli stabili del centro di Torino? Forse sarebbe il caso di dare uniformità anche a queste nuove introduzioni nell’arredo cittadino? Si è pensato a un ventaglio di soluzioni possibili per creare un impatto meno violento e irrazionale? Si è pensato di continuare la tradizione di eleganza di cui è nota Torino nel suo complesso?
Sembra invece che si ripeta la folle negazione del buon gusto di cui sono state vittime le coste della penisola. In questo caso non sarebbe così difficile fare ricorso alle tradizioni del design italiano, almeno che non si accetti che venga perpetrato un ennesimo stupro. Dovrebbe essere un compito della politica gestire la cosa pubblica, non un lasciar fare avendo come unico obiettivo quello di salvare un pezzo dell’economia. Non sarà positiva l’impressione che ne trarranno i turisti in visita a Torino con queste deturpazioni delle sue vie, anche se meno nobili. Credo che queste nuove realtà facciano parte di quella deriva cui non appartiene l’impegno di dare valore al vivere insieme in un ambiente gradevole.
Alessandro Rosa
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