Sarà forse stato scritto nel destino che un musicista ed una poetessa, entrambi di talento, si incontrassero per instaurare una meravigliosa storia di sincera amicizia approdando ad una costruttiva collaborazione artistica.
Non è raro che questo succeda in quanto ogni disciplina artistica si intreccia con le altre sollecitandosi a vicenda, mi piace però pensare che tutto sia avvenuto grazie alla forte determinazione di Federico Gozzelino desideroso di musicare le poesie di Alda Merini e di conoscerla personalmente, non solo attraverso la lettura come era stato riguardo Jacques Prevert in “Metro de la vie”, Garcia Lorca in “Duende”e Cesare Pavese in “Discrepanze”
Conosco il musicista da tanti anni, dal giorno in cui, alla fine di un suo concerto a Casale, mentre usciva dalla sala lo fermai quasi strattonandolo per un braccio e gridandogli con veemenza “Lei è un genio, avrà un grande avvenire”. A distanza di tempo, ogni volta che ci incontriamo ci divertiamo nel ricordare quell’episodio che aveva stupito l’artista non ancora abituato agli apprezzamenti essendo ancora poco conosciuto. Il meritato successo conseguito è sicuramente frutto di talento innato e degli studi nel Conservatorio di Vercelli e di Alessandria ma anche è dovuto alla forza di volontà nel raggiungere i traguardi prefissati. A conferma le sue parole “Sono nato musicista, in seguito divenuto psicologo ho esercitato la professione ma ognuno deve realizzare ciò che è nascosto nel profondo del proprio essere, il mio desiderio era diventare compositore”. Così è stato, è ritenuto uno dei compositori italiani viventi con il maggior numero di composizioni ed ha ricevuto il prestigioso premio Ignazio Silone per la cultura. Pur avendo una formazione musicale classica si è prestato anche alla musica meno colta, pop, rock, folcloristica e jazz esibendosi come pianista nei night club in Italia e all’estero. In un interessante esauriente libro su di lui il critico Guido Michelone osserva “Si tratta di un caso unico e raro di formazione originale e completa”.
Alberga infatti nelle sue opere un connubio di spirito classico e spirito moderno, di passato e contemporaneità, aperti ad ogni espressione artistica sia essa musica, poesia, canto, arte figurativa, tutte stimolanti e che denotano una profonda cultura umanistica.
Lo studio dell’animo umano dello psicologo e la sensibilità del musicista si sono alleati nel conquistare Alda Merini al fine di ottenere il consenso di musicare sue poesie.
L’impresa, che pareva impossibile per la proverbiale diffidenza della poetessa verso gli sconosciuti, tanto più nel caso di uno psicologo appartenente ad una categoria che secondo lei commette errori, andò in porto grazie all’abilità di Gozzelino che coraggiosamente, una mattina del 2000, bussò alla porta della sua abitazione sui Navigli a Milano. Alda aprì guardinga ma inaspettatamente, osservandolo, esclamò “Oh che bell’uomo entri, entri pure” forse era stata conquistata dall’abbigliamento elegantemente originale che gli conferiva vagamente un aspetto di artista alla francese, come mi ha detto Federico durante un nostro recente incontro per intervistarlo.
Entrato, si presentò come musicista tralasciando di essere anche psicologo, sarebbe stato controproducente rivelarlo vista la sua avversione verso questa categoria, quindi escogitò un espediente dicendo di sentirsi in colpa di una cosa inconfessabile di cui si vergognava. Alla richiesta di sapere il perché rispose “Sono uno psicologo!” Alda capendo di trovarsi di fronte ad una persona sensibile e comprensiva si confidò raccontando molti episodi della propria vita, in particolare i drammatici ricoveri in manicomio.
Dopo aver ascoltato e ammirato l’interpretazione musicale e i testi di Prevert che Gozzelino le aveva consegnato accettò che questi musicasse alcune sue poesie.
Uscì così il disco “Ebrietudine”, titolo scelto dalla stessa Merini, come sinonimo di ebbrezza per significare l’unificazione delle due dimensioni di corpo e mente in modo che non restino dimezzati mentre i brani sono stati definiti “Cantate” riportando in vita la nobile tradizione iniziata da Bach. “Ogni mattina il mio stelo”, “Non voglio che tu muoia”, “Io sono folle folle folle”, “Viene il mattino azzurro”, “Io ho sofferto il dolore”, “I versi sono polvere chiusa”, descrivono gli stati d’animo altalenanti tra coraggio-paura, dubbio-certezza, follia- razionalità, eros-thanatos e vengono musicati con potenza espressiva. I suoi racconti, osserva il musicista, sono un insieme di realtà e fantasia, anche i suoi tanti innamoramenti di cui parla sono a volte falsati dall’immaginazione poiché “Traduce in canto lirico tutto ciò che vede, sente, vive; tutto è subordinato al suo essere animale poetico”.
La bella amicizia, liberatoria per Alda, costruttiva per Federico che si ritiene fortunato di averla conosciuta, è terminata nel 2009 con la morte della poetessa.
Unico rammarico, mi confessa Gozzelino durante l’intervista, è quello di non avere accolto, per difficoltà logistiche e organizzative, la calda proposta della Merini di recitare ella stessa i testi in Ebrietudine. In compenso, per la copertina della seconda edizione, Alda volle una foto che li ritraesse insieme, tenendo in mano il disco per fargli pubblicità.
Cosa che il musicista non aveva minimamente pensato ma che gli fece capire quanto la poetessa lo ritenesse un vero amico meritevole del suo apprezzamento e non un profittatore come i tanti che le stavano intorno da quando divenne famosa.
Giuliana Romano Bussola
La poesia dedicata dalla Merini a Gozzelino
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