Nel libro di Stancati il racconto degli anni “ribelli”

“1964…Dialoghi prima delle barricate”. Le  contestazioni che portarono al ‘68

Data simbolo. Un anno diventato storia. Del ’68 – l’anno della contestazione studentesca, dell’occupazione delle scuole e degli Atenei, del movimento operaio, delle barricate, dei cortei, dei lacrimogeni e delle cariche di polizia – s’è detto e si continua a dire ancor oggi di tutto e di più.

 

Senza mai toccare “verità” lapidarie e una volta per tutte definitive: “ straordinario momento di crescita civile” per molti, “fenomeno di conformismo di massa, ondata eversiva che ha messo in pericolo la stabilità della società liberaldemocratica” per altri. Certo è che il ’68 non è di sicuro nato dal nulla. Non è stato fulmine a ciel sereno. E proprio per questo studiare più a fondo gli eventi che, a livello internazionale, ne prepararono l’avvento servirebbe, forse di più, a meglio identificarlo e a comprenderne cause e conseguenze. E’ quanto intende fare, con buoni e stimolanti risultati, nel suo secondo libro Luigi Stancati (per tutti Gigi), nato a Caluso nel ‘45 ma da sempre residente a Torino, cardiologo di mestiere e scrittore per talento e passione, già autore nel 2019 de “Il secolo breve di Abramo” (Neos edizioni), la storia della sua famiglia fra gli anni Venti ed il secondo dopoguerra. Ora Gigi Stancati si presenta con le 208 pagine di “1964…Dialoghi prima delle barricate”, sempre per Neos edizioni e un’ importante prefazione dello storico Giovanni De Luna. Il libro è un nuovo capitolo della sua autobiografia in cui si richiamano alla memoria gli anni del passaggio dal liceo (prima al D’Azeglio, poi al Gioberti di Torino) all’Università: dal 1964 al 1967, ovvero quelli subito prima delle barricate. “Gigi Stancati – scrive De Luna – è una guida eccellente per destreggiarsi in quel ‘prima del ‘68’ e ci aiuta a decifrare il senso convulso e incalzante degli eventi che affollarono quella fase storica”. Se il ’68, infatti, ha ingoiato tutto quello che c’era prima ed è venuto a marcare in modo indelebile tutto quello che è venuto dopo, travolgendo società e costumi, non per questo deve farci dimenticare, proprio per meglio comprenderlo, quella lunga serie di fatti che nel mondo e nel nostro Paese l’hanno preceduto e preparato: dalle rivolte studentesche a Berkeley, alle manifestazioni contro la guerra del Vietnam, fino alla rivoluzione culturale in Cina e nel gennaio del ’66, in Italia, all’occupazione della Facoltà di Sociologia a Trento, seguita nel febbraio dello stesso anno dalle inchieste pubblicate da “La Zanzara” del liceo “Parini” di Milano. Tappe importanti di un lungo iter che porterà, il 27 novembre del ’67 all’occupazione a Torino di Palazzo Campana, per arrivare al ’68 e, prima ancora del Maggio francese, alla data fatidica (fra gli eventi clou del movimento sessantottino) di quel primo marzo che vide gli scontri – per la rioccupazione della Facoltà di Architettura a Roma – fra studenti e polizia a Valle Giulia, terminati con il pesante bilancio di centinaia di feriti, di ben duecento fermi e dieci arresti. Seconda puntata della sua saga autobiografica, in questo “romanzo di formazione” (in cui non manca l’appassionata testimonianza di un’epoca) Gigi Stancati narra con allegria ed emozionante intensità le avventure e disavventure di un gruppo di giovani amici torinesi, raccontati tra incontri al bar, vacanze estive a Noli o ad Alassio ed invernali a Sauze d’Oulx, ma anche protagonisti di più importanti riunioni politiche alla sede del PSIUP così come di lezioni e proteste a Palazzo Campana. Il tutto in una colorata scenografia fatta di capelli lunghi e gonne corte, jukebox e cortei, canzoni che anticipavano i cambiamenti e segnavano profonde incomprensioni generazionali. “In tutti – scrive Stancati – c’era la volontà di esserci, di testimoniare e partecipare a eventi che intuivamo essere importanti”. E accanto alla spensieratezza di quegli “Happy Days”, il filo della memoria non manca di lasciare spazio anche al “ricordo triste di chi si è perso per strada”.

g. m.

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